Moldavia e Bulgaria definitivamente filorusse, forse
Lo scorso 13 Novembre bulgari e moldavi hanno eletto presidenti definiti “filorussi”. Tuttavia, la Bulgaria fa parte dell’Unione Europea e la Moldavia cerca di integrarvisi. Come spiegare allora questo risultato? Possiamo dire che soffi nuovamente il vento dell’Est sui Balcani? Roumen Radev, neoeletto Presidente bulgaro e Igor Dodon, nuovo Presidente moldavo non hanno mai negato le loro simpatie verso Mosca e il desiderio di un avvicinamento con la Russia.
Questo slancio filorusso può stupire: la Bulgaria, ex membro del blocco dei Paesi dell’Est, è diventata membro della Comunità Europea nel 2007. La Moldavia, ex repubblica sovietica ha firmato a sua volta un accordo di sodalizio con l’UE della quale vuole caldamente diventare parte. Come è allora possibile che Radev sia riuscito a vincere sul candidato europeista, vicino al Primo Ministro, e in Moldavia Dodon abbia sopraffatto anche lui un candidato filoeuropeo? Dalla crisi ucraina scoppiata nel 2013, i Paesi della regione sono più che mai strattonati tra la loro inclinazione europeista e l’influenza russa. Dobbiamo quindi vedere nei risultati delle elezioni avvenute in Bulgaria e in Moldavia disamore per l’Unione Europea e una vittoria strategica della Russia? L’esperto russo in relazioni internazionali, Vladimir Frolov, relativizza: “E’ innanzitutto un risultato simbolico visto che nei due Paesi il Presidente non ha alcun potere politico. Infatti, essendo la Bulgaria una Repubblica parlamentare, il Presidente ha unicamente funzioni di protocollo e rappresenta l’autorità morale. Anche in Moldavia i poteri del Presidente sono limitati anche se può convocare il referendum. Per Frolov questa “esposizione filorussa non dovrebbe essere vista come un fattore di concorrenza nei confronti dell’Unione Europea”.
Dello stesso avviso è Paravan Simenov, direttore dell’Istituto Gallup in Bulgaria. In un’intervista rilasciata a France24 afferma che “se l’Unione Europea non ha più lo stesso appeal di una volta, per i bulgari è sempre al primo posto. L’Unione Europea rimane l’ideale di speranza e di benessere, di giustizia e umanità…e finanziamenti”. L’esperto vede l’arrivo al potere di Roumen Radev come il frutto del movimento populista e anti-élite allineato al contesto internazionale. Come altri politologi, Simeonov trova riduttivo bollare Radev di “filorusso”. “Roumen Radev ha studiato negli Stati Uniti, è stato comandante dell’aeronautica bulgara e generale della Nato. E’ stato formato per fare la guerra alla Russia”, ironizza il Direttore Gallup. Durante la sua campagna, Radev sembra aver dato prova di neutralità quando dichiara: ”L’appartenenza all’UE e alla Nato non ha alternative. Ciò non significa che dobbiamo dichiararci nemici della Russia”. Colui che viene soprannominato “il generale rosso” dai suoi oppositori ha anche affermato voler difendere una “posizione attiva” e non “sottomessa” del suo Paese nei confronti di UE e Nato. Ha chiaramente preso posizione in favore dell’eliminazione delle sanzioni europee contro la Russia. Dovendo essere il rinnovo delle sanzioni contro Mosca preso all’unanimità dai 28 Paesi dell’UE, la Russia ha, come elemento di ritorsione, imposto i prezzi del suo gas alla Bulgaria. Ora, riassume Simeonov, “la Bulgaria vuole mantenere la sua relazione con l’UE ma anche sviluppare gli scambi commerciali con la Russia”. A questo punto non possiamo più stupirci.
Cosa ha fatto scattare la mola filorussa in Moldavia? Per la ricercatrice in geopolitica Arta Seiti, responsabile del gruppo di studi balcanici presso l’Istituto prospettiva e sicurezza in Europa (IPSE) e autrice del Blog “Passioni elettive”, la vittoria del filorusso Igor Dodon è “il risultato di un voto di protesta contro l’oligarchia e contro il Governo in preda ad una corruzione senza precedenti e posto sotto gli auspici dell’Unione Europea”. Per la studiosa, la sfida del nuovo Presidente sarà quindi quella di “tener conto dell’esistenza di una corrente favorevole al mantenimento di un partenariato con l’UE rafforzando contemporaneamente gli sbocchi economici con Mosca”. Il Presidente eletto ha promesso di adoperarsi per modificare in parte l’accordo di associazione all’Unione Europea firmato nel 2014 a danno di Mosca. Questo, per fare in modo che il Paese possa “operare sia con la Russia che con l’UE. L’accordo ha soprattutto permesso la graduale apertura del mercato europeo ai prodotti moldavi, ma ha anche suscitato le ire di Mosca che ha subito imposto l’embargo sulla frutta e la carne moldava, penalizzando così una popolazione che vive essenzialmente di agricoltura.
Le sanzioni contro la Russia mettono questi Paesi in seria difficoltà, creando divari sempre più grandi tra Este e Ovest. Per gli esperti della regione chiedere loro di scegliere tra l’UE e la Russia è impensabile. Hanno bisogno dell’UE per rafforzare i loro Stati, ma hanno altrettanto bisogno dei rapporti economici con la Russia . Sanzionando la Russia e chiedendo ai Paesi dell’Est di scegliere il loro campo, l’UE difende i suoi interessi ma ipoteca il loro futuro. E le conseguenze economiche sono terribili (se non temibili), soprattutto in Paesi come la Moldavia. Per Marina Glamotchack, ricercatrice indipendente sui Balcani, il risultato delle elezioni in Bulgaria e Moldavia sono “il segnale che l’UE deve rimettersi in questione”. Per lei, la sola via d’uscita è il “doppio riavvicinamento”.