Terra Madre
Si è appena conclusa la ventesima edizione del Salone internazionale del Gusto, organizzato da Slow Food insieme a Regione Piemonte e Città di Torino. Per la prima volta l’evento si è spostato dal polo fieristico per entrare nel cuore di Torino, venendo incontro al pubblico e coinvolgendo tutta la città. La manifestazione ha cambiato nome per portare in primo piano Terra Madre, per valorizzare la centralità della comunità del cibo ed il ruolo dei protagonisti che, nel mondo, producono e coltivano il nostro cibo.
Il presidente di Slow Food – l’associazione internazionale no profit impegnata in 150 Paesi per ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, salvaguardando la biodiversità e l’ambiente – Carlo Petrini ha commentato il tema di Terra Madre dichiarando che «Voler bene alla terra significa prendersene cura, occuparsene con gentilezza e amore: coltivare e custodire l’ambiente deve essere il segno distintivo di questo momento». Tutti noi possiamo dimostrare amore verso la terra quando facciamo la spesa, non limitandoci a comprare ciò che mangiamo, ma con la consapevolezza di guardare come quel cibo è stato prodotto, alla sua storia e alla sua origine. I contadini, pescatori, artigiani, allevatori e cuochi di Terra Madre hanno mostrato come il primo atto di amore per la terra sia stata seminarla con semi buoni, innaffiarla, garantirne la fertilità, raccoglierne i frutti, senza esigere più di quanto essa potesse dare.
I numeri del Salone sono stati grandiosi, partendo ad 12.000 metri quadrati allestiti al Parco Valentino e ai 3.000 nel centro di Torino, per quanto riguarda il mercato 900 espositori da 100 Paesi, oltre i 170 presìdi Slow Food italiani di cui 28 presìdi nuovi, 140 presìdi Slow Food internazionali provenienti da 57 Paesi di cui 29 presìdi nuovi , 7.000 delegati della rete Terra Madre provenienti da 143 Paesi, 1.000 comunità del cibo e 1.000 volontari. Per quanto riguarda i cibi di strada , 10 cucine di strada, 10 food truck e 36 birrifici artigianali.
I temi affrontati, nelle molteplici conferenze, hanno riguardato la trasportabilità e tracciabilità dei prodotti, che non è risultata per niente facile per le produzioni che sono arrivate da lontano. A Torino sono approdati 200 prodotti dai cinque Continenti, ma per il loro arrivo è servita tutta la documentazione necessaria per entrare nel territorio europeo ed italiano come etichettatura, certificazione, fattura. In questi Paesi extracomunitari, con produttori in piccola scala come a Torino, non c’è la dimestichezza a queste parole e soprattutto non si parla mai di esportazioni internazionali, ma nonostante tutto i produttori africani, asiatici, dell’America Latina sono arrivati.
Presenti due percorsi interattivi e sei aree tematiche per comprendere al meglio il mondo del cibo e il valore della biodiversità, partendo dalle basi della nostra alimentazione. Un viaggio attraverso il consumo consapevole di carne, la vita segreta ma fondamentale delle api, la ricchezza dei legumi, le sfumature dell’olio extravergine di oliva, l’essenzialità delle risorse ittiche, il mondo dei popoli indigeni. Si è parlato anche di raccolta differenziata motivando gli espositori e visitatori ad adottare una serie di buone pratiche come l’utilizzo di materiali biodegradabili e compostabili per la fruizione del cibo, quello di imballaggi sostenibili per la protezione e il trasporto degli alimenti e ancora l’utilizzo di cassette o altri componenti in legno certificati FSC, la certificazione internazionale specifica per il settore forestale e i prodotti derivati dalle foreste.
Sono state create 100 isole ecologiche dove i volontari di Legambiente hanno aiutato i visitatori a differenziare nel modo migliore. Con il contributo di tutti, visitatori e operatori, Amiat, società del Gruppo Iren, si è posto l’ambizioso obiettivo di superare il 70% di raccolta differenziata nell’ambito della manifestazione. Il Salone del Gusto 2016 ha, pertanto, rappresentato un piccolo atto d’amore verso la nostra Madre Terra.