Biennale dell’Arte 2017, Viva Arte Viva
Venezia – Giovedì scorso, 22 settembre, a Ca’ Giustinian l’incontro con i 57 Paesi partecipanti che finora hanno confermato la loro presenza alla 57esima Esposizione Internazionale d’Arte, e a seguire la relativa conferenza stampa. La breve introduzione del Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, ha lasciato spazio all’intervento più consistente della curatrice Christine Macel scelta per l’edizione del prossimo anno (13 maggio-26 novembre 2017).
La dichiarazione di Baratta a fine gennaio, al momento della nomina della Macel, non sembrano essere per ora state disilluse: “la Biennale trova in Christine Macel una curatrice protesa a valorizzare il grande ruolo che gli artisti hanno nell’inventare i loro universi e nel riverberare generosa vitalità nel mondo che viviamo. La sua esperienza al Dipartimento della Création Contemporaine et Prospective del Centre Pompidou di Parigi, la trova da tempo in un punto di osservazione quanto mai ricco di potenziale per l’individuazione di nuove energie dalle varie parti del mondo.”
Viva Arte Viva sarà il titolo dell’attesissimo evento, che dedicherà grande spazio agli artisti e un’apertura sempre maggiore verso i visitatori; anticipa la Macel: “una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono.” Un assaggio arriverà nell’arco dei 2 mesi precedenti la Biennale, con la pubblicazione online giornaliera di un breve video realizzato da un artista e incentrato sulla sua pratica; questi contributi saranno presenti pure all’interno della Biennale in corso di svolgimento per il Progetto Pratiche d’Artista. Inoltre, non sono previsti critici nel catalogo, ma esclusivamente documenti visivi e testuali creati dagli artisti, incentrati sulle loro pratiche e sul loro universo.
È questa la risposta di un curatore (Christine Macel punta ad andare oltre le distinzioni di genere) francese a un presente di terrorismo, conflitti e insicurezza. Una risposta che sembra essere cosciente, sensibile e soppesata. Ed è così che “l’ottimismo della volontà” – citando Romain Rolland – s’impone; “[L’arte di oggi] È il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come dei fondamentali interrogativi. È un “sì” alla vita, a cui certamente spesso segue un “ma”. Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell’artista appaiono dunque cruciali nell’ambito dei dibattiti contemporanei.”
E ancora: “Secondo me, l’arte ha sempre una dimensione politica, però non deve per forza rispondere a ciò che accade nel mondo ogni giorno, quindi io non chiedo agli artisti una risposta sul tema dei migranti, per esempio, o sul terrorismo. Credo che il curatore non debba cercare di essere un giornalista. La dimensiona politica non è sempre dove si crede che sia.” Una ricerca di voci che rifuggono la mercificazione delle sciagure e che urlano il proprio credo d’ottimismo da diffondere attraverso la propria arte.
Non c’è nulla di più politico che porre al centro l’uomo, inaugurando un “neoumanesimo”. La forza dell’uomo, la sua cultura, le sue possibilità, il suo saper-fare, in controtendenza rispetto a un pessimismo intellettuale diffuso. Da dove altro ripartire? Come non essere d’accordo? Ma è una questione di scelta, di carattere.
Non vi saranno strutture tematiche, insufficienti per la creazione di un contesto dell’opera, ma 12 capitoli concepiti come universi narrativi per 12 “trans-padiglioni”. “Dal Padiglione degli Artisti e dei Libri, al Padiglione del Tempo e dell’Infinito, un racconto sulla complessità del mondo e la molteplicità di pratiche e posizioni. In un movimento di estroversione, dal sé verso l’altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili. L’otium, quale il momento in cui nasce l’opera d’arte nello spazio dell’atelier, verrà proposto come un viaggio dall’interiorità all’infinito.
Nel ruolo di mediatore tra artista e pubblico, Macel metterà offrirà agli spettatori un accesso al mondo degli artisti. L’iniziativa Tavola Aperta prevederà che ogni sabato, per tutta la durata della Manifestazione, avranno luogo due pranzi, nella parte antistante al Padiglione Centrale dei Giardini e nelle Sale d’Armi dell’Arsenale, occasione conviviale di dialogo tra un artista e il pubblico prenotatosi; durante il resto della settimana, ogni Padiglione nazionale sarà invitato a partecipare alla Tavola Aperta, ma anche ad arricchire il video-database del Progetto Pratiche d’Artista. Infine, La Mia Biblioteca, ispirata al saggio di Walter Benjamin del 1931 Aprendo le Casse della Mia Biblioteca. Discorso sul Collezionismo, permetterà agli artisti di riunire in una lista – disponibile sia in Mostra che in catalogo – le proprie letture preferite, garantendo al pubblico un accesso ai loro interessi.
La rassegna darà spazio all’energia della creatività, riunendo artisti provenienti da varie aree geografiche e varie generazioni; molte artiste appartenenti alle generazioni meno giovani, poco riconosciute. Christine Marcel afferma: “Il mondo ha più che mai bisogno di generosità. L’arte ha più che mai bisogno della fiducia del mondo.” Ebbene sì, perché bisogna crederci in questo “ottimismo della volontà”. Molteplici prospettive verranno proposte al pubblico, a cui sarà data la possibilità di credere a questo neoumanesimo, diventandone testimoni attivi.