Cronache dai Palazzi
“Lavoriamo per le prossime settimane, ad una ulteriore agenda di rilancio e di accelerazione delle riforme”, ha affermato il capo dell’esecutivo, Paolo Gentiloni, al termine di un Consiglio dei ministri che ha varato definitivamente la riforma della Pubblica amministrazione e ha preparato il piano di bilancio del deficit da presentare a Bruxelles entro la fine di aprile.
Il presidente del Consiglio puntualizza che il governo prosegue il suo cammino, non lasciandosi condizionare dal dibattito politico, con la “consapevolezza che c’è molto da fare”. Inoltre “i segnali incoraggianti ci sono – ha aggiunto Gentiloni -: compito del governo è sorreggerli, incoraggiarli, sostenerli, non certo deprimerli o dissiparli, sarebbe un errore politico micidiale”. Il premier punta in pratica ad un “ulteriore rilancio”, e assicura che “il governo si dedica con tutte le sue energie e con il massimo possibile della serietà e della lungimiranza ad accompagnare un percorso che possa dare più sicurezza e crescita al nostro Paese”.
Il messaggio è quello di porre fine alle incertezze anche per poter far arrivare il governo a fine legislatura. Secondo il presidente del Senato Pietro Grasso occorre cercare di rafforzare “la fiducia nelle potenzialità di Gentiloni” prima di tutto per portare a termine i “tanti provvedimenti che riguardano la vita delle persone”, mentre i partiti sono interessati molto più alle loro vicende “che alle aspirazioni dei cittadini”. Il voto prima dell’estate porrebbe il Paese in una condizione di maggiore instabilità, anche Michele Emiliano candidandosi alla segreteria del Pd ha affermato esplicitamente di voler sfidare l’ex premier “proprio per rafforzare Gentiloni e la legislatura”. Mentre per l’altro candidato alla segreteria dem, Andrea Orlando, le primarie – che si potrebbero concludere a fine aprile, si dice il 23 – non possono rappresentare una sfida contro il tempo. Nel frattempo è scesa in campo una quarta candidata, Carlotta Salerno, coordinatrice torinese dei Moderati, che sfiderà Renzi, Emiliano e Orlando nella corsa alla conquista della segreteria di Largo del Nazareno.
Andrea Orlando, che ha iniziato la sua corsa da futuro segretario dem nel circolo “Marconi” della Capitale, ha affermato di battersi contro “la politica della prepotenza”, auspicando di “andare a riprendere quelli che in quest’anni sono rimasti a casa”, puntualizzando “prima che sia troppo tardi”.
Sul fronte europeo la Commissione Ue non aprirà nessuna procedura contro il Belpaese per violazione della regola di riduzione del debito ma, entro fine aprile, il governo italiano dovrà definire modalità e tempi di riduzione del deficit strutturale per 3,4 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. Questo è l’unico modo per evitare la procedura e alcune misure sono state già comunicate a Bruxelles come l’estensione dello “split payment” ad altri settori, un provvedimento che produrrà entrate per circa 1 miliardo nel 2017. Nel complesso, lo 0,2% è comunque il minimo richiesto dall’Ue all’Italia, per far sì che dalla Commissione europea arrivi il via libera per la massima flessibilità possibile prevista dalle regole del Patto di Stabilità. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, assicura che “non ci sono dubbi nei mercati sulla sostenibilità del debito italiano” e “lo spread si è stabilizzato”. In sostanza “l’Italia si è impegnata a fare una correzione e la correzione si farà togliendo ogni dubbio sulla coerenza dell’Italia con le regole europee”, ha sottolineato Padoan.
Nel rapporto del debito del maggio 2016, la Commissione enunciava che l’Italia non rispettava “a prima vista” la regola di riduzione del debito, ma in quell’occasione non fu intavolata alcuna procedura in quanto Bruxelles rilevò l’esistenza di tre fattori determinanti: le condizioni macroeconomiche sfavorevoli, in particolar modo l’inflazione a livelli molto bassi “che rendono il rispetto delle regola del debito particolarmente impegnativo”; l’aspettativa per quanto riguarda il percorso di consolidamento del bilancio con la prospettiva del pareggio nei tempi previsti; ed infine l’attuazione di riforme strutturali “ambiziose” che avrebbero favorito la “riduzione del debito nel medio-lungo termine”. Nel prossimo rapporto la Commissione europea misurerà il distacco tra le aspettative di allora e la realtà odierna. Tutto dovrà concludersi nell’arco di quattro mesi e verrà valutata “l’appropriatezza del ritorno dell’Italia a un percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”, in pratica il quasi pareggio previsto dal governo per il 2019. La legge di bilancio 2017 è stata giudicata dall’Ue non in linea con le regole europee. Il rapporto debito/pil è passato dal 132,3% nel 2015, al 132,8% nel 2016 e si prevede un 133,3% per il 2017. Secondo le previsioni nel 2018 scenderebbe, relativamente, al 133,2%. Il mancato contenimento è piuttosto ampio anche a causa del peggioramento del deficit strutturale.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha infine auspicato un cambio di strategia da parte dei governi dei Paesi membri e delle istituzioni comunitarie, anche per evitare nuove uscite dall’Unione dopo quella del Regno Unito. Le necessità dei cittadini in difficoltà, che spesso si riflettono nelle idee di partiti populisti euroscettici e anti-euro, dovrebbero rappresentare la priorità. In sostanza “se l’Europa non sfrutta l’opportunità di rispondere alle domande dei cittadini con soluzioni europee, cioè più posti di lavoro, più sicurezza, più welfare, la Brexit è più un rischio che un’opportunità, ha ammonito Padoan in un convegno a Parigi. “Il populismo? I cittadini chiedono lavoro? I miei figli staranno meglio? La vita sarà più sicura? Meritano risposto europee”, ha scritto Padoan in un tweet.
Più che reperire risorse aggiuntive “si tratta piuttosto di utilizzare meglio quelle esistenti”, ha aggiunto il ministro dell’Economia. Dopo aver registrato il clima a Bruxelles nell’Eurogruppo/Ecofin di lunedì e martedì scorsi, e aver raccolto le contestazioni della Commissione europea che ha registrato un quadro non del tutto rassicurante per i conti pubblici e l’economia nel nostro Paese, il ministro Padoan ha però chiesto all’Ue di rispondere nel migliore dei modi alle istanze dei cittadini cercando di costruire un’Unione per l’innovazione. L’innovazione “è il motore della crescita e di una vita migliore. L’Europa ha bisogno di più crescita, occupazione, inclusione sociale”. In sostanza l’innovazione potrebbe essere una medicina per far fronte al “malessere” diffuso, cercando di concretizzare una “crescita stabile” della quale potrebbero beneficiare anche gli strati sociali più disagiati.
In definitiva, la Commissione europea riconosce all’Italia di aver avviato riforme utili (giustizia, lavoro, pubblica amministrazione, mercato del lavoro) che hanno però subito un “rallentamento”. Per il vicepresidente Dombrovskis – nonostante il sistema bancario italiano si stia riprendendo, anche se “appare più debole rispetto a quello di altri Paesi Ue” – il nostro Paese “continua a essere vulnerabile agli shock” ed “è necessario fare di più”. Gli squilibri macroeconomici, come debole competitività, alto tasso di disoccupazione, vuoti di politiche nella concorrenza, nel Fisco, nell’anticorruzione, “non hanno iniziato a essere corretti in misura significativa” e proprio per questo le riforme sono necessarie.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione