Climate Finance Day 2016

Nel giorno in cui il Paris Agreement è entrato ufficialmente in vigore, si è tenuto parallelamente a Casablanca il Climate Finance Day 2016 – organizzato da Casablanca Finance City – che antecede l’inizio del COP22 della prossima settimana a Marrakech. Non è certo un caso che la Climate Change Conference si tenga in Africa, il continente maggiormente esposto ai rischi relativi agli effetti devastanti prodotti dal cambiamento climatico. Il Marocco, infatti, oltre ad essere il Paese ospitante, ha anche assunto una forte leadership a livello regionale per tradurre le decisioni prese a Parigi in azioni concrete.

Uno dei temi principali della conferenza è stato quello relativo ai green bonds. Nonostante istituzioni multilaterali quali la Banca Mondiale e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) abbiamo emesso green bonds già dal 2007, i primi corporate green bonds hanno tardato anni ad arrivare, ma negli ultimi anni c’è stato un crescente appetito da parte degli investitori per questa tipologia di bond. Diversi esperti, infatti, hanno suggerito che il 2016 potrebbe essere l’anno nel quale verrà superata la fatidica soglia dei 100 miliardi di dollari. Di fatto, nel contrastare il cambiamento climatico, le scelte delle istituzioni finanziarie e degli investitori istituzionali risultano fondamentali e l’intero settore finanziario può e deve assumere la guida di come trainare l’attuale sistema economico verso un modello più sostenibile. Secondo Mark Lewis di Barclays, con tali cifre alla mano, bisognerà porre “maggior attenzione sul come posizionarsi in un’economia a bassa emissioni evitando il mal collocamento di capitali” e mettendo al centro delle strategie future di governance misure riconducibili allo sviluppo sostenibile.

Investimenti più mirati con maggior attenzione verso l’impronta di carbonio con l’obiettivo sia di ridurre le emissioni e di finanziare soluzioni di mitigazione e adattamento. L’integrazione del cambiamento climatico nelle decisioni di investimento future ha una duplice matrice, infatti, oltre al disinvestimento dai titoli più inquinanti, è necessaria una crescente allocazione di risorse per le compagnie e nelle istituzioni in grado di contribuire alla transizione verso un’economia a bassa emissione. Ciò deve avvenire in concomitanza con la creazione di nuove regole e strumenti in grado di finanziare la low carbon economy. Secondo Barbara Buchner, Executive Director del Climate Policy Initiative, sebbene ci siano stati sviluppi tangibili siamo ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi prestabiliti e dal creare un sistema che non dipenda solo dagli investimenti pubblici – che sono limitati – bisogna invece “creare strumenti innovativi che riducano rischi e ostacoli per gli investitori privati”.

La green finance, la mobilitazione degli investimenti privati, l’analisi relativa al finanziamento per uno sviluppo sostenibile a lungo termine, inclusa presentazione del Green Climate Fund, saranno certamente tra i temi presenti al tavolo delle negoziazioni anche a Marrakech. La COP 22 si preannuncia quindi come un altro importante passo nel lungo percorso per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di Parigi.

©Futuro Europa®

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Un Commento

  • In effetti l’orientamento ‘green’ degli investimenti, l’unica azione per il Clima che fosse attuabile in un mondo che da questi è dominato, è la strategia – per il Clima appunto – inaugurata dall’ONU con la COP21. In quella sede, la Conferenza ha mirato più a ‘fare sistema’ intorno all’economia sostenibile che a ‘sanzionare i comportamenti inquinanti’.A disegnare valori, una mission, una vision di sistema agli investitori, più che a puntare il dito contro i governi inquinatori. A offrire agli investitori un modello di reputazione internazionale efficace nel mercato globale. Da Parigi, si può parlare di una ‘nuova fase’ della strategia dell’ONU per il Clima che, come i dati sugli investimenti dimostrano, sta avendo successo. E che Marrakech promette di rilanciare.

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