Cronache dai Palazzi

Nuove missive tra Roma e Bruxelles. Il governo italiano ha risposto alla lettera di chiarimenti della Commissione Ue a proposito dell’incremento del deficit programmato per il 2017 – rispetto agli impegni definiti in precedenza – e ha spiegato nel dettaglio le ragioni del cambio di programma con l’aiuto di grafici e tabelle. Senza concedere a Bruxelles nuovi margini di manovra il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha comunque chiarito: “Restiamo a vostra disposizione se voleste approfondire in maggior dettaglio le vostre ragioni”.

Per il terremoto si prevede una spesa di 4,8 miliardi di euro nel 2017 e oltre 2,8 miliardi per l’assistenza alle popolazioni colpite, la ricostruzione delle case, delle infrastrutture distrutte o danneggiate e la messa in sicurezza delle 42 mila scuole italiane, il 30% delle quali “ha bisogno di manutenzione strutturale o di essere completamente ricostruito”. Il piano generale di adeguamento sismico degli edifici privati vale invece più di 2 miliardi di euro e data la frequenza dei terremoti deve essere rispettato. “Siamo al quarto terremoto grosso in sette anni, voglio vedere se a Bruxelles continueranno a girarsi dall’altra parte”, ha sottolineato il premier Renzi dopo aver visitato i luoghi colpiti dall’ultimo terremoto.

Altro nodo al pettine è la crisi migratoria che dovrebbe essere “una responsabilità comune” e secondo il governo la relativa spesa non può essere considerata “eccezionale”: 3,8 miliardi di euro che potrebbero diventare 4,2 “se venissero confermati gli attuali tassi di crescita dei flussi”. Dall’inizio della crisi il nostro Paese ha salvato quasi mezzo milione di vite umane rispettando pienamente gli obblighi umanitari, una valida azione riconosciuta anche dal Consiglio europeo. A differenza di altri Paesi, inoltre, nella spesa calcolata per i migranti l’Italia “non include i costi addizionali dell’integrazione sociale”, di conseguenza le nostre stime “sono molto più basse rispetto a quelle degli altri Paesi Ue”. La spesa per i migranti si riferisce in particolare alle azioni di salvataggio, di identificazione, di protezione, di assistenza che vuol dire maggiori costi operativi, di personale, di ammortamento dei mezzi”. L’Italia, ha sottolineato inoltre Padoan, è vista dai migranti come un Paese di passaggio “il che riduce i benefici a medio termine che potrebbero derivare da una crescita delle forze di lavoro”. Come se non bastasse, inoltre, il deficit (0,4 per cento è il peso sul Pil delle voci migranti e sisma) è aggravato dalla congiuntura internazionale e, nello specifico, il metodo di calcolo usato dall’Unione europea per valutare i bilanci strutturali non facilita la buona riuscita dei numeri. “Qualcosa è stato fatto, ma servono ulteriori miglioramenti per minimizzare il rischio di politiche di bilancio pro-cicliche”. Secondo il ministro Padoan adottando un criterio diverso i conti italiani avrebbero un aspetto meno drammatico. Secondo il Tesoro il deficit nominale corrisponde all’1,9 per cento del Pil scomputando l’extra deficit di circa 0,3 punti legato alle spese per il terremoto e per l’emergenza migranti.

Nella nuova Legge di Bilancio, che vale circa  27 miliardi, non ci saranno clausole di salvaguardia, ossia aumenti automatici delle tasse. Scongiurato in primo luogo l’intervento sulle aliquote Iva. Tecnicamente l’aumento dell’Iva slitterebbe al 2018, per cui dall’attuale 22 per cento si passerebbe al 25 e poi al 25,9 nel 2019. Dal punto di vista politico c’è ovviamente la volontà di scongiurare gli aumenti dell’Iva anche in un prossimo futuro ma per poter far ciò occorrerebbe trovare le coperture per circa 19 miliardi. Il rincaro delle accise su benzina e tabacchi rappresenterebbe invece una rete di sicurezza, qualora non dovesse rientrare il miliardo e 600 milioni calcolato dal governo come gettito della voluntary disclosure. Il rilevamento dei capitali nascosti al Fisco. Le clausole di salvaguardia saranno sostituite da tagli alla spesa suddivisi tra i diversi ministeri. In sostanza tra spending review, recupero dell’evasione e vendita delle frequenze dovrebbero rientrare coperture per 15 miliardi. Sono previsti inoltre pignoramenti più mirati sui conti correnti per garantire entrate da riscosse strutturali dopo la riscossione straordinaria derivata dalla rottamazione delle cartelle. La nuova struttura che sostituirà Equitalia all’interno dell’Agenzia delle Entrate potrà usare, in particolare, gli archivi di quest’ultima (tra cui l’anagrafe sui conti correnti) e quelli dell’Inps. Confermato infine il super ammortamento al 140 per cento per i beni acquistati dalle imprese fino al 31 dicembre del prossimo anno. L’incentivo raggiunge il 250 per cento per l’acquisto di beni per la trasformazione tecnologica e digitale. Aumentano inoltre gli sgravi per i premi di produttività. La tassazione agevolata al 10 per cento interesserà gli importi fino a 4000 euro e non più fino a 2500 euro. Mentre il tetto di reddito sale fino a 80 mila euro lordi l’anno dagli attuali 50 mila. Nel frattempo l’Agenzia delle Entrate ha inviato a 156 mila contribuenti un avviso bonario per ricordare loro la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi al 30 settembre.

La manovra finanziaria definisce inoltre il blocco delle addizionali regionali anche per il prossimo anno. L’annullamento delle imposte locali era stato introdotto dalla scorsa legge di Stabilità. Il fondo sanitario nazionale viene incrementato di 2 miliardi passando dagli attuali 111 stanziati lo scorso anno a 113 miliardi di euro. Ed infine l’anticipo pensionistico, il cosiddetto Ape, avrà una durata minima di 6 mesi, mentre l’Ape social non potrà superare un importo di 1500 euro. Esclusa la Rai dai vincoli di spesa della pubblica amministrazione mentre il canone subirà una riduzione portandosi a 90 euro. Oltre agli interventi fiscali per la crescita sono stati confermati i bonus per la ristrutturazione energetica e per la sicurezza sismica. Il disegno di legge di Bilancio subirà di certo altre modifiche prima di approdare definitivamente a Montecitorio ma il testo è sostanzialmente pronto anche per essere vagliato dai burocrati di Bruxelles. La volontà di Jean- Claude Juncker è comunque quella di non danneggiare Matteo Renzi prima del referendum. Ma “serve uno sforzo da parte dell’Italia”, ribadiscono fonti comunitarie.

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