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Smog: Sardegna vara nuovo piano per la qualità dell’aria – La Sardegna ha un nuovo e aggiornato Piano per la qualità dell’aria e dell’ambiente. La Regione valuta annualmente la qualità dell’aria ambiente, utilizzando la rete regionale di monitoraggio e riscontrare eventuali situazioni di superamento dei valori limite di legge, dei valori obiettivo ecc. dei parametri inquinanti. La normativa vigente prevede che, nel caso in cui nelle zone o agglomerati si verifichino una o più situazioni di superamento dei valori limite o dei valori obiettivo, la Regione adotti un piano che preveda delle misure volte alla riduzione delle emissioni delle principali fonti di inquinamento così da rientrare nei valori. I dati più recenti registrati dalla rete regionale di monitoraggio, elaborati e pubblicati nella relazione annuale di qualità dell’aria (anno 2015) confermano la necessità di attenzione su alcuni parametri, in particolare in alcune zone e agglomerati. In relazione al PM10 (polveri sottili) nell’agglomerato di Cagliari, seppure in assenza di violazione del numero di superamenti massimi consentiti, nell’area di Assemini (Ca), legati alle emissioni industriali e al riscaldamento domestico e anche nell’area di Portoscuso. Nell’area urbana di San Gavino Monreale, ubicata nella zona rurale, a causa delle concomitanti emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici associate a fenomeni meteo climatici caratteristici del periodo che ne aggravano l’effetto. (AdnKronos)
Corte Conti Ue denuncia,lotta a spreco alimentare inefficace Mancano parametri condivisi e politiche non sono coordinate – Le iniziative contro lo spreco alimentare nell’Ue sono frammentate ed intermittenti, la Commissione non svolge pienamente il suo ruolo di coordinamento e “la sua ambizione” sul tema è “diminuita nel tempo”. E’ quanto afferma la Corte dei Conti europea nel rapporto dal titolo “Lotta allo spreco di alimenti: un’opportunità per l’Ue di migliorare, sotto il profilo delle risorse, l’efficienza della filiera alimentare”. Secondo la Corte, nonostante il tema sia discusso da anni nelle istituzioni europee e non solo, l’assenza di una definizione comune di “spreco alimentare” e di parametri condivisi per misurarlo, così come la presenza di barriere amministrative che limitano le possibilità di donazione ostacolano un’azione coerente e chiara contro lo spreco di cibo a livello Ue. Le politiche che dovrebbero interessarsene, come quelle agricole, della pesca e dell’ambiente, continua la relazione, non agiscono in modo coordinato. Esistono “mancate opportunità e potenziali miglioramenti che non richiederebbero nuove iniziative legislative o più fondi pubblici”, ha affermato Bettina Jakobsen, il Membro della Corte responsabile della relazione. Che non fa sconti neanche sull’iniziativa più recente, la piattaforma Ue contro gli sprechi alimentari, composta da 70 membri tra rappresentanti di paesi Ue, organizzazioni internazionali e del settore privato, inaugurata il 29 novembre scorso dal commissario europeo alla salute Vytenis Andriukaitis. La piattaforma, secondo Jakobsen, manca il bersaglio: “Ciò che serve ora è un maggior allineamento delle politiche esistenti, un miglior coordinamento e il chiaro obiettivo politico di ridurre lo spreco alimentare”. Il rapporto si basa su audit in cinque Stati membri, tra cui l’Italia, in particolare la Regione Lazio. Positiva è la valutazione dei revisori su elementi come le misure dei programmi di sviluppo rurale dedicate a ridurre gli sprechi e i messaggi educativi che accompagnano misure Ue come la campagna “frutta nelle scuole”. Ma la relazione stigmatizza la confusione tra data di scadenza (consumarsi entro) e termine minimo di conservazione (preferibilmente entro) riscontrata sulle etichette di prodotti molto simili e gli errori nei dati sulle quantità, i valori e la destinazione (tra cui la donazione gratuita) dei prodotti ortofrutticoli ritirati dal mercato in seguito alla recente crisi dei prezzi. (ANSA)
Fca: Berlino alza tiro. Ue, Roma dia risposte convincenti Germania, richiami modelli. Delrio, no illeciti, chiede chiarimenti – Bruxelles interviene nella ‘guerra’ tra Roma e Berlino sulle presunte violazioni delle emissioni, e nel suo ruolo di mediatore sollecita l’Italia a presentare “al più presto risposte convincenti”. “Il tempo sta finendo” avverte la portavoce della Commissione Ue per l’Industria Lucia Caudet, perché l’obiettivo è “chiudere” a stretto giro. E se l’Italia omettesse di rispondere, spiegano fonti europee, c’è anche il rischio di una procedura di infrazione. Ma dal Ministero dei Trasporti ribattono: “l’Italia ha sempre puntualmente risposto alle richieste della Commissione Ue” e sulla base “dei test sulle emissioni sui veicoli Fca, compresa la Fiat 500X” è tutto “conforme”. Per questo il ministro Delrio chiede chiarimenti all’Ue. La specifica del modello 500X è dovuta al fatto che dopo il botta e risposta di ieri, oggi il portavoce del ministro tedesco Alexander Dobrindt ha alzato ulteriormente il tiro, chiedendo all’Ue di garantire il richiamo di 3 modelli Fca: Fiat 500X, Doblò e Jeep-Renegade. Su questo punto però Bruxelles non può intervenire: secondo la legge Ue infatti, solo lo Stato che ha approvato il modello può attivare il richiamo. “Dopo la rivelazione delle manipolazioni Vw, nel 2015, il ministro Dobrindt ha istituito una commissione d’inchiesta, che ha lavorato fino a maggio, alla quale sono stati sottoposti moltissimi veicoli. Fra questi anche diversi di Fca. E la risposta dei periti, senza dubbi, è che su questi veicoli è stato utilizzato un meccanismo illegale di spegnimento”, è la tesi tedesca. “Non ci sono dispositivi illeciti dimostrati”, risponde Delrio. “Sono le Autorità di omologazione di ogni Stato che decidono se un dispositivo è lecito o no” e, se questa è la regola adottata per il caso Volkswagen, deve essere “rispettata” sempre. “Non abbiamo niente da nascondere, per questo i dati sono a disposizione della Commissione Europea”, ha sottolineato ancora il ministro dei Trasporti, che in serata in una missiva ha chiesto chiarimenti alla Commissaria europea all’Industria e al Mercato Elzbieta Bienkowska e, riferendosi a Berlino, ha sottolineto come “non si danno ordini ad un paese sovrano come l’Italia”. Sulle emissioni auto “non accettiamo lezioni: rigore e trasparenza a partire dal caso Volkswagen”, gli ha fatto eco il collega dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Mentre il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda su Twitter a chi domanda perché tanta energia nel difendere Fca dice: “dà lavoro a circa 70.000 persone in Italia. Una ragione più che sufficiente”. Ue e Germania rimarcano però la mancanza di collaborazione dell’Italia. “Quando dopo più mesi non ci sono reazioni, né alle nostre domande né a quelle dell’Ue, questo non rende certo felici”, afferma il portavoce del ministero dei Trasporti tedesco, che evidenzia: “La seduta successiva della mediazione era prevista per fine gennaio, inizi febbraio, ma dal lato italiano è stata disdetta”. “La Commissione europea sta cercando di organizzare un incontro con le parti per inizio febbraio, ma è un’impresa difficile”, sottolineano fonti Ue. Secondo una nota del Mit invece l’Italia sta “lealmente collaborando per gli incontri alla commissione di mediazione Ue su Fiat 500X. Non è stato disdetto alcun appuntamento”. Occasione per un chiarimento bilaterale potrebbe essere il forum Italia-Germania, di mercoledì a Berlino, con la cancelliera Angela Merkel e il premier Paolo Gentiloni. Sulla scia dello scontro con la Germania e l’indagine dell’Agenzia per la Protezione ambientale Usa, l’ex Lingotto ha chiuso pesante a Piazza Affari, con le azioni Fca a -4,19%, e la holding Exor a -4,9%. Mentre l’agenzia canadese Dbrs ha messo il rating della casa automobilistica sotto osservazione, per ‘developing implication’.(ANSA).
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