Italia delle Regioni

Per il rischio idro-geologico i sindaci italiani si assumono enormi responsabilità e dispongono di risorse insufficienti. Veronica Nicotra, segretario generale dell’ANCI Associazione dei Comuni italiani, cita la vicenda della recente condanna in primo grado dell’ ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, che merita una pacata riflessione, nella speranza che si dia soluzione a criticità su cui l’ Anci da tempo insiste.

Le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate, e anche per questo per una valutazione conclusiva della vicenda sarà bene attendere il giudizio definitivo. È un dato di fatto, però, la sovraesposizione di sindaci, amministratori e dirigenti comunali, rispetto al verificarsi di eventi straordinari e non sempre prevedibili nella portata e negli effetti. La fotografia più recente conta circa 70 procedimenti penali pendenti (2004/2015) relativi ad emergenze di protezione civile, a carico di 200 persone tra sindaci, amministratori, dipendenti comunali, rappresentanti regionali, etc. La condotta contestata è in genere: aver sottovalutato il segnale d’allarme del sistema di monitoraggio. Il numero di procedimenti giudiziari dimostra che c’è un problema di “cattivo” funzionamento del sistema “legale” che produce contenziosi e vede il sindaco, prima autorità di protezione civile, caricato di compiti e responsabilità che hanno elevato tasso tecnico e poca discrezionalità politica.

Il sindaco di un Comune a rischio idrico/idrogeologico (ovvero l’87% dei Comuni) riceve in media ogni anno 150 allerta meteo fra giallo e arancione. Ciò significa che se quel sindaco dovesse dare sempre massimo seguito agli allerta, disponendo la chiusura delle scuole, si paralizzerebbe l’intera attività scolastica. E’ per questo che chiediamo interventi che definiscano maggiore oggettività nelle condotte e nelle azioni da porre in essere rispetto a eventi straordinari. Si ridurrebbero così l’esposizione del livello politico, i procedimenti in sede giudiziaria e anche i danni gravi a persone e cose. Su questo non siamo all’anno zero: grazie alle iniziative dell’Anci, dai precedenti 21 sistemi di allerta siamo passati a un sistema unico con 4 livelli, a cui corrispondono condotte e procedure più codificate. Rimane però al sindaco, e su questo siamo critici, l’onere eccessivamente tecnico di valutare l’andamento e la gravità del fenomeno previsto, e quindi di definire il grado di allerta.

Precisa il segretario dell’ANCI: “Abbiamo già chiesto una Conferenza unificata straordinaria sulla prevenzione dei rischi, per affrontare un ulteriore nodo della questione: è troppo forte lo scarto fra massima responsabilità e minime risorse per i Comuni in materia di protezione civile”. I Sindaci e gli amministratori sono pronti a farsi carico delle proprie responsabilità, ma queste devono essere chiare e accompagnate da risorse adeguate per poterle realmente esercitare. Concludo sottolineando che la giurisprudenza, in fatto di responsabilità dei sindaci, non è affatto pacifica: accanto a sentenze come quella relativa ai fatti di Genova, registriamo pronunce che sanciscono un chiaro esonero di responsabilità a carico del Comune e del sindaco. Per questo motivo sarà bene attendere la pronuncia del giudice di Cassazione, chiamato ad assicurare l’uniformità dell’interpretazione della legge. Sarebbe altrettanto necessario accelerare nel migliorare l’assetto delle regole vigenti.

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