Thérèse-Ann Savoy, il fascino ambiguo della Lolita

Muore Thérèse-Ann Savoy ad appena 62 anni (1955-2017) e dobbiamo fare ricerche per appurare se sia vero, a dimostrazione di quanto sia effimera – per chi non diventa davvero famoso – la popolarità conferita da cinema e televisione. Ne scriviamo solo oggi, anche se la scomparsa risale al 9 gennaio, a Milano, città che aveva adottato l’ex inglesina sexy di un cinema indimenticabile.

Thérèse-Ann Savoy è stata un’attrice dal fascino ambiguo e dalla bellezza androgina, nata in Inghilterra e venuta a vivere in Italia, dove si fa notare nel 1972 per un servizio senza veli su Playmen. La bella inglesina di Chelsea, bionda e lentigginosa, debutta a 17 anni come playmate sul paginone centrale della nota rivista per adulti con il nome di Terry, confessando di vivere in Sicilia in una comunità hippy. La bellezza insolita della ragazza, unita a una storia che sembra un romanzo, attirano l’attenzione di un regista come Alberto Lattuada che la vuole in un film morboso come Le farò da padre (1974) accanto a Gigi Proietti. Il personaggio interpretato dalla Savoy – che ha solo diciotto anni – è complesso, ma se la cava con disinvoltura, regalando una figura di adolescente enigmatica sviluppata nel corpo ma non nel cervello. Il film è campione d’incassi e consacra Thérèse-Ann Savoy nell’olimpo delle attrici più interessanti che vengono corteggiate da registi di prestigio.

Nel 1975 l’ungherese Miklos Jancsò la vuole per Vizi privati e pubbliche virtù, un apologo sulla immoralità e sulla vita viziosa dei nobili. Thérèse-Ann Savoy è un ermafrodito che viene da un circo e si esibisce davanti ai due amanti immorali per farli godere sempre di più. Il film più importante di Thérèse-Ann Savoy è comunque Salon Kitty di Tinto Brass (1975), dove è protagonista nei panni di una prostituta che scopre il gioco sporco di un capo nazista. La bella Savoy recita spesso nuda, si muove con la grazie di un felino, ancheggia maliziosa, se la fa con un essere orribile e deforme (Salvatore Baccaro), eccita ufficiali nazisti, amoreggia nei bagni pubblici, si dedica all’amore saffico con Tina Aumont, si concede alla macchina da presa in atteggiamenti osceni e si fa riprendere nuda senza inibizioni.

Tinto Brass vuole ancora Thérèse-Ann Savoy nel cast del discusso Caligola (1980 prima versione, 1984 la seconda), film che il regista ha misconosciuto e che non è mai uscito con la dicitura: regia di Tinto Brass. Thérèse-Ann Savoy è Drusilla, la sorellina incestuosa del folle imperatore, se la cava molto bene nel solito ruolo conturbante e perverso. La sua fortuna (ma visto le vicissitudini del film non so dire quanto lo sia stata) è il forfait di Maria Schneider che era la prima scelta di Brass. Thérèse-Ann Savoy in precedenza aveva interpretato una pellicola per tutti come La Tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa di Sergio Sollima (1977), ma non è un film nelle sue corde. Il regista s’inventa la bellicosa Jamilah (Savoy) al posto della tenera e ormai defunta Marianna (la Carole Andrè del Sandokan televisivo).

Per vedere ancora Thérèse-Ann Savoy al cinema dobbiamo aspettare il 1981 con La disubbidienza di Aldo Lado, modesto film erotico tratto da un romanzo di Alberto Moravia. Thérèse Ann Savoy e Stefania Sandrelli iniziano alle gioie del sesso un quindicenne (Karl Diemunch). La bella inglesina prosegue la carriera con ruoli minori ed è ormai sul viale del tramonto. Nel 1984 interpreta Il Ragazzo di Ebalus di Giuseppe Schito, protagonisti Riccardo Cucciola con Saverio Marconi per una pellicola drammatica sul terrorismo. Nel 1986 ricordiamo La donna del traghetto di Amedeo Fago, una fiaba realizzata da un’idea di Alessandro Haber, che è l’interprete principale.

Thérèse-Ann Savoy chiude la carriera con un lavoro fallimentare di Sergio Nasca: D’Annunzio (1987), liberamente tratto dalla biografia di Piero Chiara, con un Robert Powell fresco di un Gesù Cristo televisivo di Zeffirelli, poco adatto al ruolo del poeta più gaudente del nostro Ottocento. Il film è pessimo, lento e fastidioso, si ricorda solo per la presenza di un cast femminile notevole: Stefania Sandrelli, Florence Guérin, Sonia Petrovna, Eva Grimaldi e Thérèse-Ann Savoy, molto sexy e conturbante. Ultima breve apparizione nel 2000 con La fabbrica del vapore di Ettore Pascucci, poi il ritiro definitivo. Ha fatto anche qualche sceneggiato televisivo nel corso di una troppo breve carriera. Questo è il mio metaforico mazzo di rose per non dimenticarla.

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Filmografia: Le farò da padre di Alberto Lattuada (1974), Vizi privati e pubbliche virtù di Miklos Jancsò (1975), Salon Kitty di Tinto Brass (1975), La Tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa di Sergio Sollima (1977), Io Caligola di Tinto Brass (1980), La disubbidienza di Aldo Lado (1981), Il Ragazzo di Ebalus di Giuseppe Schito (1984), La donna del traghetto di Amedeo Fago (1986), D’Annunzio di Sergio Nasca (1987), La fabrica del vapore di Ettore Pascucci (2000)

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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