Hasta la victoria siempre

Dopo la morte di Fidel Castro si è letto e scritto di tutto. Casalinghe inquiete, dalla postazione tinello di casa mentre finisce la lavatrice, hanno esaminato fatti e misfatti con il piglio dei migliori osservatori di questioni cubane. E di conseguenza lo hanno riversato sui social con la gravità del momento. Arzilli pensionati tra una partita di bocce e l’altra hanno sentenziato sul Lider Maximo con la certezza della loro esperienza, acquisita dopo aver letto la pubblicità di un viaggio a Varadero. Ma la cosa più penosa sono state le dichiarazioni di persone che Cuba non l’hanno mai vista ma che a furia di leggere per la vita il solito e unico giornale, sia di destra che di sinistra, hanno appiattito i lobi frontali e sono incapaci di esprimere opinioni proprie.

Una pena. Io, signori della corte, conosco bene Cuba. Ci lavoro. Vivo con i cubani, non alloggio negli alberghi occidentali, vado nelle loro case. Festeggio con loro le loro feste canoniche, ho anche sfilato in occasione del primo maggio insieme a un milione di loro. E non sono una che si impressiona. Un popolo povero ma pieno di dignità. Gente che convive da anni con il cosiddetto Bloqueo, l’embargo. Noi non possiamo capire se non lo tocchiamo con mano. Ospedali eccellenti con medici di prim’ordine e non solo quelli per gli stranieri come molti dicono, tutti gli ospedali a Cuba sono eccellenze; dicevo questi ospedali a volte, anzi spesso, non hanno medicine. Perché non arrivano. Però nei loro istituti di ricerca sintetizzano vaccini per combattere il cancro, la psoriasi, altre malattie orribili. E la cura  che hanno per le fasce più deboli? Tutti, tutti i bambini fino a 7 anni sono curati e seguiti e hanno il cibo e le medicine per la crescita. Lo stesso i vecchi, dopo i 70 anni diventano priorità. E vengono seguiti benissimo. Io stesso ho seguito un progetto per combattere l’Alzaihmer assolutamente all’avanguardia. Poi però non si trovano i beni di prima necessità, a volte latita il riso, elemento fondamentale nella dieta cubana. Perché la riforma agraria è stata un flop, in un Paese dove grazie al clima e a una  terra grassa e fertile crescerebbe qualunque cosa, spesso non si trovano frutta e verdura. Un paradosso senz’altro , ma così è. Si mangia più verdura in scatola che da noi, un trionfo di carotine e piselli.

Le grandi contraddizioni sono all’ordine del giorno. Ora con la crisi del Venezuela latita anche il petrolio; impareranno i Cubani a risparmiare energia? A moderare l’aria condizionata e a spegnere le luci? Sicuramente sì. Certo, il progresso e l’apertura a nuovi mercati li sta già cambiando. Sono sempre molto espansivi e disponibili però cominciano a essere come noi dipendenti della “connessione” e quindi cosa non si fa per uno smartphone? E dove ci sono i punti Wi-Fi si ritrovano capannelli di persone che si connettono che parlano con i parenti all’estero, che fanno quello che noi facciamo ormai senza nemmeno renderci conto. Una volta, sul Malecon le persone si sedevano e parlavano e ridevano e scherzavano; ora stanno per estendere la Wi-Fi anche lì; d’ora in poi invece di guardare  le stelle guarderanno in basso, connessi, proprio come i nostri giovani lobotomizzati. Questa è la nuova Cuba; nella vecchia invece quello che Fidel ha tolto, in termini di libertà e libera circolazione, lo ha restituito con cose come la dignità, l’istruzione, la sanità per tutti.

La gente è gentile e rispettosa, cosa che nella tanto famosa democrazia ormai latita; penso a quelle persone che parcheggiano in doppia fila diventando i padroni della strada. Penso a come i cubani sono attenti e calorosi con i vicini, proprio come da noi insomma, dove ci si accoltella per un posto di parcheggio. Il traffico è ancora scarso e ordinatissimo. E allora mi chiedo, Fidel perché hai fatto tutto questo? Hai tolto loro la possibilità di diventare come tutti i popoli dei Caraibi, pieni di casino’ e di droga, puttane e papponi, di gente che ti taglia la gola per un pacchetto di sigarette. L’unica cosa che li accomuna sono le puttane, quello ormai è dappertutto un vero lavoro. Hai permesso a tutti di studiare e di andare a imparare all’estero nelle migliori università del mondo. Hai davvero creato una società dove tutti sono alla pari, si chiamano per nome, dove i ministri girano con al massimo un autista e a volte nemmeno quello. Dove le donne ricoprono cariche apicali perché se lo sono meritato e non hanno certo avuto bisogno di usare le mutandine di pizzo per ottenerli. Certo tutte le dittature sono sbagliate, ci sono state tante uccisioni, esili, violenze. Le stesse che accadono ormai ovunque nel mondo per mani di pazzi furiosi.

Quale la differenza tra la nostra vita e quella dei cubani? Tanta. Noi torniamo a casa con la paura di essere aggrediti, viaggiamo guardando il nostro vicino di aereo con la barba sperando non sia un terrorista, leggiamo di giovani che danno fuoco ai barboni per noia. A Cuba si cammina la notte senza paura, si parla con tutti, nessuno si fa saltare in aria. A Cuba non ci si droga. Con questo non voglio dire che sia un paradiso, ci sono ladri e borseggiatori. Ma la maggior parte del popolo è  dolce e gentile. Valutate voi gli aspetti migliori.

I  cubani americani che tanto hanno festeggiato mi hanno fatto davvero pena. Poi mi sono ricordata che molti di loro, come la famiglia di un Senatore americano originaria dell’isola che tanto scalpita, sono scappati per trovare una vita migliore, sedotti dalle promesse americane che a ogni esule garantivano denaro e servizi, non certo perché erano già oppositori. Fa più fico dire che si è oppositore che morto di fame in cerca di fortuna. E poi mi è anche venuto in mente, quando negli anni ottanta Fidel fece un “condono”, aprì le carceri e lasciò partire per l’America un bel po’ di gentiluomini modello Scarface.

Adesso a Cuba tutti o quasi piangono Fidel. È morto uno di famiglia, con il quale hanno vissuto nel bene e nel male per sessant’anni. Forse troppo per alcuni. Di fronte alla nazione della libertà, ora in mano a un nuovo presidente che non promette bene, l’America che si trova a sole ottanta miglia, di fronte al benessere del consumismo, del dollaro, così vicini  così lontani. Hasta siempre, Comandante.

©Futuro Europa®

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