Berlusconi e la “morte” dei delfini

Se non fosse inteso in senso figurato, saremmo di fronte ad una strage marina compiuta da Silvio Berlusconi nei confronti dei “delfini” che avrebbero dovuto succedergli nella leadership del centro destra. Forse però per molti dei designati si è trattato di “suicidio politico” colti dalla smania di sostituire il vecchio capo nella speranza di ripercorrerne il percorso di leadership.

Primo tra tutti Gianfranco Fini che, al di là dell’incoronamento da parte di Berlusconi, fu identificato anche dagli elettori come unico vero erede a un Silvio Berlusconi nel 2010 già in difficoltà. La sua autoeliminazione in un momento difficile per il fu Popolo della Libertà, il suo tentativo di corsa solitaria miseramente fallito, si concluse con l’imbarazzante caso della casa a Montecarlo. E in poco tempo l’erede di Almirante prima, e di Berlusconi poi, si è trasformato in una meteora infrantasi nell’atmosfera senza lasciare traccia nella storia politica.

Successivamente alla delusione finiana si mostrò alla luce della ribalta il giovane coordinatore siciliano Angelino Alfano. Di riconosciuta preparazione accademica, fu catapultato nel ruolo di segretario nazionale del Popolo della Libertà con il compito di condurlo alle elezioni del 2013. Un disastro. Quando l’asticella dei sondaggi porto il partito che nel 2008 aveva vinto le elezioni con il 38% intorno al 12%, Berlusconi decise di metterlo da parte, ritornare sulla scena in prima persona fino a rischiare di vincere le elezioni da solo. Il risentimento e l’umiliazione, mista forse alla smania di avere un ruolo di rilievo nel Consiglio dei Ministri ha portato il parlamentare agrigentino a lasciare Berlusconi, tentare una esperienza partitica nuovo nella speranza di fortuna su altri lidi. A differenza di Fini, Berlusconi si risentì molto di questa decisione, talché che ancora oggi mostra una certa sofferenza sul tema. Questa scissione portò poi alla scomparsa del PDL e alla successiva tripartizione pre predelino.

E così dopo le disavventure con Alfano arrivò Toti. Giornalista Mediaset venne catapultato in politica riuscendo ad ottenere prima l’elezione al Parlamento Europeo e successivamente vincere la Liguria alle regionali del 2015. Nel frattempo, dopo essere apparso in tunica bianca assieme a Berlusconi ed essere stato incoronato nuovo delfino e consigliere politico del “Presidente”, l’avvento di Stefano Parisi ha suscitato gelosi e malumori tali per entrare in contrasto con l’ex Cavaliere, sostenendo in tutto e per tutto la linea Salvini-Meloni e sposando un leghismo che all’ex Premier ultimamente non andava giù.

E poi è arrivato Parisi. Lo sconfitto alle elezioni di Milano è stato incaricato di ridisegnare la morente Forza Italia, per rilanciare l’azione politica di un centrodestra unito. Ma i rapporti con Salvini e i dirigenti azzurri sono stati fin dall’inizio tesi. La scintilla non è scoccata e le idee e l’autonomia parisiana non sono piaciuti al punto di dover scaricare ancora una volta il leader designato.

Insomma una vera disgrazia per Berlusconi costretto a non abdicare per inconsistenza degli eredi con un rammarico così grande da aver deciso di proclamare il suo erede Matteo Renzi. Mossa astuta soprattutto in attesa del 4 dicembre dove il voto dirà se sarà lui il vero delfino o ancora una volta si dovrà aspettare.

©Futuro Europa®

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2 Comments

  • All’autore dell’articolo gli è sfuggito il nome dell’primo presunto erede che scappò via di casa.
    Il buon pierfedinando, quando intuì che non sarebbe stato nominato erede unico, uscì in modo trionfale dalla porta. Illudendo tanti elettori, perché li illuse promettendo di riunire quei moderati che non si riconoscevano nei due schieramenti contrapposti. Nel frattempo si è solo mosso con l’unico obbiettivo di rimanere ben saldo e incollato alla sua poltrona, sventolando come una bandierina.

  • Gianfranco Fini resta l’unico Leader possibile per la destra italiana! Gli altri in confronto sono tutte mezze tacche a cominciare da Alfano…..

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