Legge Elettorale, il vero ago della bilancia
Gli endorsement internazionali sul Referendum costituzionale nascono dal timore che un risultato negativo potrebbe causare una destabilizzazione del sistema economico del Paese, coinvolgendo tutta l’Unione Europea. Ma dietro questo timore si nasconde un problema assai più rilevante, la Legge elettorale. Se dovesse essere approvata la riforma, i tempi tecnici per la messa a regime dei provvedimenti sarebbe di circa due anni, e non ci sarebbero effetti sul breve periodo che potrebbero aiutare concretamente il Paese a ridare impulso a tutto il sistema economico-istituzionale.
Il vero problema è dato dalla Legge elettorale. L’Italicum, oltre ad essere stato messo in discussione non solo dalle forze politiche ma anche dalla consulta, rischia di dare un governo al paese che potrebbe far scaturire un attacco speculativo non indifferente nei confronti dei nostri mercati. Non a caso l’esito del Referendum e la revisione della legge elettorale sono legati indissolubilmente da un destino comune. In parte è utilizzato come arma di scambio all’interno del PD che sta vivendo una forte contrapposizione interna, anche sul voto del 4 dicembre, e che sta lentamente corrodendo le basi del governo renziano.
Ed è proprio sulla base di questi dissapori interni che alimentano il già folto movimento del NO che le aperture di Renzi sull’Italicum, non solo cercano di sanare le diatribe interne, ma soprattutto vogliono mettere in discussione una legge elettorale che attualmente rischierebbe di non garantire la governabilità del Paese. Infatti è proprio questo rischio che potrebbe realmente creare ripercussioni sul già fragile sistema economico del nostro Paese, facendo sparire anche le fievoli speranze di ripresa che sembrano affacciarsi.
Le proposte uscite dopo la Leopolda del weekend vogliono andare verso un sistema più proporzionale e meno maggioritario, da una parte per limitare fortemente il rischio di un governo grillino che, con il sistema attuale avrebbe serie possibilità di trovarsi al ballottaggio con il PD, e dall’altra evitare le fughe dei piccoli partiti e riducendo il loro potere, rinsaldando le coalizioni. Queste prime ipotesi sembrano piacere al primo interlocutore del centrodestra (Berlusconi) che vede più prospettive per il suo schieramento da ormai molto tempo in grande difficoltà elettorale.
Di fatto se in questo mese si dovesse trovare una reale intesa politica sulla nuova Legge elettorale, anche in caso di vittoria del No (che tra l’altro obbligherebbe a rivedere la Legge elettorale per il Senato, escluso dall’Italicum), riuscire a realizzare una Legge condivisa che garantisca la governabilità potrebbe mettere al riparo il Paese da un attacco speculativo ancora più forte di quello del 2010.
I destini di questi due provvedimenti sono, come già detto, indissolubilmente legati e solo una gestione attenta della contrattazione politica può decidere le sorti del nostro Paese. Anche con una vittoria del Sì, ma con l’attuale legge elettorale, le difficoltà che si dovranno gestire in futuro saranno tantissima.