Universo Dalí

Bologna – Il prossimo mese il capoluogo emiliano sarà invaso da opere di Salvador Dalí, che fanno parte del progetto espositivo Dalí Experience. Palazzo Belloni ospiterà una serie di opere appartenenti alla collezione The Dalí Universe che permetteranno ai visitatori di conoscere al meglio Salvador Dalí.

Questa esposizione è articolata in 22 sculture museali, 10 opere in vetro risalenti alla fine degli anni ’60, ricevute grazie alla collaborazione con la famosa cristalleria Daum di Nancy, 12 Gold objects, 139 opere grafiche estrapolate da 11 libri illustrati,            il fiore all’occhiello dell’esposizione saranno 4 sculture monumentali strategicamente posizionate nel centro storico.

Organizzata da con-fine Art con il patrocinio del Comune di Bologna e con il sostegno di QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno, questa esposizione è un vero atto creativo realizzato in collaborazione con Loop, una delle eccellenze italiane nella progettazione di tecnologie interattive applicate all’arte e al design, e mira all’interazione dell’opera con il pubblico che potrà meglio conoscere la psicologia e il pensiero dell’artista catalano.

La vita di Dalí fu sempre guidata dalla passione per l’arte e fu proprio questa sua passione a portarlo ad iscriversi alla Accademia d’Arte di S. Fernando a Madrid chiamata Residencia, dove conobbe Federico Garcia Lorca e il regista Luis Bunuel. I tre divennero molto amici e passarono gran parte del loro tempo insieme, collaborando anche al film Un chien andalou che rappresentò, per Dalí, la fine del periodo delle avanguardie.

Salvador Dalí fu sempre una persona al di sopra delle righe e molto profonda, i suoi problemi e fobie lo avvicinarono al mondo della psicanalisi e della filosofia. L’artista era convinto che le sue paranoie lo portassero ad una interpretazione diversa della realtà, diceva di se “tutto ciò che vedevo essi non lo riuscivano a vedere, così io non vedevo ciò che essi vedevano. Questo fa di me un artista, perché solo con capacità di reinterpretazione della realtà si può fare arte”.

La vita dell’artista fu densa e molto florida, le opere che ha lasciato con le quali è possibile cogliere sempre la sua attenzione al periodo storico che viveva, ne sono testimonianza, infatti tra i suoi lavori sono riconoscibili le rappresentazioni della guerra, prima quella civile spagnola e successivamente quella mondiale, dove compare sempre la desolazione, la putrefazione e i fagioli a rappresentare la scarsità di cibo.

In queste opere è riconoscibile l’influenza picassiana, pittore che egli conobbe e con il quale nacque una forte intesa artistica. Dopo lo scoppio della bomba di Hiroshima, Salvador Dalí attraversò anche un periodo atomico, come viene definito dai critici d’arte, che lo portò ad una rappresentazione della realtà scorporata dalla forza di gravità e dalla sua forma originaria. Dalle opere di Dalí si riesce a distinguere anche la sua ossessione per l’onirico, ossessione che lo portò a studiare il pensiero di Freud, se ne trova testimonianza su una rivista scientifica dove pubblicò un suo articolo relativo alla paranoia.

Una volta trasferitosi con la moglie negli Stati Uniti, a causa della guerra mondiale, iniziò numerose collaborazioni con varie case pubblicitarie per la realizzazione di manifesti, fu propio in questo periodo che realizzo il logo dei Chupa Chups e avviò varie sperimentazioni e reinterpretazioni d’uso degli oggetti, seguito da numerosi colleghi.

A segnare la fine del periodo surrealista fu la sua attenzione verso l’arte classica, che lo portò alla rappresentazione dei simboli della cultura greca e latina, nonché ad un riavvicinamento alla religione cattolica, molte sono le opere che presentano richiami al divino e alla spiritualità, che però furono duramente criticate dalla comunità cattolica del tempo. Queste critiche erano dovute alla presenza di forti richiami alla sessualità sia femminile che maschile, rappresentati rispettivamente da sacchi o uova, da pane o carote, giunse anche ad elaborare una nuova figura di donna composta da cassetti a simboleggiare una maggiore accessibilità all’universo femminile, a dimostrare il suo sforzo nel volerlo comprendere. Si inizierà a scorgere nelle sue opere anche il tentativo di gestire le proprie paure ed emozioni che egli rappresentò con l’inserimento delle stampelle a sorreggere i corpi in putrefazione.

Questo e tanto altro sarà analizzato durante la mostra, che si concluderà il 7 maggio prossimo; un percorso non solo multimediale, ma anche multisensoriale, animazioni 3d, realtà aumentata, proiezioni immersive, faranno da cartina di tornasole consentendo uno scambio continuo di informazioni tra le opere e l’osservatore; una vera sfida per la città di Bologna.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Paola Montenero e il suo Dolce mattatoio

successivo

Italia ratifica Accordo sul Clima, ora servono i fatti

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *