UE, carte di debito per i Rifugiati

Per finanziare il più grande Programma Umanitario portato avanti fin’ora dall’Unione Europea, la UE mette a disposizione 348 milioni di euro. Lo scopo è di provvedere ai bisogni primari dei profughi mediante carte di debito in formato elettronico prepagate, che potranno utilizzare per comprare cibo, provvedere all’istruzione dei figli, per esigenze abitative. Questo è quanto che Christos Stylianides, Commissario Europeo agli Aiuti Umanitari, definisce “…il più grande programma umanitario mai finanziato dalla UE”.

Si tratta di un Piano ideato dalla Commissione per dare un aiuto concreto alle condizioni in cui si trovano i profughi che hanno trovato rifugio in Turchia. L’aiuto economico sarà trasferito mensilmente direttamente alle famiglie dei rifugiati, che versano in condizioni di maggior disagio, individuate secondo criteri definiti, senza che le cifre economiche debbano passare dalle casse dello Stato turco.

Nel Piano, che rientra nel quadro dell’Accordo con Ankara dello scorso marzo, per ridurre il flusso dei migranti verso l’Europa e che ha visto rafforzare la collaborazione tra UE e Turchia, la cifra stanziata è parte dei tre miliardi di euro previsti a copertura dell’Accordo tra Bruxelles e Ankara.

Come lo definisce Stylianides si tratta di un “sistema innovativo” che sarà condotto attraverso il World Food Programme delle Nazioni Unite, in partenariato con le Autorità Turche e la Mezzaluna Rossa Turca. L’innovazione è rappresentata dall’introduzione della “riduzione dei costi intermedi, massimizzando gli effetti”, saranno scongiurati, così, usi impropri dei fondi versati, mediante  un’attenta azione di vigilanza da parte di incaricati della Commissione. Si prevede che entro il primo trimestre del 2017 le “Carte di debito” saranno distribuite a circa un terzo dei tre milioni di migranti residenti in Turchia.

Il Programma è stato chiamato: “ Emergency Social Safety Net (Essn) e il Fondo che finanzia questo Piano di aiuti è  il “Fondo per i rifugiati in Turchia” (Facility for Refugees in Turkey). L’aiuto economico in denaro viene fornito alle famiglie in ragione dei loro bisogni ( in media la cifra è di circa 100 lire turche a famiglia). In questo modo si prevede che potranno svilupparsi anche economie locali, nelle vicinanze dei Campi profughi in cui trovano asilo i rifugiati fuggiti dai conflitti in Siria e Iraq. Si tratta di un sistema sperimentato con successo già in Libano e Giordania. L’eliminazione dei “costi intermedi” consente all’Unione di fermare la dispersione di non poca parte degli aiuti umanitari destinati ai rifugiati.

La Turchia in cambio della collaborazione vedrà accelerarsi il processo di adesione all’Unione Europea che la vede protagonista. Nonostante l’Accordo UE-Turchia entrato in vigore lo scorso aprile, la “rotta est-mediterranea”, meglio conosciuta come “rotta balcanica”, non si è estinta. E questo è quanto dimostrano i dati diffusi dall’Agenzia per il controllo delle frontiere esterne – FRONTEX – per la quale ad agosto 2016 nelle aree frontaliere comprese tra Turchia, Grecia e Bulgaria sono transitati 169.152 migranti.

Ma per la stessa Agenzia adesso è l’Italia a essere nell’occhio del ciclone, anche a causa del’Accordo tra l’Unione e Ankara. Il numero dei migranti arrivati in Europa per la rotta “centro-mediterranea” che riguarda soprattutto l’Itali è cresciuto del 20% nel 2016, per un totale di 181 arrivi: il numero più alto registrato fino ad ora. Dato che è il riflesso del forte flusso migratorio che prime sulle nostre coste dall’Africa e che è responsabile in gran parte degli arrivi del 2016. E’ l’Africa occidentale ad essere coinvolta in primo luogo: Eritrea, Guinea, Gambia, Costa d’Avorio e Nigeria.

Sempre stando ai dati di Frontex nel 2016 sono stati 503.700 migranti ad attraversare illegalmente le frontiere dell’Unione Europea, di cui 364.00 via mare. Per l’Accordo della Turchia con L’Unione gli arrivi in Grecia sono diminuiti del 79% e un calo considerevole a fine 2016 si è registrato anche per la rotta balcanica grazie agli inasprimenti dei controlli di frontiera.

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