Svizzera, stop alla libera circolazione?

L’esito del Referendum svizzero ‘Prima i nostri’ promosso dal locale partito populista di destra UDC ha ulteriormente incrinato i già difficili rapporti sul tema della libera circolazione tra lo Stato elvetico e la UE. L’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) tra la Svizzera e i Paesi dell’Unione europea (UE) è in vigore dal 2002 e stabilisce il principio di scegliere liberamente il Paese (tra quelli contraenti) in cui lavorare e stabilire il proprio domicilio, il campo di applicazione è per gli svizzeri ed i residenti UE. Ai cittadini degli Stati membri dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) sono riconosciuti gli stessi diritti di cui godono i cittadini dell’UE, in virtù della Convenzione AELS riveduta ed entrata in vigore il 1° giugno 2002. La precedente iniziativa popolare  del Popolo e dei Cantoni svizzeri votata a maggioranza il 9 febbraio 2014, “Contro l’immigrazione di massa”, non ha modificato l’ALC.

Ora viene ad inserirsi in questo percorso isolazionista ed anti-europeo la nuova iniziativa popolare del Cantone Ticino,  ‘Prima i nostri’ sul flusso dei frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per recarsi a lavorare in Ticino, che è stata approvata a larga maggioranza dai partecipanti al voto con oltre il 58% di voti favorevoli. Con un freddo comunicato La Commissione europea, tramite la portavoce Margaritis Schinas, “prende nota” del risultato e ribadisce che per il Presidente Jean Claude Juncker, le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, compresa la libertà di circolazione dei lavoratori. Rammentiamo poi che il referendum in questione non porta, al momento, nessun effetto pratico essendo necessario l’avallo del Governo Federale di Berna.

Resta il fatto che l’esito della votazione popolare del 9 febbraio 2014 sullo stop alla libera circolazione che reintroduce limiti alla circolazione di lavoratori UE deve trovare sbocco entro il febbraio del 2017. L’iniziativa popolare, che come sempre in questi casi viene cavalcata da forze populiste che giocano con la poca informazione e l’ignoranza, è andata a scontrarsi con la realtà delle imprese che sono favorevoli a mantenere il più possibile la libera circolazione. Anche il Parlamento elvetico ed il Consiglio nazionale (la Camera dei deputati) cercano una soluzione di compromesso, stretti tra l’Europa da una parte e l’Udc dall’altra. Uno schema in tal senso è stato votato a maggioranza, e privilegia la manodopera residente evitando di mettere limiti a quella straniera. Ma oltre l’Udc che non si ritiene soddisfatta, anche i governi dei Cantoni vorrebbero avere potere decisionale nei meccanismi preferenziali a favore dei residenti e nelle clausole di salvaguardia.

La deriva svizzera sta inasprendo gli stretti rapporti di amicizia tra Italia e Svizzera, l’interscambio di manodopera tra Italia e Canton Ticino è sempre stato un tratto distintivo, l’esito del referendum ‘Prima i nostri’ ha incrinato fortemente la situazione. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, chiede “rassicurazioni nei fatti e non solo a parole”. In una burrascosa telefonata intercorsa tra il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ed il collega Didier Burkhalter, lo svizzero ha confermato che il voto di ieri non avrà conseguenze immediate sui transfrontalieri italiani, mancando al momento l’avallo federale. Gentiloni ha ribadito che ogni discriminazione verso la manodopera italiana sarebbe un impedimento all’intesa tra la Ue e la Svizzera. In questa occasione il ministro ha ricordato che finora l’Italia si era fortemente  impegnata a favorire tale intesa, “che deve essere basata sui comuni interessi economici e sul comune riconoscimento del principio della libera circolazione delle persone”.

©Futuro Europa®

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