Franca Rame e Dario Fo, un applauso infinito
Verona – C’è tempo fino al 20 gennaio per visitare la mostra omaggio a Dario Fo e Franca Rame, che mette a disposizione del pubblico il ricco materiale proveniente dall’Archivio Franca Rame Dario Fo, riconosciuto dal MIBACT di interesse storico particolarmente importante. Questa esposizione che si divide in tre importanti sedi di Verona, l’Università Santa Marta, l’Archivio di Stato e l’Educandato Statale Agli Angeli, rappresenta una delle tappe fondamentali del progetto Ma che aspettate a batterci le mani. Omaggio a Dario Fo e Franca Rame, che proseguirà per altre importanti città italiane.
Questa esposizione nasce dal volere di Franca Rame di far conoscere meglio il mondo del teatro, avvicinare il più possibile la gente alla sua fruizione, a tale scopo aveva creato la Fondazione Rame, con la sua famiglia prima, e con Dario Fo aveva continuato a collezionare una serie infinita di materiali, tra arti e mestieri del teatro, del cinema, della televisione, della radio, della pittura, della canzone, dell’inchiesta storica e di economia dello spettacolo; un patrimonio eclettico che si estende dal Settecento ai nostri giorni e che oggi MusAlab (Museo Archivio Laboratorio Franca Rame Dario Fo) continua a rendere vivo con il coinvolgimento dei più giovani.
L’immenso materiale messo a disposizione da MusAlab, gestito dalla compagnia teatrale Fo Rame, è stato suddiviso in tre sezioni con tre organizzazioni differenti; i giovani studenti dei licei si sono occupati della produzione di materiale di comunicazione e della documentazione espositiva, inoltre sono stati preparati per poter guidare il pubblico tra le varie opere.
Presso l’Archivio di Stato si potrà trovare la sezione Famiglia d’Arte – Dalla Famiglia Rame alla Compagnia Teatrale Fo Rame, che ripercorre la storia della famiglia Rame, una delle tante compagnie marionettistiche che, tra la metà dell’800 e il primo decennio del 900, ha girato le province italiane allietando adulti e bambini. La compagnia Rame, composta da Pio e Domenico, fu una delle poche che conquisto i cuori dei villaggi del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia, ancora oggi infatti viene ricordata con ammirazione.
Il percorso espositivo continua presso l’Educandato Statale Agli Angeli, che ospita la sezione dedicata a Un incontro straordinario: Cantiere Aperto – Dalla pittura alla scena, dove si potranno rintracciare le influenze delle opere teatrali Johan Padan a la descoverta de le Americhe del 1991 e Isabella, tre caravelle e un cacciaballe del 1963; accanto alle opere in mostra gli studenti hanno allestito uno spazio dedicato all’incontro con l’opera di Dario Fo e Franca Rame, un modo per coinvolgere i partecipanti in modo attivo e all’insegna della multiculturalità. Qui il visitatore sarà chiamato in prima persona a donare un suo contributo scritto, una foto o un disegno- pittura, purché sia frutto della propria fantasia, infatti questi doni rappresenteranno il canovaccio dei giovani allievi intenti a realizzare uno spettacolo teatrale.
L’opera lirica e i colori della regia è l’ultima tappa del percorso dedicato alla vita e alle opere degli artisti, allestita presso il Polo Santa Marta dell’Università di Verona, qui si consegna al visitatore il pensiero più profondo di Dario Fo, quello che lo animava e lo portava a creare e rappresentare ancora e ancora, la passione per l’opera buffa. Fo sosteneva, infatti, che l’opera buffa andasse vissuta, danzata, mimata, mescolata con le situazioni, che dovesse essere esplosiva come oggi sono le opere rock, perché le opere rock appartengono ai giovani, sono fatte dai giovani, così l’opera buffa va riconsegnata ad una dimensione popolare, deve impregnarsi del vissuto quotidiano per poter continuare a vivere, e secondo Fo solo coinvolgendo i giovani è possibile riuscire in questo scopo.
Per parlare dell’immenso lascito di Dario Fo e Franca Rame e del loro impegno nel salvaguardare la cultura e la memoria storica, non basta una pagina, non si può descrivere a parole, sono opere che vanno vissute e fatte proprie, perché sono una storia nella storia. Sono opere frutto di una generazione nata a stretto contatto con la cultura e l’arte, con le credenze popolari, che hanno fatto di loro i grandi artisti che sono diventati.
Sempre attenti alla politica italiana, non mancavano mai di inserire nei loro lavori aspre o velate critiche nei confronti dei politici, furono anche i primi a parlare di mafia e morti bianche in televisione, nel lontano 1962 durante la conduzione di Canzonissima, attirando su di loro le ire dei del senatore liberale Malagodi e del cardinale Ruffini, nonché minacce di morte della criminalità organizzata. Queste pressioni e la rinuncia alla censura da parte dei coniugi Fo, costeranno alla Rai la chiusura ante tempo della trasmissione perché nessuno voleva prendere il posto di Rame e Fo, tra gli artisti italiani e stranieri; per quanto riguarda la coppia pur ricevendo la solidarietà di colleghi e pubblico, furono banditi dalla televisione italiana per 16 anni. Sempre senza perdere di vista la cronaca e la politica italiana e mondiale che rappresenta un importante fucina di idee per il loro lavoro, la loro carriera continua con il teatro che sempre a causa della censura si trasferisce in luoghi inusuali quali bocciodromi, piazze e cinema.
Questa è solo una parte della vita dei due attori che viene affrontata attraverso il loro archivio in mostra, ma che da una idea dello spessore delle loro opere, come quando ci si trova davanti il testo Ho visto un re o si assiste alla rappresentazione de Il Mistero buffo,ci si sofferma davanti a qualche loro opera pittorica, o si leggono le loro pubblicazioni; la loro enorme e sconfinata cultura e la loro posizione nei confronti della società e del mondo sono sempre presenti.
Questo progetto che farà il giro dell’Italia, aiuterà molto sia appassionati che neofiti a comprendere il loro mondo e decifrare il loro linguaggio, la loro mimica, così gli sforzi fatti da Franca Rame nel conservare ogni singolo lavoro fatto e ogni documento in cui si imbattevano nel loro lavoro, saranno ricompensati.
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Un Commento
Spero che quest’immensa raccolta arrivi anche a Parma