L’abbiamo fatta grossa (Film, 2016)
Un film imbarazzante (regia di Carlo Verdone) che sarà piaciuto giusto in Cina, a quel che dicono le cronache, ma che non può soddisfare il gusto di chi era abituato alla vera commedia all’italiana. Com’è che non riesci più a volare?, cantava Fabrizio De André qualche anno fa. Le note si adattano bene a un Carlo Verdone orfano di sceneggiatori degni di tale nome, che si scrive da solo (aiutato da Plastino e Gaudioso) soggetti goffi e zeppi di incongruenze, storie improbabili, soluzioni comiche da postribolo.
Sono lontani i tempi di Age, Scarpelli, Benvenuti e De Bernardi (per tacer di Scola e Maccari), quando la commedia raccontava la vita e faceva sorridere grazie a invenzioni coerenti e probabili, che segnavano un netto distacco con la farsa sguaiata e becera. Adesso Verdone tenta di far ridere a colpi di Ma vedi di stattene zitta! E vaffanculo! Ma anvedi questo! Eccheccazzo! Questo è il suo massimo. Di contro risponde Albanese – che se la cava bene quando mette in campo le sue caricature più grottesche – capace di interpretare un solo personaggio, un solo tipo comico, caratterizzato e stantio. Coppia improbabile e male assortita, Verdone e Albanese, di certo non aiutata da dialoghi ai minimi termini, situazioni assurde, momenti che vorrebbero essere comici ma finiscono solo con l’infastidire.
La trama non merita neppure di essere raccontata. Albanese è un attore smemorato, in crisi dopo che la moglie l’ha piantato; Verdone è un ex carabiniere che vive con la vecchia zia e di mestiere fa l’investigatore di casi improbabili. Un’avventura ai limiti dell’assurdo fa sì che i due sprovveduti entrino in possesso di una valigetta zeppa di denaro, bottino mafioso proveniente da un giro di corruzioni e malaffare ordito da un losco politico. Giallo comico, se si vuole, stemperato in rosa per la presenza di due storie d’amore ai limiti del ridicolo che accompagnano lo svolgersi di rocamboleschi eventi.
Tutto molto brutto. Non si ride mai, se non per situazioni condite da umorismo non certo britannico. Paolino Ruffini ha fatto scuola, pare. E I soliti idioti pure. Checco Zalone al confronto sembra Chaplin. Che dire dei comprimari? Attori da dopolavoro ferroviario come Anna Kasyan e Clotilde Sabatino, per tacer di Popilizio nei panni di un politico assurdo e maneggione. Stendiamo un pietoso velo sulla tecnica di regia e sulla fotografia fotocopia (giallo-verde-marroncino) di tutto il cinema italiano contemporaneo.
Ridateci gli sceneggiatori, i direttori della fotografia, gli operatori, i montatori, persino gli attori d’un tempo. Ridateci il Verdone di Borotalco, di In viaggio con papà di Bianco Rosso e Verdone. Ridateci l’Albanese degli esordi, ma anche dei film successivi, quando quando sembrava un vero attore (Uomo d’acqua dolce, È già ieri…). In questo film la sola cosa giusta è il titolo: L’abbiamo fatta grossa. Eh, sì. L’avete fatta proprio grossa. Avete imbrattato una pellicola.
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Regia: Carlo Verdone. Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Massimo Gaudioso. Fotografia: Arnaldo Catinari. Montaggio: Claudio Di Mauro. Effetti Speciali: Davide Leone. Musiche: Andrea Farri. Scenografia: Giuliano Pannuti. Costumi: Tatiana Romanoff. Produttore: Aurelio e Luigi de Laurentiis. Produttore Esecutivo: Maurizio Amati. Casa di Produzione: Filmauro. Distribuzione: Universal Pictures. Durata: 112’. Genere: Commedia. Interpreti: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Anna Kasyan, Clotilde Sabatino, Massimo Popolizio, Francesca Fiume, Virginia De Brescia, Federigo Ceci, Simona Caparrini, Mino Caprio, Corrado Solari, Eugenio Krauss.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]