Nuovi professionisti non iscritti agli Ordini

Nel Mercato è cresciuto, nel tempo, il bisogno di servizi e l’esigenza di specializzazione. Sono aumentati i “Servizi professionali”. Questo è, in sintesi, quanto emerge dall’indagine realizzata da Confcommercio: “Competitività e crescita: il ruolo delle professioni nel terziario”. La nuova realtà, all’indomani del “Piano europeo delle libere professioni” del 2014, del mondo delle libere professioni è fatta oltre che da professioni organizzate in Ordini e Collegi anche dalle cosiddette “nuove professioni” che, pur essendo in continua evoluzione, acquisiscono gradualmente identità, caratteristiche peculiari e distinguibili.

Circa il 99% dei professionisti non ordinistici lavora nei Servizi: il 53% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; il maggior incremento con il + 78% si è registrato nelle attività di sanità e assistenza sociale, che impiega il 15% del totale.

Le libere professioni, dall’Europa, sono considerate imprese intellettuali produttrici di servizi che necessitano di azioni volte alla liberalizzazione e all’abolizione di tariffe e riserve. In sostanza il libero professionista è parificato all’impresa per l’Unione. Questo è il presupposto che anima Confcommercio nel suo impegno a far sì che le professioni siano riconosciute come protagoniste nelle crescita dell’Italia, che si recuperi un’attenzione che, nel nostro Paese, manca da troppo tempo da parte delle Istituzioni nei confronti di questi settori. In Europa il ruolo dei professionisti è parificato all’impresa. E per rafforzare i professionisti dal lato della competitività, quindi in relazione a istruzione e formazione, imprenditorialità e riduzione del carico amministrativo, accesso al credito, accesso ai mercati, rafforzamento delle rappresentanza e partecipazione a livello europeo sono state individuate le specifiche linee di azione da intraprendere.

Per i professionisti, in Europa, è in corso una nuova era improntata alla crescita e allo sviluppo, all’internazionalizzazione e all’innovazione. Le linee di azione per sostenere le attività dei liberi professionisti attestano, in questi ultimi tempi, una profonda metamorfosi nelle politiche europee sulle professioni e riconoscono il valore e il ruolo imprenditoriale dei liberi professionisti, che potranno così accedere ad opportunità e benefici che fino ad oggi hanno riguardato soltanto le piccole e medie imprese, cominciando dai Fondi strutturali europei. E ricordiamo che con la recente Legge di stabilità del 2016 che, per la prima volta, i lavoratori autonomi professionali son equiparati alle PMI per l’accesso ai Piani Operativi Nazionali e Regionali per l’Utilizzo dei Fondi strutturali europei.

Quello che si vuole ottenere, in questo percorso, che, iniziato a metà degli anni 2000, è in continua evoluzione, è di modernizzare il quadro normativo europeo nel mondo delle libere professioni. E’ vero che si tratta di un percorso lungo e articolato: si parte dalla Direttiva Servizi (“asso nella manica” della Commissione in quanto costituisce una delle dodici priorità del “Single Market Act”) e dal Diritto Comunitario sulla Concorrenza per arrivare al riconoscimento delle qualifiche professionali (Tessera Professionale europea), passando per la Legge 4/2013 che definisce la “Professione non organizzata” in Ordini o Collegi come “attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizio di opere e introduce, contemporaneamente, garanzie di qualità per il cliente”. Vediamo, quindi, che si sono fatti importanti passi avanti per uniformarsi al dettato europeo e considerare le attività professionali assimilabili ad attività di impresa.

Il risultato dell’Indagine di Confcommercio è una realtà economica in crescita per i Servizi soprattutto per le attività di lavoro autonomo, cosiddette non ordinistiche, con partita Iva che crescono contrariamente a tutte le altre occupazioni. Dal 2009 al 2014 sono aumentate del 48,8% e sono le uniche ad aver creato “maggior reddito di impresa” nel periodo preso in esame. Nello Studio sono stati esaminati ed analizzati oltre 300.000 professionisti e le loro attività professionali creano oggi, nella nostra Società, reali prospettive occupazionali, per le quali la professionalizzazione, anche se non ordinistica, è elemento qualificante.

Sulla base dello Studio e dell’analisi dei dati in esso contenuti effettuata appare, con sempre maggiore evidenza, che dovrebbe essere superata la distinzione tra professionisti iscritti e non iscritti agli Ordini professionali, regolamentati e non regolamentati se vogliamo, finalmente, ragionare in termini di competitività. “Il Mercato per tutti è sempre più complesso ed incerto con la conseguenza del progressivo impoverimento per tutte le professioni – dichiara il Responsabile Confcommercio Professioni Anna Rita Fioroni – occorre, per questo, trovare una risposta univoca per tutte le professioni che favorisca qualità, qualificazione, innovazione e che determini maggiore produttività”. Un terziario in crescita e più produttivo, motore di sviluppo che oggi vale il 40% del Pil e dell’occupazione – precisa il Presidente Confcommercio, Carlo Sangalli – e che ha bisogno di una serie di misure, tra le quali: escludere dal pagamento dell’Irap tutti quei lavoratori autonomi la cui attività ruota attorno alla persona del professionista, aumentare di ventimila euro l’importo della franchigia Irap e non utilizzare gli Studi di settore come strumento di accertamento dei redditi”.

©Futuro Europa®

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