Extraordinary renditions & Femmes fatales

Interviene il Presidente della Repubblica Mattarella su una vecchia faccenda che vide congiuntamente coinvolte l’intelligence statunitense e quella italiana: il sequestro dell’imam Abu Omar a Milano, nel lontano 2003. Il caso sollevò parecchio polverone, si parlò di scorribande illegittime della CIA sul nostro territorio, finirono sotto inchiesta della magistratura agenti americani, nonché vertici e funzionari dell’ex Sismi, oggi Aise, il servizio informazioni militare che avvallò e diede supporto all’operazione di Langley.

Il prelievo coattivo dell’imam è da inquadrarsi nella tipologia della extraordinary rendition, ovvero della procedura di “consegna speciale” adottata dagli americani – dopo l’attentato di New York alle Twin Towers – per catturare in altri Stati sovrani, illegalmente e senza troppe storie, terroristi conclamati e presunti tali. Le prede sono, di prassi, immediatamente tradotte in centri di detenzione controllati dagli Usa e dislocati in Paesi amici accondiscendenti, per essere interrogate – come più volte documentato dai media – col ricorso a sevizie e torture. Abu Omar venne trasferito prima alla base Nato di Aviano, poi in Germania e, infine, in un centro al Cairo, dove le autorità egiziane chiusero un occhio sul trattamento che gli fu riservato.

Per il rapimento dell’imam di viale Jenner, il Tribunale di Milano condannò in contumacia ventitré operativi della CIA. Nell’ottobre del 2015, la polizia portoghese arrestò all’aeroporto di Lisbona, su mandato di cattura europeo emesso nel 2006, una componente del commando che organizzò ed eseguì l’azione: Sabrina De Sousa, cittadina statunitense, oggi sessantunenne e fuori dai ranghi dell’Agenzia americana dal 2009. La donna respinse ogni addebito, ma fu comunque condannata a sette anni di carcere. Avrebbe potuto essere l’unica, del manipolo di agenti coinvolto,  a scontare la pena: infatti, gli altri ventidue, esfiltrati all’estero, non sono mai tornati in Italia e tre di loro – Robert Seldon Lady, Joseph Romano e Betnie Madero – sono stati graziati; con analoghi intenti, per mantenere indenni gli 007 italiani da conseguenze di carattere penale, i governi di turno hanno calato il sipario del segreto di Stato.

De Sousa, su cui era pendente un ordine di esecuzione di pena emesso nel settembre del 2012, avrebbe dovuto – a giorni – essere estradata in Italia. Per archiviare definitivamente la questione, il Quirinale le ha concesso la grazia parziale tramite riduzione della pena di un anno, accogliendo una richiesta già da tempo depositata dal legale della donna. In virtù di tale decisione, Sabrina De Sousa potrà evitare il carcere e il rientro nel nostro Paese.

In una nota diramata dal Colle, è contenuta la giustificazione al provvedimento di clemenza: sotto un profilo tecnico-giuridico, la condanna, ridotta da sette anni di reclusione a quattro, per effetto dell’indulto di cui alla legge n. 241 del 2006, e ora a tre, per via della grazia accordata da Mattarella, consente – in ordine allo sconto della pena residua – la presentazione d’istanze di misure alternative di natura non detentiva, che rendono di fatto inutile l’estradizione; nel merito, il Capo dello Stato italiano ha tenuto conto del parere favorevole del Ministro della Giustizia, dell’interruzione della pratica delle extraordinary renditions da parte degli Usa, del comportamento della condannata e della necessità – rispetto agli altri colpevoli dello stesso reato – di riequilibrarne la pena inflitta.

Per obbligo di completezza, ricordiamo che lo Stato italiano, condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo per aver “coperto” i responsabili del rapimento e violato il diritto di Abu Omar a non essere sottoposto a maltrattamenti e tortura, ha erogato all’ex-imam un risarcimento di 75 mila euro.

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