Antibiotici, ne usiamo troppi?

La resistenza agli antibiotici rappresenta ogni giorno che passa sempre di più una minaccia globale. Per questo numerosi Governi in tutto il mondo stanno unendo i propri sforzi per trovare soluzione a un problema tanto grave che minaccia  le conquiste della medicina moderna e con questa il trattamento efficace di infezioni causate da batteri e virus, parassiti e funghi. Siamo alle soglie di un’Era “post antibiotico” nella quale le infezioni “comuni e lievi” possono uccidere.

Questo è il senso dei Rapporti OMS sull’antibiotico-resistenza, della Settimana mondiale (World Antibiotic Awareness) e della Giornata Europea sull’uso consapevole degli antibiotici (European Antibiotic Awareness Day) appena celebrate  e concluse (rispettivamente dal 14 al 20 novembre e 18 novembre 2016), dello Studio realizzato da un team multinazionale composto da scienziati tedeschi, italiani, norvegesi, coreani, americani e coordinato dalla Fondazione per la promozione della salute e la Ricerca biomedica di Valencia (FISABIO) e pubblicato lo scorso 27 dicembre dal Governo di Valencia che, prendendo in esame nel dettaglio il caso della Spagna, dimostra come i bambini spagnoli usino antibiotici due volte superiori rispetto ai coetanei tedeschi o statunitensi.

Questo lo scopo del lavoro compiuto dall’Osservatorio Europeo sulle politiche e sui sistemi e politiche sanitarie (European Observatory on Health Systems and Policies) che mira a fornire linee guida e indicazioni ai Governi europei relativamente all’innovazione nel campo degli antibiotici. Lavoro dell’Osservatorio che vuole identificare, revisionare e valutare criticamente le iniziative rivolte ad eliminare le barriere internazionali, europee e nazionali che ostacolano la ricerca in questo settore e mettono in risalto, una volta in più se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza di un approccio “One Health – One Europe – One World” e che si giova del lavoro frutto di un’articolata e ricca partnership che vede la collaborazione dei Governi di Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Norvegia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. Per l’Italia la Regione Veneto, la Commissione Europea, la Banca Mondiale, il French National Union of Health Insurance Funds, la London School of Economics and Political Science, la London School of Hygiene & Tropical Medicine.

Azioni e lavori che si inseriscono nel senso della Strategia Comunitaria contro la resistenza agli agenti antimicrobici, delle tante Raccomandazioni e Conclusioni del Consiglio Europeo, della Risoluzione del Parlamento Europeo sulla resistenza agli antibiotici, agli antimicrobici e sulla sfida microbica tra cui la “Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 maggio 2015 su un’assistenza sanitaria più sicura in Europa: migliorare la sicurezza del paziente e combattere la resistenza antimicrobica”, della Comunicazione della Commissione Europea su un  “Piano d’azione di lotta ai rischi crescenti di resistenza antimicrobica” e nel Piano d’Azione quinquennale della Commissione Europea sull’uso eccessivo di antibiotici.

Azioni e lavori che per essere compresi pienamente devono essere contestualizzati nel “Piano d’azione mondiale sulla resistenza agli antimicrobici” sviluppato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con il contributo della FAO e dell’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) e adottato all’unanimità nel maggio 2015 dalla sessantottesima Assemblea Mondiale della Sanità che ha voluto imprimere un’accelerazione agli sforzi compiuti da tutti gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché elaborino Piani d’azione nazionali di lotta alla resistenza agli antimicrobici entro la metà del 2017.

L’ultimo prodotto dell’Unione Europea, il Rapporto “Council conclusions on the next steps under a One Health approach to combat antimicrobial resistance”, realizzato dal Consiglio dell’Unione Europea, sottolinea che, per progredire nel contrasto efficace alle cause che provocano la resistenza agli antibiotici, il Piano d’azione dell’Unione Europea dovrebbe contenere obiettivi misurabili (dal punto di vista quantitativo e qualitativo), parametri comparativi e misure efficaci per raggiungere questo tipo di obiettivi. Si tratta di un documento politico strategico che rappresenta, in sostanza, la posizione della Commissione Europea su quest’argomento.

“Il successo della lotta alla resistenza agli antimicrobici si basa per gran parte sull’impegno e la volontà dei Governi di agire per assicurare l’attuazione delle iniziative dell’approccio one health, coinvolgendo tutti i settori interessati e sulla volontà degli Stati membri della UE di cooperare a livello di UE e a livello internazionale” si legge nel Rapporto. La posizione della Commissione rafforza l’indirizzo della visione dell’approccio “one health” e la necessità di un Piano d’azione nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza per tutti i Paesi, oltre alla collaborazione tra Paesi e lo sviluppo di azioni di coordinamento tra le diverse Nazioni.

Nello Studio della FISABIO, la cui particolarità è di analizzare esclusivamente i dati relativi a 74 milioni di bambini al di sotto dei 18 anni nel periodo tra 2008 e 2012, si conferma che è possibile ridurre il moltiplicarsi di batteri resistenti tramite un utilizzo più efficiente degli antibiotici. E il direttore scientifico di FISABIO, Javier Dìez-Domingo ci tiene a sottolineare che è possibile ridurre gli effetti negativi prodotti dal loro utilizzo scorretto “con una maggiore consapevolezza nella loro assunzione, ma anche una migliore educazione sanitaria e la riduzione del numero delle prescrizioni”.

Lo Studio mette in evidenza che la Nazione che prescrive il maggior numero di antibiotici ai bambini all’anno è la Corea del Sud, con una prescrizione 7,5 volte superiore di antibiotici rispetto al Paese che ne prescrive di meno: la Norvegia. Mentre i Paesi che emettono più ricette mediche per questi farmaci sono Italia e Spagna. Durante i primi due anni di vita i bambini spagnoli assumono antibiotici mediamente una volta e mezzo l’anno, un tasso simile  a quello che si osserva in Italia. Una frequenza 3,5 volte più alta di quella della Norvegia e il 50% in più di Germania e Stati Uniti. In Spagna insieme a quello che si osserva in Romania, Croazia e Slovenia si osserva la più alta resistenza agli antibiotici tra gli Stati Membri.

Quello dell’ “antibiotico-resistenza” è un problema che riguarda tutti: dal singolo cittadino che utilizza antibiotici sotto prescrizione e per la durata prevista dalla terapia agli operatori sanitari, medici e farmacisti, ma non sono esclusi i politici e il sistema industriale che svolgono un compito fondamentale nel promuovere innovazione, ricerca, sviluppo di nuovi strumenti, cooperazione e condivisione di informazioni.

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