Caccioni (CAAB): sostenere l’agricoltura anche per l’Ambiente
Duccio Caccioni è agronomo ed esperto agroalimentare. Direttore Marketing&Qualità del Centro AgroAlimentare di Bologna (CAAB), Presidente della Borsa per i Prodotti Biologici della Camera di Commercio di Bologna, editor della rivista internazionale Fresh Point Magazine, componente del Consiglio di Amministrazione della ONG internazionale Action Aid. È un attivo pubblicista in Italia e all’estero, nonché autore di libri e documentari in tema agricolo ed agroalimentare. Ha svolto attività di docenza presso le Università di Bologna, Parma, Palermo, Oslo e Glasgow. In precedenza ha lavorato come ricercatore presso l’Università di Bologna e come agronomo in numerosi Paesi in via di sviluppo. Lo abbiamo intervistato in occasione del TedX 2016 di cui era uno degli speaker.
Nel suo intervento ha evidenziato alcuni fatti che hanno colto la platea di sorpresa, ad esempio risulta che le superfici coltivate in Italia sono calate negli ultimi anni.
Dai 20,9 milioni che erano nel 1950, siamo a 12,4 milioni di ettari, cioè la metà, il calo è quindi di 8,5 milioni di ettari pari alla superficie di Sicilia, Piemonte e Liguria messe assieme. E’ un fenomeno grande e preoccupante, perché abbiamo da una parte il degrado e la cementificazione, 1,3 milioni di ettari, d’altro canto c’è anche un abbandono delle aree di montagna. Abbiamo in Italia due paesi diversi, uno abitato, ed uno praticamente inselvatichito, non solo disabitato, ma abbandonato.
Il che porta a delle criticità ambientali come vediamo in questi giorni.
Si pongono due diverse emergenze ambientali, da una parte un ripristino del paesaggio nelle zone più urbanizzate che sono state degradate negli ultimi, dall’altra una ricolonizzazione delle zone montuose che sono state abbandonate. Sappiamo dei dissesti idro-geologici di questi anni, che costano tanto e che l’amministrazione pubblica non può affrontare da sola, senza l’aiuto di chi fa agricoltura e quindi gestisce il terreno.
Quindi se queste zone fossero abitate sarebbero manotenute come si deve evitando i dissesti, cioè mettere in atto azioni per cui le persone restino nei territori di montagna come vidi in Austria negli anni passati.
Sì, ma ad esempio anche in Trentino ci sono già politiche in questo senso, mantenere la collina e la montagna e risparmiare le tante vittime che abbiamo ogni anno per il dissesto geologico.
Colpiva molto anche il fatto che faceva vedere di come le grandi estensioni coltivate inneschino trombe d’aria che una volta erano sconosciute nella pianura padana.
L’agricoltura moderna, fortemente meccanizzata, vuole grandi campi, non vuole più ostacoli rappresentati da steccati, siepi, frutteti, il vento prende velocità e crea questi fenomeni che colpiscono le nostre zone.
Mi incuriosiva il fatto che all’aumentare della popolazione è calato il terreno coltivabile.
Sì, si sfruttano molto di più i terreni come produzione intensiva, ma anche dal punto di vista economico credo sarebbe bene tornare alla coltivazione vera e propria.
Da agronomo che opinione ha della coltivazione intensiva?
Io sono per la coltivazione di qualità, non mi interessa se sia intensiva o meno, è molto importante avere una agricoltura sostenibile e di qualità.
Negli ultimi anni di crisi l’agricoltura è stato l’unico settore con risultati economici positivi.
L’agricoltura è vero che ha tenuto in Italia, ma se andiamo a confrontarci con l’Europa vediamo che le cose non sono così brillanti come può sembrare dalle statistiche. Abbiamo necessità di sostenerla, non per l’agricoltura, ma per tutti noi.
Se per ipotesi fosse al governo e potesse decidere cosa fare, quali politiche metterebbe in atto?
Non è facile, bisogna lavorare per l’accesso ai terreni, anche per chi vuole iniziare a fare agricoltura da zero e non solo per chi è già presente.