Il caso Raggi
Roma davvero non ha fortuna in fatto di Amministrazioni comunali. I Sindaci succedutisi negli ultimi dieci o quindici anni sono stati purtroppo carenti e sbagliati. Il caso Marino è una piaga recente, ma Alemanno non era stato migliore e neppure Rutelli e Veltroni erano stati esenti da colpe. Il fatto è che negli ultimi decenni a Roma è prosperato, in molti casi all’insaputa e per colpevole mancanza di controllo da parte dei Sindaci, un sistema mafioso di corruzione in vari settori: opere pubbliche, trasporti, raccolta rifiuti, assistenza agli immigrati e altri. E nel frattempo la Città, cuore e simbolo non solo d’Italia ma della Cristianità, è progressivamente scaduta e offre ad abitanti e visitatori occasionali un panorama preoccupante di disservizi, sporcizia e caos nel traffico.
Virginia Raggi è stata votata massicciamente nella speranza (o illusione) che con un’Amministrazione diversa e lontana dalle male pratiche politiche precedenti, Roma riuscisse a ritrovare la via del risanamento. Nessuno si aspettava che questo avvenisse da un momento all’altro, poiché nessun governante ha la bacchetta magica, ma che apparissero presto segni concreti di cambiamento. Purtroppo, i primi mesi della Raggi sono stati segnati da scandali e scandaletti di vario tipo, legati alla scelta di collaboratori sbagliati ma tenacemente difesi anche contro una parte de suo stesso Partito, e lasciati cadere solo davanti all’evidenza di loro responsabilità penali.
La Sindaca ha qualche scusante: ha ereditato una situazione difficile, con una burocrazia pervasiva, inefficiente e resistente a ogni cambio e un sistema mafioso diffuso e radicato; deve inoltre vedersela con l’aperta ostilità di un’opposizione veemente e di una stampa in generale ostile a lei e al Movimento che rappresenta. Da tutto quello che è emerso in questi mesi non viene fuori un quadro di corruzione personale. Virginia Raggi mi sembra una persona onesta e benintenzionata e credo che voglia veramente il bene di Roma. Mi sembra però colpevole di inesperienza e ingenuità, caratteristiche che non contribuiscono certo a permettere di dominare un sistema così complesso e guasto come quello capitolino. D’altra parte è una giovane donna, senza previe esperienze amministrative. Quanto le viene contestato in sede giudiziaria mi sembra, francamente, abbastanza minore e mi domando se giustifichi la mobilitazione di un apparato di indagini, con interrogatori di otto ore. Tutto sommato, ha scelto male i suoi collaboratori, che è uno dei possibili talloni di Achille di politici e pubblici amministratori, d’altra parte impossibilitati a fare tutto da soli e obbligati a fidarsi di persone a cui affidare compiti anche chiave. È un peccato veniale (a meno che non si o dimostrino responsabilità di tipo diverso). Non mi sembra invece rilevante la faccenda delle polizze vita sempre, ripeto, che non dimostrasse complicità tra la Sindaca e Romeo.
Comunque, la Sindaca, il Movimento e la Città sono di fronte a un bivio, con la scelta interamente nelle mani dell’Autorità giudiziaria. O le accuse si aggravano e portano a un rinvio a giudizio, e la Raggi dovrà farsi da parte in sintonia con le regole del suo stesso Partito, o sarà stata una bolla di sapone e la Raggi potrà continuare nel suo mandato. Io spero che questo avvenga, per il bene di una Città che non può continuare a passare da una crisi all’altra, ma necessita imperiosamente di essere amministrata.
Ho sempre pensato che, nella cosa pubblica, moralità e capacità sono egualmente indispensabili e non ho mai accettato il cinico detto: “ha rubato ma ha fatto”. Né per altro verso accetto l’idea che l’assoluta correttezza morale possa giustificare l’incapacità e l’inefficienza. Nella nostra storia repubblicana, in fin dei conti, vi sono stati esempi di personalità che possedevano ambedue le qualità, da De Gasperi a Einaudi, da Guido Carli a Giorgio Napolitano e, nell’attualità, a Mario Draghi.
In ultima analisi, il dovere di Virginia Raggi è di saper mostrare onestà ed efficienza. Solo così potrà portare avanti il tanto annunciato rinnovamento di Roma. Fino ad oggi, non credo si sia dimostrata una sua disonestà di fondo, ma neppure una sua reale capacità amministrativa.
Spero che alla fine la Sindaca trovi in sé la capacità di unire le due qualità necessarie, avendo imparato a evitare errori di giudizio iniziali, scusabili per l’inesperienza e la troppa fiducia. Altrimenti Roma avrà perduto l’ennesima occasione di tornare a essere una città normale.
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