Cronache dai Palazzi
Governo di responsabilità o governo istituzionale, escluso comunque lo scenario del voto anticipato anche se alcuni partiti (Lega, Fratelli d’Italia e Cinquestelle) preferirebbero andare “alle urne nel minor tempo possibile”, come ha chiaramente dichiarato Giorgia Meloni a ridosso delle consultazioni al Quirinale. “Legge elettorale entro fine anno e poi al voto” è stata la sintesi della leader Meloni. Per quanto riguarda invece un eventuale governo istituzionale, del tutto nuovo, circolano i nomi di eventuali premier: Padoan, Gentiloni, Grasso, Franceschini.
In questo momento la crisi è chiaramente nelle mani del Presidente della Repubblica che ha escluso, fin dal primo momento della crisi, le elezioni anticipate avanzando, per di più, la proposta di un nuovo governo Renzi, definito un governo di responsabilità nazionale. Il nuovo governo dovrà comunque portare a compimento la nuova legge elettorale, senza la quale – come ha affermato anche il Capo dello Stato – è improbabile andare al voto. La sintesi del Presidente Mattarella arriverà non più tardi di lunedì 12 dicembre.
Questa legislatura è chiaramente agli sgoccioli e l’Italia, soprattutto il Paese reale, appare alquanto ingovernabile. Il risultato di domenica 4 dicembre ha espresso chiaramente una situazione sociale difficile, un’Italia in difficoltà sul piano economico prima di tutto. Di fatto occorrerebbe scindere tra un voto anticipato affrettato e un voto auspicabile ma che arrivi comunque dopo aver raffreddato gli animi di tutti i partiti, reduci di una campagna referendaria alquanto infuocata. Occorrerebbe approvare nel più breve tempo possibile una nuova legge elettorale ma anche dopo aver ascoltato le indicazioni della Corte, chiamata ad esprimersi sull’Italicum il 24 gennaio, e soprattutto armonizzando le posizioni sia alla Camera sia al Senato. In sostanza è auspicabile che la nuova legge elettorale sia realmente una legge di tutti, nessuno escluso, superando di fatto le diverse fazioni politiche, ideologiche, di sistema. Ci si augura comunque di avere un governo entro il prossimo 15 dicembre, quando è in programma un vertice del Consiglio d’Europa al quale l’Italia non può presentarsi con la medaglia dell’incertezza, esponendo il dramma dell’instabilità. Il nostro Paese dovrà invece dimostrare di aver saputo metabolizzare il trauma del voto, già riassorbito dai mercati finanziari, e garantire una certa continuità della politica estera.
“Senza paura di niente e di nessuno” Matteo Renzi continua comunque la sua corsa e, durante la Direzione del Pd riunita al Nazareno, sottolinea che “il Pd non ha paura delle elezioni”. Sì, inoltre, ad un governo che non sia sostenuto solo dal Pd. “Non sono io a decidere ma devono essere i partiti, tutti i partiti – ha affermato Renzi segretario – ad assumersi le proprie responsabilità”. Il segretario democratico ha inoltre puntualizzato che “il Pd darà a Mattarella una mano a chiudere la crisi”. Per quanto riguarda invece le divisioni interne al Partito democratico, fra renziani e minoranza dem, “la direzione del Pd è convocata in modo permanente”, ha dichiarato Matteo Renzi, e dopo la crisi “ci sarà un confronto interno duro, molto duro”. E poi il caso Franceschini: se Forza Italia vuole governare con lui “lo dica chiaramente”, ha ammonito Renzi puntualizzando che “anche se magari non intendono sostenere nessun governo tutti devono spiegare come pensano di affrontare il percorso”.
Matteo Renzi si sfila comunque dalle consultazioni e propone la diretta “streaming” in Direzione dopo il colloquio con Mattarella: “Così nessuno si potrà nascondere e ognuno dovrà rivelare le sue vere intenzioni”. Le turbolenze interne al Partito democratico non sono ovviamente da sottovalutare e peseranno non poco sul futuro di Renzi segretario. L’affermarsi del No nel referendum costituzionale impone chiaramente un generale riposizionamento interno al Partito democratico. Le lamentele non sono mancate nemmeno dopo l’ultima direzione: “Come volevasi dimostrare non è stato dato alcuno spazio al dibattito durante la Direzione Nazionale che è durata pochi minuti e che è servita solo a creare la scena di una dichiarazione prevedibile e priva di volontà di dibattito politico”. Queste le parole del governatore pugliese Michele Emiliano sul suo profilo Facebook. “Convocare centinaia di persone da tutta l’Italia – continua Emiliano – per confezionare una scena del genere è una mortificazione della democrazia interna e della dignità del partito. Sono senza parole”.
Nel Pd volteggiano di certo numerose casacche e, nello stesso tempo, non sono poche le lettere di affetto arrivate al Nazareno per Matteo Renzi da parte di quegli italiani che lo vogliono ancora premier. Tra Area Dem di Franceschini, i giovani Turchi con alla guida Andrea Orlando, Pier Luigi Bersani e la sua Area Riformista, Sinistra Dem di Gianni Cuperlo, Sinistra e Cambiamento di Maurizio Martina, ed altri ancora, Matteo Renzi e i suoi seguaci sembrano essere in minoranza. Alcuni vedono già un governo Franceschini, anche se “non c’è ancora nulla – come ha affermato Roberto Speranza – aspettiamo le consultazioni”. L’idea quindi di un Partito democratico unito che non si faccia “inchiodare”, pronto a perseguire un obiettivo chiaro tutti insieme, non è poi così semplice da assemblare.
Per quanto riguarda la nuova legge elettorale circolano le ipotesi più diverse, ipotesi che si tradurranno molto presto in proposte da parte dei vari partiti. Giorgia Meloni auspica addirittura una nuova legge elettorale prima della fine dell’anno, lavorando magari anche durante il periodo natalizio. I forzisti sono convinti della necessità di un nuovo governo in breve tempo perché serve per l’appunto una nuova legge elettorale. Franceschini premier è “il nostro preferito, essendo quello che dà più fastidio a Renzi”, ha dichiarato Maurizio Gasparri, mentre l’ipotesi di un Renzi bis appare impraticabile anche se forse non verrebbe ostacolato a spada tratta. “La Corte – ha aggiunto il presidente dei senatori azzurri – abolirà il ballottaggio, ma il Consultellum del Senato e quel che resterà dell’Italicum sono comunque leggi diverse”. Il fatto certo è “che si debba intervenire nei tempi più rapidi possibili”.
Una legge su base proporzionale andrebbe per la maggiore, anche se per una parte di FI serve comunque un meccanismo maggioritario che favorisca le coalizioni. Il presidente Berlusconi non intende inoltre indicare alcun premier e sopratttutto non intende sottostare al “ricatto” di Salvini. Secondo alcuni azzurri il leader della Lega avrebbe inoltre accorciato le proprie distanze dai grillini, avvicinandosi sempre di più all’idea dei pentastellati che propongono il voto subito. Per fare ciò potrebbe valere anche un Consultellum (la proposta del Foglio), praticamente un proporzionale puro dal Senato alla Camera. Una proposta condivisa anche da Fratelli d’Italia anche si tratta ancora di posizionamenti iniziali che attendono di tradursi in equilibri definitivi.
Di certo il prossimo dovrà essere un esecutivo in grado di concretizzare la legge elettorale guardando comunque oltre, cercando ad esempio di risolvere molte delle emergenze sociali che serpeggiano nel Paese, e che rendono l’Italia sempre più precaria sul fronte del lavoro.
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