Grandma (Film, 2015)
Grandma di Paul Weitz è il classico film nordamericano indipendente, cinema d’autore in senso stretto, una sorta di romanzo per immagini, curato in maniera certosina nell’impaginazione fotografica e nella caratterizzazione dei personaggi.
In breve la trama. Elle (Tomlin), una vecchia poetessa che ha vissuto un periodo di buona fama, è rimasta sola, ha saldato tutti i suoi debiti e ha stracciato la carta di credito per vivere gli ultimi anni che le restano lontana dal mondo. Ma un giorno si presenta alla sua porta la nipote adolescente che vuole abortire, perché è rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con un inetto fidanzatino. Non vuol dire niente alla madre – con la quale non ha un buon rapporto – perché teme la sua reazione. La caccia al denaro per il ricovero in clinica e per il successivo intervento unirà in una simbiosi stretta e solidale nonna e nipote, farà conoscere allo spettatore – con gli occhi della nipote – il passato della vecchia poetessa e riporterà al dialogo madre e figlia.
Paul Weitz coglie ancora nel segno, prosegue la sua carriera nel solco del cinema indipendente, stile American Pie, il suo straordinario debutto assoluto. Weitz in passato ha sceneggiato per il cinema anche un romanzo di Hornby (About a Boy – Un ragazzo) e il suo stile resta sempre a metà strada tra il comico e il drammatico. Pure Grandma non può dirsi cinema drammatico in senso stretto, perché molte sequenze strappano il sorriso: la nonna che percuote con una mazza il fidanzato della nipote, ma anche la parte in cui versa il caffè sul pavimento di un bar in polemica con il gestore e infine quando riceve un pugno da una bambina antiabortista. I caratteri di nonna e madre sono descritti con toni grotteschi e comici, con sequenze molto sopra le righe: la nonna fuma canapa indiana e si fa i tatuaggi, mentre la nipotina non li sopporta.
Grandma, per contrasto, presenta molti momenti poetici e drammatici: il rapporto omosessuale della vecchia poetessa con una giovane fiamma, il ricordo di un amore passato con l’incontro del primo marito, il finale stile viale del tramonto in una decadente strada periferica. Fotografia curata, che passa dai cupi notturni ai luminosi tramonti nordamericani, macchina a mano usata per gran parte del film, riprese nervose, molti campi e controcampi teatrali. Lily Tomlin regala un’interpretazione da Oscar nei panni della vecchia poetessa, giganteggia per tutta la pellicola e resta figura indelebile negli occhi dello spettatore. Paul Weitz sceneggia e dirige da par suo una commedia drammatica dei sentimenti, insinuando con leggerezza lo sguardo discreto della macchina da presa tra le pieghe dei rapporti familiari e i problemi della società americana. Un film che in Italia è passato abbastanza inosservato, sommersi come siamo da immondizie in celluloide. Recuperatelo.
. . .
Regia: Paul Weitz. Soggetto e Sceneggiatura: Paul Weitz. Fotografia: Tobias Datum. Montaggio: Jon Corn. Musiche: Joel P. West. Scenografia: Cindy Chao, Michele Yu, Brittany Ruiz. Durata: 75’. Genere: Commedia/ Drammatico. Interpreti: Lily Tomlin (Elle Reid), Julia Garner (Sage), Marcia Gay Harden (Judy), Judy Greer (Olivia), Laverne Cox (Deathy), Elizabeth Peña (Carla), Nat Wolff (Cam), Jhon Cho (Chau), Sam Elliott (Karl).
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]