Trump, Europa e NATO
Ho scritto già fin troppo sul grande punto interrogativo che rappresentano le intenzioni di Donald Trump (se le ha, o almeno se le ha chiare) rispetto all’Alleanza cogli europei. Sabato scorso, ho guardato con estrema attenzione il programma di Christiane Amanpour alla CNN, dedicato a questo tema, nel quale apparivano tre interviste: con un importante uomo d’affari russo, con Federica Mogherini e col Segretario Generale della NATO, Stoltenberg.
Lasciamo da parte il russo, il quale ovviamente esultava e prevedeva rose e fiori nei rapporti USA-Russia. Alla Mogherini e a Stoltenberg, la Amanpour, col professionismo dei grandi giornalisti anglosassoni, poneva domande precise, incalzanti e scomode, ricordando frasi di Trump nella campagna elettorale certamente preoccupanti per gli alleati europei. La Mogherini se l’è cavata abbastanza bene (molto meglio del Presidente della Commissione, Juncker, che aveva fatto sul neo-eletto Presidente commenti inutilmente spregiativi). In sostanza, ha detto che su certi temi specifici (clima, Iran, terrorismo, immigrazione) riteneva che la collaborazione tra UE e USA sarebbe continuata, anche perché “Noi europei siamo abituati al fatto che quel che si dice in campagna elettorale non è poi sempre realizzato nella realtà”. Mi è parso piuttosto l’espressione di un auspicio che una convinzione reale. Poi la Mogherini ha detto tre cose giustissime: la prima è che la possibilità di un relativo distacco americano dagli affari europei deve indurci tutti a guardare con maggiore attenzione e speranza all’Unione Europea; la seconda è che, nell’agenda internazionale, pur cercando e apprezzando ampie convergenze con Washington, come accaduto finora, la linea europea la dettano gli europei; la terza è che l’accordo sul nucleare coll’Iran, che Trump ha più volte dichiarato di voler abrogare “è un accordo multilaterale, non bilaterale e nessuno può farlo saltare unilateralmente”.
Stoltenberg ha dovuto rispondere a domande davvero imbarazzanti. Trump ha dichiarato più volte di considerare la NATO “sorpassata” (obsolete). Non ha mai esplicitamente proposto la sua abolizione ma ha indicato che la presenza americana sarà condizionata al fatto che gli alleati europei “paghino per la propria difesa”; a questo punto, ha osservato la Amanpour, l’Alleanza sembrerebbe più un accordo commerciale che politico e di sicurezza e le truppe americane in Europa più un esercito mercenario che un alleato. Pura demagogia elettorale? Non credo. Stoltenberg ha risposto con scandinava serietà, ricordando che il tema di una maggiore partecipazione europea alle spese per la difesa collettiva è sul tappeto da tempo, anche con amministrazioni democratiche. Ha tirato fuori (non so da dove) altre dichiarazioni di Trump nelle quali il Presidente eletto avrebbe detto di essere un grande “fan” della NATO. Sui futuri rapporti USA-Russia, ha ricordato che, se una buona intesa sul Medio Oriente è necessaria, non si può lasciare mano libera all’espansionismo russo in Europa dell’Est. La questione è calzante, se Trump pensa veramente, come ha detto che “la Russia ha diritto alla propria sfera di influenza”. Berlusconi, nella sua intervista al Corriere, non si è spinto fino a questo, però ha detto che dobbiamo persuaderci che la Russia è parte dell’Occidente e va trattata da pari a pari. Il che va benissimo, salvo che, come diceva Reagan “bisogna essere in due per ballare il tango”.
Stoltenberg ha poi ribadito che la NATO non ha mai smesso di cercare un dialogo con Mosca (è vero, o perlomeno era vero fino a qualche anno fa). Infine: l’Alleanza è forte, unita e quanto mai necessaria e tale resterà. Anche qui, un saggio “wishful thinking”. Per il momento non possiamo fare altro che speculare, basandoci sulle cose dette dal candidato Trump (sarebbe ridicolo però sottovalutarle: Trump non è certamente Hitler, ma quante cose dette da questi furono sistematicamente sottovalutate negli anni Trenta). E guardare con attenzione ai segnali che giungeranno dalla nuova Amministrazione nelle prossime settimane e mesi.
Nel frattempo avrei voglia di dire agli europei, nell’UE e nella NATO: amici, svegliatevi da un sonno di settant’anni. Il mondo sta cambiando e occorrono formule nuove.