Il caso Spotlight (Film, 2015)
Un film statunitense che segue la tradizione dei grandi reportage e del miglior documentario d’inchiesta, ma che al tempo stesso è grande cinema dalla struttura classica, capace di narrare con realismo la vita e i rapporti all’interno di un quotidiano.
Il caso Spotlight di Thomas McCarthy si basa su fatti realmente accaduti, racconta la storia di un gruppo di reporter del Boston Globe, noti con il nome in codice di Spotlight, che si dedica anima e corpo a scoprire la complicità delle gerarchie ecclesiastiche locali nel coprire una serie inquietante di abusi sui minori da parte dei preti. Tutto merito di un nuovo direttore di testata ebreo, di un outsider che arriva da Miami e non ha rapporti con la città, perché è lui a prendere il toro per le corna e a decidere l’inchiesta sul clero, in passato trascurata dai redattori del Boston Globe.
Premio Oscar 2016 come miglior film e miglior sceneggiatura originale, di sicuro la cosa più riuscita di una pellicola che gode di una fotografia insolita, pensata per conferire realismo e un tono da cinema inchiesta, ma anche di un montaggio serrato che non dà tregua allo spettatore. Tempi da thriller per un film che è soprattutto storico e d’indagine, girato grazie a lunghe soggettive, inquietanti e convulse, impaginato con abbondanza di piani sequenza e riprese in primo piano eseguite con la macchina a mano. Un film che ha avuto successo a Venezia e a Toronto, distribuito in Italia nel febbraio 2016, adesso reperibile in dvd, che dovrebbe essere diffuso e fatto vedere anche ai minori, pure se negli USA è uscito il divieto per i sedicenni non accompagnati. Esterni (alcuni interni all’Università) ad Hamilton, in Canada, interni nella vera redazione del Boston Globe, ma anche a Dorchester e nella Biblioteca Pubblica di Boston.
La Chiesa Cattolica esce da questa storia con le ossa rotte e fa di tutto per non promuove il film che comunque viene diffuso e pubblicizzato in maniera adeguata, così come l’inchiesta giornalistica del Boston Globe frutta il Premio Pulitzer ai suoi autori. Sono questi i veri film nordamericani, i lavori che più amo, girati con lo spirito del cinema indipendente, per narrare storie, diffondere cultura, emozioni, sensazioni e situazioni da non dimenticare.
Regista e sceneggiatore rifuggono da moralismi, raccontano con sguardo crudo e impietoso i fatti, non risparmiando nessuno, neppure gli stessi giornalisti che anni prima, pur sapendo, avevano mantenuto un complice silenzio. Attori bravissimi ben calati nella parte, che non fanno rimpiangere interpreti del passato che ci fecero gustare su grande schermo l’ambiente di un giornale, primo tra tutti un formidabile Humphrey Bogart ne L’ultima minaccia.
Non è facile realizzare un film da un’inchiesta, come non è semplice rendere con sconcertante realismo la vita quotidiana di un quotidiano di provincia, il lavoro di redattori e giornalisti impegnati a scovare la notizia e a recuperare informazioni. Un film che ricorda capolavori del cinema d’inchiesta come Tutti gli uomini del Presidente, a tema Watergate, ma qui è tutto più delicato, perché c’è di mezzo la Chiesa Cattolica e ci sono in ballo le violenze sui minori. Perfetto come un meccanismo a orologeria. Da non perdere.
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Regia: Thomas McCarthy. Soggetto e Sceneggiatura: Thomas McCarty, Josh Singer. Fotografia: Masanobu Takayagi. Montaggio: Tom McArdle. Musiche: Howard Shore. Scenografia: Stephen H. Carter. Costumi: Wendy Chuck. Trucco: Teresa Young. Produttore: Blye Pagon Faust, Steve Golin, Nicole Rocklin, Michael Sugar. Produttore Esecutivo: Michael Bederman, Bard Dorros, Jonathan King, Peter Lawson, Xavier Marchand, Pierre Omidyar, Tom Ortenberg, Jeff Skoll, Josh Singer. Casa di Produzione: Anonymus Content. Distribuzione Italia: Bim. Durata: 128’. Interpreti: Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Brian d’Arcy James, Jamey Sheridan, Billy Crudup, Gene Amoroso, Maureen Keiller, Paul Guilfoyle, Len Cariou, Neal Huff, Jimmy LeBlanc, Michael Cyril Creighton, Laurie Heineman, Duane Murray, Richard O’Rourke, Eileen Padua, Michael Countryman, Doug Murray, David Fraser, Anthony Paolucci, Don Allison, Mairtin O’Carrigan, Joe Stapleton, Rob DeLeeuw.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]