Cronache dai Palazzi

Ricapitalizzazione di mercato fallita. Per Mps interviene così lo Stato con un investimento di 20 miliardi di euro che, come assicura l’esecutivo, non inciderà sul deficit. Il governo prevede un aumento di capitale “precauzionale” a sostegno della terza banca del Paese, “che potrà così continuare ad operare – ha affermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – con la piena tranquillità dei risparmiatori e dei dipendenti”. La partecipazione dello Stato penalizzerà gli azionisti che vedranno il loro capitale diluirsi, e gli investitori istituzionali in possesso di obbligazioni subordinate, le quali verranno convertite in azioni per il 75% del loro valore. Tutelati invece al 100% i piccoli risparmiatori che detengono titoli simili.

Dopo aver ricevuto  dal Parlamento l’autorizzazione ad una maggiore spesa, il Consiglio dei ministri ha in pratica  approvato il decreto contenente il fondo di 20 miliardi per ricapitalizzare le banche in crisi. Secondo il premier Gentiloni il suddetto decreto garantisce “la più estesa tutela del risparmio degli italiani”, assicurando inoltre delle garanzie pubbliche a vantaggio della liquidità dell’intero sistema. Con l’aumento precauzionale messo in campo dallo Stato il Monte Paschi dovrà ora studiare un piano di rafforzamento patrimoniale da sottoporre alla Banca centrale europea (Bce) e un piano industriale da presentare “alle autorità europee”. In definitiva gli obbligazionisti subordinati dovranno convertire i loto titoli in azioni, mentre coloro in possesso delle “Upper Tier II”, per lo più piccoli risparmiatori, Mps proporrà obbligazioni ordinarie in cambio delle azioni dedotte dalla conversione forzata. Il Tesoro acquisterà le azioni scambiate  con l’obiettivo di rispettare il requisito della condivisione degli oneri dettato dalla direttiva Ue.

La legislazione Ue in vigore dall’inizio del 2016 prevede che, qualora una banca ha bisogno di un aiuto pubblico, deve passare da un fallimento ordinario. Per di più parte del contributo destinato alla riduzione dei debiti dell’istituto dovrebbe provenire da investitori e clienti. I primi ad essere colpiti sarebbero così gli obbligazionisti “subordinati”, poi quelli ordinari, e infine – in caso di necessità – i depositi sopra i 100 mila euro. Tutto ciò per contenere l’uso del denaro pubblico. Seguendo una prassi del genere Mps brucerebbe circa 13 miliardi di euro di risparmio con il rischio contemporaneo di un rafforzamento delle forze antieuro. Proprio per questo Bruxelles e la Commissione Juncker hanno incoraggiato nuove aperture e il risparmio verrà tutelato. In verità fin dall’estate scorsa la Commissione Ue ha indicato che l’Italia può ricorrere a una clausola della direttiva su “recupero e risoluzione delle banche”, che permette “ricapitalizzazioni preliminari” senza andar incontro al fallimento e senza penalizzare il risparmio privato. Solo i detentori di obbligazioni “subordinate” (per circa due miliardi) si troverebbero costretti a convertire le loro obbligazioni in azioni a prezzi ridotti. Nel mirino  i bond rischiosi di Mps venduti dalla banca stessa a circa 40 mila clienti, soprattutto quando nel 2008 l’istituto cercava di finanziare la non felice acquisizione di Antonveneta: un’operazione proibita in diversi Paesi ma tollerata in Italia dalle autorità di tutela del risparmio. A questo punto Mps potrebbe però riconoscere di aver venduto ai propri clienti dei titoli di fatto con la frode (“misselling”), reintegrando gran parte dei risparmiatori, poche settimane prima che verrà ricapitalizzata e gestita dal ministero del Tesoro che spenderà circa 2 miliardi di euro a tutela del risparmio privato. Tutto questo è comunque uno schema provvisorio e la trattativa tra l’Italia e la Commissione Ue è tuttora in corso.

In questi giorni pre natalizi ha acquisito una nuova identità anche l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, ribattezzata Autostrada del Mediterraneo e trasformata da A3 in A2. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha assicurato che tale percorso autostradale cambierà anche destino, mentre il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, citando Massimo Troisi, ha affermato: “Scusate per il ritardo”.

Il governo ci tiene a sottolineare che la data del 22 dicembre è stata rispettata, e sarebbe piaciuto rivendicarlo anche all’ex premier Renzi. Matteo Renzi ringraziando, in un tweet, “tutti i lavoratori che hanno fatto impresa” ha saluto ‘affettuosamente” anche i giornalisti della stampa estera che in conferenza stampa, lo scorso anno, avevano accolto con una risata la promessa di inaugurare quel percorso autostradale. Un’autostrada tecnologicamente avanzata, con wifi e informazioni digitali su incidenti e modo di evitarli – come assicurano i vertici Anas – fatta inoltre di scorrimento veloce e manutenzione continua. Fino ad ora “la ’ndrangheta ha scommesso molto sul fatto che fosse l’eterna incompiuta. Ora non sarà più così”, ha affermato il ministro Delrio che ha sottolineato: “Da oggi l’autostrada Salerno-Reggio Calabria deve tornare a essere il simbolo di un Mezzogiorno onesto e pulito, per uno sviluppo sostenibile e diverso”.

Per finire la nuova legge elettorale e l’altolà del Capo dello Stato a una riforma  affrettata e non solo. Durante il tradizionale scambio di auguri al Quirinale con le più alte cariche dello Stato, Sergio Mattarella ha inoltre denunciato il clima di inimicizia, se non addirittura di odio, diffuso tra i partiti, i mass media e i “social”. Il Presidente ha ripercorso le ultime vicende a partire dalla vittoria del No al referendum del 4 dicembre, ha rinnovato il suo elogio per l’alta affluenza alle urne, con una Costituzione inalterata che tutti hanno il dovere di rispettare, e ha sottolineato che quello attuale corrisponde al tempo in cui la legislatura si avvia verso la fine con un orizzonte di nuove elezioni. “Per la verifica – ha spiegato Mattarella – dell’allineamento del Parlamento rispetto agli orientamenti del corpo elettorale nel momento in cui la vita parlamentare ne determinerà le condizioni”. Occorrerà consentire nuove elezioni “con esiti chiari”, ma prima è necessario dotare il Paese di leggi elettorali “omogenee” e “non inconciliabili fra di esse”. Tali leggi, ha ammonito Mattarella, devono essere “pienamente operative affinché non vi siano margini di incertezza nelle regole”. Il verdetto della Consulta non è sufficiente e Mattarella auspica che per quanto riguarda le regole elettorali “si registri in Parlamento un consenso più ampio di quello della maggioranza di governo”.

Il presidente della Repubblica ha ricordato infine l’esigenza di un esecutivo “nella pienezza di funzioni” che a sua volta si impegnerà per portare a casa la nuova legge elettorale. Da qui tutta una serie di impegni nazionali e internazionali che il governo Gentiloni dovrà affrontare nei prossimi mesi, dalla ricostruzione post terremoto alla questione dei migranti. Ed ancora la presenza dell’Italia nel Consiglio di sicurezza dell’Onu; la ricorrenza dei 60 anni dei trattati di Roma; la presidenza del G7 a Taormina. “Impegni europei e internazionali in cui sono in gioco il ruolo e il prestigio dell’Italia, il governo deve farsene carico”, ha sottolineato Mattarella, che, pur non esprimendosi direttamente, auspica per l’attuale esecutivo una scadenza naturale di fine legislatura.

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