Forza Italia, la spaccatura continua
In attesa del ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi, rientrato dal check up di New York, e pronto ad impegnarsi per la campagna referendaria del No, il suo partito sta combattendo una lotta intestina che potenzialmente potrebbe distruggerlo. Ovviamente il principale protagonista della guerra forzista è Stefano Parisi. Il manager, insignito del compito di ristrutturare il centrodestra, divide fortemente la dirigenza azzurra, che ancora non vede positivamente l’avvento di Mr. Chili.
Il partito di Berlusconi vive oltretutto una divisione multilivello che identifica ancora meglio lo stato di difficoltà in cui si trova. La divisione classica sull’asse nord/sud è da sempre viva e oggi chi sostiene Parisi al sud è la maggioranza di Forza Italia. Il tour dell’ex candidato sindaco di Milano ha trovato i Miccichè il partner ideale per sviluppare il suo progetto. Il parlamentare siciliano è da tempo critico su determinate scelte e l’idea di rottamare il vecchio partito non dispiace.
Diversa la posizione del Nord. Qui, i sostenitori di Parisi sono ex forzisti. Tutta NCD è compatta nel sostenere il progetto di Energie Per L’Italia facendo storcere non poco il naso ai dirigenti azzurri che in molti guardano ancora con sospetto il progetto di Parisi. A questi si aggiunge Giovanni Toti, ripudiato dal “padre” quale delfino del centrodestra, ha iniziato una guerra spropositata nei confronti dell’ex Direttore di Confindustria stingendo una sorta di “patto del nord” con i governatori leghisti di Lombardia e Veneto, attaccando, senza troppe velature, Parisi e la sua freddezza nei confronti della Lega.
E neanche a Roma hanno preso troppo in simpatia l’ideatore di Energie per l’Italia che, sostenendo la necessità di “rottamare” la vecchia classe dirigente del partito, si sta inimicando gran parte dei parlamentari azzurri. A peggiorare la situazione c’é poi il cosiddetto “partito Mediaset” che, sostenendo il Si al referendum ed essendo di fatto unico membro del nuovo cerchio magico berlusconiano, sta ulteriormente logorando i rapporti interni a Forza Italia.
Insomma, l’assenza obbligata di Berlusconi dalla scena politica ha di fatto dato un assaggio del caos che verrà dopo di lui e in pochi sembrano aver percepito che la mancanza di unità si traduce in riduzione del consenso elettorale. Se, come sembra, Berlusconi continuerà a sostenere il progetto Parisi, a seconda del risultato del referendum del 4 dicembre, potremmo assistere ad un mutamento significativo del centrodestra, con una non improbabile scissione tra filoleghisti e filocentristi.
Rischio questo che potrebbe condurre ad una reale disgregazione del centrodestra ed un ritorno ad uno schema più simile alla Prima Repubblica.