Clima, accordo per ridurre gas serra

L’Accordo di Parigi sul Clima, storico ma da molte parti criticato per presunta ‘debolezza’, ha ottenuto un primo, grande risultato: circa 150 Paesi hanno concordato di ridurre l’utilizzo degli idrofluorocarburi (HFC), gas serra utilizzati nei freezer e nei condizionatori d’aria, che divengono particolarmente inquinanti quando dispersi nell’atmosfera o smaltiti. Si tratta di una buona notizia dal punto di vista scientifico, ma ancor più da quello politico: perché dimostra che la linea per la lotta all’inquinamento climatico dettata dall’ONU alla COP21 di Parigi, basata sulla volontarietà delle azioni per il clima piuttosto che sulla coercizione nei confronti degli inadempienti, è quella giusta. E giunge appena dopo l’appello affinché “gli accordi di Parigi sul Clima non rimangano belle parole”, nel messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

L’accordo che riduce l’utilizzo dei pericolosi HFC è stato raggiunto a Kigali, capitale del Rwanda, e impegna i paesi industrializzati a ridurre l’uso degli HFC prima dei Paesi in via di sviluppo. Nel dettaglio, si tratta della imposizione di un tetto alle emissioni di gas HFC, che verranno ridotte gradualmente a partire dal 2019 dai Paesi industrializzati, inclusi gli Stati Uniti. Più di cento Paesi in via di sviluppo attueranno i contenuti dell’accordo entro il 2024: fra questi la Cina, che nelle trattative internazionali continua a godere, appunto, dello status di ‘paese in via di sviluppo’. Altri Paesi, fra cui India e Pakistan, hanno fatto di più sostenendo che le loro economie hanno bisogno di più tempo per crescere e cominceranno a muoversi nel 2028.

Mettendo in secondo piano e in certo modo spiazzando le rendite di posizione di alcuni Paesi ‘emergenti’, l’obiettivo sembra essere una azione virtuosa dei Paesi avanzati – sia nella fabbricazione che nella commercializzazione dei prodotti che utilizzano gas refrigeranti – che risulti trainante per il mercato e le economie, fino a spostare tutti gli investimenti mondiali verso prodotti meno oppure affatto inquinanti. Importante da questo punto di vista la dichiarazione del Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry, che a Kigali ha detto che i gas oggetto dell’accordo sono “disastrosi per il nostro clima”.

Può sembrare poco. Ma non bisogna dimenticare che a monte delle decisioni della politica mondiale c’è l’economia, in particolare nella sua espressione finanziaria; e che prima di Parigi si sono tenute venti conferenze ONU sul Clima, e che i metodi adottati fino alla ventesima non avevano ottenuto i risultati che la COP21 sta ottenendo con l’aver mirato ad orientare a favore del Clima gli investimenti piuttosto che a sanzionare le politiche dei Paesi inquinanti.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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