Il Pil? Nasce da uno sguardo

Tutto nasce da uno sguardo. Il sogno, che elabora immagini. La ‘vision’ aziendale, e quella di chi emigra. E tutto si traduce in immagini. Marchiamo il territorio producendo, e interpretando, i segni del nostro ‘fare’: città, strade, porti, elettrodotti. Il percorso casa-lavoro. Il viaggio. Lo raccontano le foto. Lo descrivono le carte geografiche. Che narrano conquiste e ‘corse all’oro’, mai finite: e dicono che produciamo ricchezza, ma anche povertà, forzieri pieni ma anche disastri ambientali. Lo dice il moltiplicarsi di immagini e video sul web, realizzate da miliardi di persone, che producono, e consumano; e che col loro sguardo, su un’etichetta, o su un tramonto, dicono ‘mi piace’ , ma anche denunciano, e sognano. E condividono. Un fenomeno, sociale, economico, ma non solo, anticipato dalle immagini pop replicate di Andy Warhol, e dalla moderna ‘riproducibilità dell’opera d’arte’ – quante foto sul web sono arte – annunciata da Walter Benjamin.

Immagini che parlano di ‘territorio’, e di persone sul territorio:  cioè di quella parte della Terra – Stati e strade, Parchi e periferie – che è organizzata e tessuta sulla base delle nostre innumerevoli relazioni. Nella nostra ‘era’, definita ‘antropocene’ dal biologo Eugene Stoermer, la salute e la ricchezza – oltreché la bellezza – di un territorio, sono condizionati in bene e in male dalla mano del’uomo. Dal suo guardare il territorio. E dal suo pianificare: necessario per garantire efficienza e vivibilità, produttività, e Pil. Sulla economicità della pianificazione del territorio – e sulla anti-economicità di una pianificazione mancata, o di una crescita delle strutture incontrollata – c’è un dibattito costante e produttivo. Nei Paesi Ocse il costo dei disastri ambientali, dovuti a pianificazioni errate o mancate degli insediamenti, cresce più del Pil. Usa e Cina per i loro immensi territori, ma accanto a loro la piccola Italia, sono il Paesi che spendono di più a seguito dei disastri ambientali. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) spiega che per ogni dollaro investito nella prevenzione se ne potrebbero risparmiare sette spesi in soccorsi e emergenza, e che solo il dieci per cento della spesa ambientale è dedicata alla prevenzione. La prevenzione è possibile grazie alla pianificazione. In Italia il territorio è di difficile gestione.

Non basta: da noi l’economia non è solo industrie e centri commerciali: al contrario, il petrolio del Bel Paese è il turismo, quello dei centri storici e dei paesaggi, che i capannoni industriali non dovrebbero compromettere. Servirebbe contezza culturale, in primo luogo nelle dirigenze, di tutto questo. Servirebbe coscienza, in primo luogo a livello amministrativo, nel gestire problemi e risorse. Servirebbe pianificazione. Ma da noi c’è una surreale distanza tra la capitale e i comuni. Da noi i piani regolatori ‘inseguono’ l’abusivismo. E le sanatorie legalizzano l’errore. Con costi altissimi, ogni volta che si deve intervenire per rimediare ai disastri conseguenti, dieci volte più alti di quelli della prevenzione mancata. Costi ai quali andrebbero aggiunti i danni paesaggistici sul territorio deturpato. Costi, purtroppo, non solo economici: anche in vite umane.

Quello che manca è uno sguardo diverso. Lo sguardo dell’immaginario, sul nostro futuro, liberato dai fantasmi dell’economia ‘mercantilista’, quella miope del mordi e fuggi. Uno sguardo libero, non miope ma lungimirante, che si apra sul territorio. Solo attraverso ‘visions’ complesse e armoniche possiamo garantirci futuro, e ricchezza: la ricchezza dell’economia, che vive anche di estetica del paesaggio; ma anche quella, immateriale, e pedagogica, della stessa bellezza. Elevare lo sguardo con la pianificazione. Ma prima ancora con l’osservazione. Quella personale: le foto che facciamo dicono cosa amiamo, sogniamo, costruiamo, desideriamo, compriamo. Un qualcosa come ciò che è riscoperto ogni anno dal concorso fotografico ‘Obiettivo Terra’, organizzato da Società Geografica Italiana e Fondazione Univerde in occasione della Giornata Mondiale della Terra indetta dall’ONU il 22 aprile. Abbiamo una responsabilità, nel nostro atto di guardare il Mondo, anche quando lo osserviamo da dietro l’obiettivo, e lo ‘condividiamo’:  “L’Uomo è l’Universo che prende coscienza di sé stesso” ha detto Elisée Reclus, geografo. Non dobbiamo essere passivi: dobbiamo catturare l’essenza del tutto di cui siamo parte, e l’essenza del sogno, come in uno scatto fotografico. Perché tutto, a partire da un futuro migliore, nasce da uno sguardo.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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