Bruxelles, proposta di Fondo europeo per la difesa

Approda all’Europarlamento la proposta di creazione di un Fondo europeo per la comune Difesa dei Paesi dell’Unione. Sull’onda dei preoccupanti eventi che scuotono gli equilibri internazionali, tanto sul fronte esterno, dove le guerre civili in Libia e Siria hanno generato lo straripante fenomeno della migrazione di massa verso il Vecchio Continente e trascinato nel conflitto – nel tentativo di una risoluzione per stabilizzare le aree a rischio – le maggiori potenze militari del mondo, quanto sul fronte interno, dove il terrorismo jihadista si è reso protagonista di sanguinosi attentati, radicando solide basi soprattutto a Parigi e nella stessa Bruxelles, cuore delle istituzioni europee, è oggi più che mai prioritario il problema della sicurezza.

In sede di presentazione, il Presidente della Commissione Juncker ha peraltro evidenziato come, nell’ultimo decennio, al generale decremento di spesa in materia di Difesa da parte dei membri dell’Unione, corrisponda, in controtendenza, lo sforzo della Cina, attualmente maggiore potenza asiatica in campo bellico ed economico, verso una crescita di stanziamenti nel settore militare pari al 150%. Anche l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca fa presagire un maggior isolazionismo americano e una conseguente minor propensione all’intervento esterno per garantire la sicurezza degli altri Paesi. L’idea di un fondo per la difesa collettiva funge, inoltre, da fattore d’unità per recuperare il notevole calo di appeal del concetto stesso d’Unione Europea, causa la stressante pressione esercitata dalla crisi economica globale e dall’invasione di migranti dal Medio Oriente e dal Nord Africa.La riflessione sulla sicurezza dell’UE, infine, non può non riguardare anche il risvolto economico della questione: l’industria della difesa alimenta un giro d’affari annuo pari a circa 100 miliardi di euro, crea lavoro diretto o indotto per 1,4 milioni di persone e, su ogni euro investito, procura un ritorno del 60%.

La costituzione del nuovo fondo EDAP (European Defence Action Plan), già in embrione al vertice europeo di Bratislava del settembre scorso, servirà a finanziare una forte cooperazione industriale tra i Paesi membri, generando un importante volano economico di marca squisitamente europea. Juncker annuncia l’intenzione di far convergere nel fondo – entro il prossimo triennio – una prima somma di 90 milioni di euro e, successivamente al 2020, un importo di 500 milioni all’anno, con l’obiettivo di lungo termine, nel settennato 2020-2027, di dotare anche la Difesa di una propria posta nel bilancio comunitario. Il finanziamento sarà costituito da denaro pubblico e privato, con l’ipotesi di autorizzare la BCE (Banca Comune Europea) a investire non solo in progetti civili, ma anche militari. EDAP potrebbe, inoltre, emettere Eurobond, cioè obbligazioni europee per la difesa, con dinamiche simili a quelle del MES (Meccanismo di Stabilita’ Europea), in grado di consentire a fondi pubblici di raccogliere denaro privato sui mercati. EDAP sosterrà investimenti in attività congiunte di ricerca e sviluppo di attrezzature e tecnologie militari. Gli Stati membri potranno investire insieme nell’innovazione o condividere acquisti di mezzi ed equipaggiamenti per la difesa, razionalizzandone, così, i costi d’approvigionamento.

Davanti alla prospettiva di una nuova amministrazione Usa intenzionata a ridurre gli investimenti nella NATO, fondamentale baluardo per la protezione dell’Europa, l’Unione corre, dunque, ai ripari in cerca di una sua autonomia strategica, tenendo ben presente che, tra gli aspetti da difendere con la forza militare, secondo una visione più “tecnocratica” dell’Unione, sia d’uopo includere anche il proprio sistema monetario.

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