Teorie sull’ISIS
Un giornalista lituano, ex agente del KGB sovietico, Daniel Estulin, ha pubblicato presso l’editrice spagnola Planeta un denso libro dedicato a studiare i legami tra terrorismo (principalmente dell’ISIS), traffico di droga e di armi, grandi potenze. Ne ha parlato il Corriere in un’intervista coll’autore, io ho potuto leggerne finora solo un breve riassunto, ma a prima vista mi è parso interessante. La parte dedicata alle strette connessioni tra terrorismo e narcotraffico pare molto ben documentata, Estulin amplia poi molto quello che già si sapeva sui finanziamenti al terrorismo islamico di marca sunnita dei Paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita, Kuwait e Qatar.
Fin qui però nulla di inedito. La parte interessante (anche se anch’essa non nuovissima) riguarda la tesi secondo cui dietro all’ISIS, in definitiva, vi sarebbe la politica di due Potenze occidentali, Stati Uniti e, soprattutto, Gran Bretagna (ah, la perfida Albione, sempre attiva nei suoi intrighi! La credevamo ormai confinata alle fantasie dei film di James Bond, e invece….). Lo scopo sarebbe quello di provocare grandi crisi in determinati Paesi per poi spogliarli (Estulin cita l’esempio dell’Irak, comprensibile, e quelli del Pakistan e dell’Ucraina, per me, confesso, abbastanza oscuri). Inoltre, Stati Uniti e Gran Bretagna sarebbero sempre alla ricerca di nuovi nemici esterni e di conflitti da fomentare, nell’interesse delle loro industrie di armamenti, e per giustificare l’esistenza della NATO e del loro predominio militare in Europa. Altra loro grande preoccupazione sarebbe (qui però preferisco dire: è) contrastare l’influenza della Russia in Medio Oriente e per questo hanno fatto di tutto per abbatterne l’alleato principale, Assad, giungendo, secondo Estulin, fino al rischio di “scatenare una guerra nucleare” con la Russia e con la Cina. Non penso che questo rischio sia esistito, però chi ha avuto la bontà di leggermi sa che secondo me abbattere Assad – che certo un fiorellino non è, ma teneva la Siria entro limiti di politica accettabili, in più a favore di gruppi islamici terroristici – sia stato e resti un errore pari, anzi molto superiore, a quello compiuto a suo tempo contro Gheddafi al seguito di Sarkozy.
Insomma, nella visione di Estulin non ci sono “buoni”, ci sono solo “cattivi” e questi, vedi caso, sono gli occidentali. Il che, per un ex agente del KGB, mi pare una conclusione scontata.
C’è sempre qualcosa di affascinante, anche per un vecchio scettico come me, nel leggere su queste grandi teorie cospirative, mai mancate, dai “sette saggi di Sion” in poi. In genere sono basate su semplici fantasie, in qualche caso qualche pezza d’appoggio c’è. Nel caso del libro di Estulin (la cui tesi centrale alla fine è che Il Califfato non è che uno dei tanti fantocci creati da USA e GB nel quadro delle loro politiche mediorientali, postcoloniali in genere, ed europee) è difficile dire fino a che punto fantasia e “contropropaganda” russa al vecchio stile KGB si mescolino a una certa dose di realtà. Personalmente, credo che il vecchio leone britannico sia ancora capace e voglioso di dare qualche zampata e, quanto a USA e CIA, la loro capacità di inventarsi un nemico oppure di sostenere contro il nemico del momento quello che sarà presto un nemico anche peggiore, mi pare dimostrata. Ma in materia di intrighi e di disinformazione, neppure la Russia scherza. Solo che, magari, i suoi sono troppo “scoperti”, come al tempo della vecchia Unione Sovietica e per questo, alla fine, raramente funzionano.