La mia vita da Zucchina (Film, 2016)

La mia vita da Zucchina è il primo lungometraggio animato di Claude Barras (1973), regista candidato al Premio Oscar come autore del miglior film di animazione dell’anno. Barras ha già frequentato la stop-motion con il cortometraggio The Genie in a Ravioli Can, opera di grande successo, acclamata nei festival di tutto il mondo, che l’ha lanciato come autore in Francia e in Svizzera.

Poesia allo stato puro, La mia vita da Zucchina è un’opera di cinema tout-court non confinabile nel campo dell’animazione, sia per validità di sceneggiatura, mirabile fotografia, regia a base di struggenti piani sequenza e suadente colona sonora. Regista e sceneggiatori narrano la storia di un ragazzino di nove anni, soprannominato Zucchina, che dopo la morte accidentale della madre resta solo al mondo (il padre era già scappato di casa) e viene inserito in una casa famiglia. Zucchina conoscerà l’amicizia e l’amore, ma alla fine troverà una nuova famiglia e un padre (il poliziotto che ha seguito la sua vicenda), insieme alla ragazzina che ha incontrato e dovrà abbandonare con tristezza il gruppo dei nuovi amici. Non c’è solo il piccolo Zucchina, sfortunato e romantico disegnatore di storie sotto forma di acquerelli, ma anche un finto bullo figlio di drogati che nasconde un animo sensibile sotto una scorza da duro. Diventerà il miglior amico di Zucchina dopo un’iniziale fase di scontro e reciproca incomprensione, tipica dei rapporti tra bambini.

Tutti i personaggi sono ben tratteggiati. La ragazzina di cui Zucchina s’innamora proviene da una terribile tragedia familiare, perché ha visto l’omicidio della madre da parte del padre che poi si è suicidato e adesso deve evitare una perfida zia. Molti casi complessi popolano l’ambiente della casa famiglia dove vive Zucchina. Una bambina è rimasta sola perché la madre è stata espulsa dal paese mentre lei era a scuola, un’altra era stata violentata dal padre, un bambino marocchino odia i poliziotti che gli hanno portato via il padre, mentre l’ultimo viveva con una madre psicopatica, in preda a manie ossessive.

Personaggi ben costruiti, con una solida psicologia, rendono il film un’opera di grande spessore, adatta a ogni tipo di pubblico, non certo un semplice cartone animato per bambini. Commovente, delicato, appassionante, porta lo spettatore a fremere per la sorte dei protagonisti, a condividere il loro destino, prendendo parte al loro dramma interiore. Se ve lo perdete, rinunciate a un grande film.

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Regia. Claude Barras. Sceneggiatura: Gilles Paris, Morgan Navarro, Germano Zullo. Fotografia: David Toutevoix. Montaggio: Valentin Rotelli. Musiche: Sophie Hunger. Suono: Marie Mazièr, Denis Séchaud, Jérome Vittoz. Costumi: Christel Grandchamp, Vanessa Riera. Art Director: Ludovic Chemarin. Produzione: Marc Bonny, Armelle Glorennec, Pauline Gygax, Eric Jacquot, Max Karli, Michel Merkt, Marie-Lou Pahud, Théo Ciret. paesi di Produzione: Francia, Svizzera. Titolo originale: Ma vie de courgette. Durata: 66’. Genere: Animazione (stop-motion).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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