Digital Forum 2016

Mentre a Confindustria oggi inizia il “Digital Italy Summit 2016: per una Strategia Nazionale dell’Innovazione Digitale”, con cui si vuole proporre alla Pubblica Amministrazione, all’Industria, all’Economia, al Governo, all’Università e alla Ricerca un primo momento di verifica e di discussione sui progressi fatti e sulle priorità che abbiamo dinanzi, e da non molto si è concluso il “Digital Forum Rights 2016”, in cui si è discusso, oltre che di digitale, di come e cosa le aziende stanno facendo per dare attuazione al Regolamento Generale sulla protezione dei Dati, ogni giorno constatiamo come le tecnologie digitali stiano trasformando il mondo in cui viviamo.

Tuttavia le barriere esistenti nella Rete, ancora oggi, non consentono ai cittadini di sfruttare pienamente le opportunità che il Digitale potrebbe offrire, nello stesso modo in cui le imprese e i Governi ancora non possono beneficiare pienamente degli strumenti digitali disponibili.

Da una fonte della Commissione Europea è stato stimato che la creazione effettiva del Mercato Unico Digitale nella UE e quindi l’abbattimento dei muri di regolamentazione e di libero scambio tra i 28, con la creazione un Mercato Unico, anziché 28 Mercati nazionali, porterebbe a un guadagno di 415mld Euro l’anno per l’economia, ma non solo creare, anche, centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro

L’Innovazione digitale rientra tra le principali priorità dell’Unione Europea. L’Unione vuole realizzare una base comune per i Paesi membri  nel digitale e nell’innovazione per mezzo di otto punti: l’unificazione del mercato digitale, la garanzia di interoperabilità delle tecnologie e la standardizzazione, gli investimenti nelle soluzioni per la sicurezza, l’accelerazione della velocità delle infrastrutture di rete, la coltivazione della ricerca e dell’innovazione, l’alimentazione dell’educazione dei cittadini, il sostegno delle applicazioni del digitale con obiettivi socialmente utili, il rilancio dell’internazionalizzazione.

Paulo Silva, rappresentante della Commissione UE, parlando al Forum sui Diritti Digitali 2016 delle modifiche apportate dal Regolamento Generale per la Protezione dei Dati ha voluto sottolineare che “era necessario aggiornare il regime normativo in tema di protezione dei dati per tenere il passo con le sfide tecnologiche – continuando – il Regolamento rappresenta un’evoluzione e non una rivoluzione nella protezione dei dati, dal momento che ne conosciamo già le regole principali”. “Ci stiamo muovendo verso una maggiore responsabilità nel trattamento dei dati. E’ un nuovo modello di gestione della protezione dei dati, che mira a lasciare alle persone il pieno controllo dei propri dati”, cercando di fare in modo che il controllo su di esse sia semplificato. Chi gestisce i dati è obbligato a fornire un’informazione più completa in merito alla loro funzione e, contemporaneamente, il consenso dovrà essere sempre fornito esclusivamente attraverso un atto esplicito.

Nuove regole che dovranno essere applicate sia ai “soggetti UE” sia a quelle società esterne all’Unione che però offrono servizi e prestazioni lavorative ai cittadini dell’Unione Europea. E’ in atto un cambiamento profondo e pervasivo, indotto dal digitale: le imprese e le organizzazioni pubbliche si vanno sempre più ad assimilare a “piattaforme di servizi” attraverso “ecosistemi digitali” che vanno a ridisegnare interi settori dell’economia.

Dicevamo che ad oggi le imprese e i Governi non possono ancora giovarsi, in modo compito, delle opportunità che il digitale potrebbe offrire. Da un’analisi condotta dal McKinsey Global Institute è confermato il dato che l’Europa sta operando al di sotto del suo potenziale digitale, mostrando una significativa dipendenza (in termini digitali) nei confronti degli Stati Uniti: “l’Europa continua ad essere un importatore di tecnologia digitale – si legge nello Studio – dagli Stati Uniti. Lo Studio rileva, inoltre, con particolare evidenza, che il processo di digitalizzazione in Europa si sta sviluppando in modo irregolare, con variazioni tra settori, imprese e Paesi. L’Europa attualmente opera al 12% del suo potenziale digitale, mentre se si passa ad esaminare la Gran Bretagna questo dato sale al 17% e si fermano al 10% Paesi come l’Italia e la Germania.

Dall’analisi McKinsey si constata che il digitale offre dei ritorni in termini economici da non sottovalutare, se sfruttato e utilizzato in modo corretto: parliamo dell’opportunità offerta dal Mercato Unico Digitale di cui parlavamo prima. Il Mercato Unico Digitale può infatti accelerare la crescita del PIL europeo, portando un incremento tra i 375 e i 415 miliardi di euro l’anno. Quella che si viene a creare è una piattaforma comune che consente di conseguire “economie di scala” che siano effettive in ambito digitale per i Paesi che vi partecipano.

©Futuro Europa®

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