Thailandia, la morte del Re e verso una difficile transizione

La Thailandia è in lutto nazionale da giorni a seguito della scomparsa del venerato Re Bhumibol Adulyadej, deceduto giovedì scorso all’età di 88 anni all’ospedale Siriraj di Bangkok. Fino all’ultimo fuori dall’ospedale, divenuto di fatto da tempo la seconda residenza del Re a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, si erano riuniti in migliaia, thailandesi e non, raccolti in preghiera per vegliare al capezzale del Sovrano. Infatti, il Re era considerato una figura semidivina da tutto il popolo thailandese e rispettato anche a livello internazionale, il suo regno è stato il più lungo tra i monarchi al mondo: settant’anni.

Adorato dai sudditi per aver guidato la Thailandia come un vero “Re del popolo”, in primis proprio per il suo stile di vita sobrio, per le sue frequenti visite nelle aree più remote del Paese, dove i suoi molteplici progetti per favorire lo sviluppo di un’agricoltura e un’economia locale sostenibile, gli sono valsi la fama di “Re operoso e instancabile”. Re Bhumibol è stato per tutti un simbolo di saggezza e intelligenza, riconosciutigli per aver portato il Paese alla prosperità, sebbene il regno sotto la sua guida sia stato frequentemente contrassegnato anche da fasi di instabilità politica e da svariati colpi di stato. Nonostante ciò, l’unica cosa certa è sempre stata la centralità del Re e la sua capacità di saper unire il popolo thailandese anche durante i vari periodi di turbolenza. Ed è proprio la scomparsa di questa figura così imprescindibile alla stabilità del paese che ha gettato quasi tutti nell’abisso, colti “improvvisamente” da un profondo stato di paura e di incertezza, anche se le istituzioni si stavano preparando ormai già da tempo all’inevitabile evento in maniera silenziosa, con la dovuta discrezione e il rispetto del caso.

L’erede al trono, il Principe Maha Vajiralongkorn, è già stato annunciato come il successore, nonostante abbia deciso di prendere tempo per unirsi al cordoglio popolare prima di essere incoronato come nuovo Re, con il supporto del governo militare del Primo Ministro Prayut Chan-o-cha. Nel frattempo, la guida del Paese e passata nelle mani di Prem Tinsulanonda, Presidente del Privy Council ed ex primo ministro, che in veste di Reggente pro tempore trainerà la Thailandia durante questa difficile fase di transizione. Le commemorazioni e il lutto nazionale annunciati dal governo si protrarranno per un anno, mentre le bandiere saranno abbassate a mezz’asta per trenta giorni, periodo nel quale anche le attività di “entertainment” saranno limitate in segno di rispetto al defunto Re.

I thailandesi sperano e si augurano che tale transizione avvenga indolore nella maniera più pacifica e auspicabilmente anche più veloce possibile. Il nuovo Re non avrà certamente vita facile nel riuscire a colmare l’immenso vuoto lasciato nel cuore del popolo dal padre, ma nonostante un passato considerato da alcuni “eccessivamente tumultuoso” per un reale, tutti gli auspici sembrano esserci. Negli ultimi tempi, infatti, con l’aggravarsi delle condizioni del padre, il Principe ha mostrato senso di responsabilità e ritrovato l’appoggio politico e popolare per il difficile passaggio di consegne che lo attende. Intanto, il governo militare affrancato e maggiormente consolidato dal voto favorevole al referendum costituzionale dello scorso agosto, sembra deciso a lavorare in tandem col prossimo Re per assicurare la stabilità del Paese, e portar avanti le riforme necessarie fino almeno alle nuove elezioni previste per il 2017.

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