Cronache dai Palazzi
Gli incidenti giudiziari che devastano il campo della politica, e diversi esponenti di primo o secondo piano, non fanno bene al Pd renziano, sempre più bersagliato, ma non fanno bene nemmeno al sistema Paese.
Sia il centrodestra sia il centrosinistra vivono un periodo di rinnovamento, o meglio di vera ristrutturazione. Il centrodestra, dopo anni di berlusconismo indiscusso, vede l’emergere di anime nuove, non solo Matteo Salvini, leader della Lega – che da mesi porta avanti il suo programma di leadership e di riforma del centrodestra – ma anche Stefano Parisi, fondatore del movimento “Energie per l’Italia”, che dopo aver tentato la strada del rinnovamento in Forza Italia, ora afferma di percorrere una strada “parallela”. L’intenzione è quella di creare una forza “liberale con volti credibili, con ricette chiare come il taglio delle tasse, alla spesa pubblica corrente e un piano di investimenti” rivolgendosi a “milioni di elettori che non votano più centrodestra”. Parisi ribadisce, nel contempo, un no fermo a qualsiasi ipotesi di “partito unico o listone” del centrodestra come invece ha avanzato il governatore Giovanni Toti di Forza Italia. Il succo: “Non si possono mettere insieme anime incompatibili e programmi inconciliabili”, una posizione che richiama quella del leader del Carroccio, che si dichiara pronto a governare insieme alle altre anime del centrodestra purché sia chiaro il programma fin dal primo giorno dopo eventuali elezioni vinte insieme. Nel mosaico delle posizioni – prefigurando o anche solo immaginando un’eventuale intesa con Lega e FdI – Stefano Parisi afferma però, chiaramente, che l’uscita dall’euro “sarebbe un disastro per il Paese”.
Ben venga invece un sistema proporzionale – con i giusti correttivi per garantire la stabilità – che favorisca la formazione di coalizioni forti, connettivizzate dall’esistenza di programmi comuni. “Non si deve pensare all’interesse dei partiti o alle poltrone dei politici – afferma Parisi sul Corriere della Sera -, ma a rilanciare l’Italia dopo le politiche fallimentari di Renzi, con una proposta del tutto alternativa”. Di fronte ad un eventuale futuro governo di larghe intese, frutto di un sistema proporzionale, Stefano Parisi enuncia chiaramente la sua visione dei fatti: “Noi pensiamo si possa trovare un’intesa con gli altri partiti di centrodestra anche prima del voto, ma stando insieme perché si condivide un programma comune, non perché si aspira a un premio di maggioranza per poi arrivare al governo e spaccarsi subito dopo”.
Sull’altro versante, dopo l’esplosione del “caso Consip”, il Pd è davvero nell’occhio del ciclone, e molti temono una tempesta del fango provocata dalle vicende del padre dell’ex segretario; mentre a Palazzo Chigi desta “preoccupazione” la posizione del ministro dello Sport Luca Lotti, personalità vicina a Matteo Renzi, coinvolto anch’egli nella vicenda Consip, con il rischio di provocare “instabilità” nel perimetro del governo. Nel quartiere di Renzi si discute anche di un eventuale posticipo del Congresso e delle primarie previste per il 30 aprile (il 7 maggio l’Assemblea), per evitare che il tutto si trasformi, per l’appunto, in una devastante tempesta del fango, nel bel mezzo di un polverone giudiziario che coinvolge persone vicine all’ex premier.
Nel frattempo Matteo Renzi prosegue il suo cammino, prima in Puglia, poi in Basilicata e Calabria,con l’idea che i processi potranno far “chiarezza” in tempi brevi. Renzi cerca quindi di schivare il pericolo, o quantomeno di scongiurare qualsiasi amara ritorsione sul suo conto. Ciò che temono i renziani e che il loro paladino non riesca a raggiungere il 50 per cento alle primarie, per cui il giudizio sul futuro segretario sarebbe rinviato all’assemblea del Congresso e quindi non sarebbero più gli elettori a scegliere il leader del Pd. Lo statuto dem prevede, infatti, che qualora nessun candidato alla segreteria superi il 50 per cento il confronto tra i candidati (Emiliano, Orlando, Renzi, Salerno) viene rinviato all’Assemblea nazionale, dove gli equilibri interni al partito potrebbero non rispettare a pieno la volontà popolare e dove, tra l’altro, si prevedono eventuali spostamenti di opinioni tra i vari supporter, a favore dell’uno o dell’altro candidato.
Il caso Consip (come la vicenda delle tessere false) peserà comunque, e non poco, sulle vicende del Pd (primarie soprattutto) dei prossimi mesi, tantoché anche l’altro candidato Andrea Orlando – appoggiato tra gli altri da Anna Finocchiaro che durante il governo Renzi ha lavorato con l’ex ministra Boschi sulla riforma costituzionale – propone uno slittamento del Congresso e quindi delle sorti del Partito democratico. Nel frattempo Renzi spiega ai suoi la linea da seguire: “Evitiamo con cura le polemiche quindi nessuna polemica sulle tessere false o sugli arresti di Napoli. Fiducia nella magistratura, come sempre, più di sempre”. Andrea Orlando, competitor di Renzi nelle primarie dem ma anche ministro della Giustizia, osserva invece come “in passato molte inchieste non hanno avuto conseguenze processuali”, auspicando quindi un pseudosalvataggio. Tra gli indagati, il padre dell’ex premier nella sua dichiarazione sottolinea di non aver avuto nessun problema con la giustizia fino a due anni fa, ossia dopo che il figlio è salito a Palazzo Chigi. Si tratta di una dichiarazione alla quale i parlamentari del Pd conferiscono un particolare peso, e che metterebbe in evidenza la tempesta di fango che si agita attorno all’ex premier. Da parte sua, in questo contesto Matteo Renzi torna a ribadire che “i processi non si celebrano sui giornali”.
Per quanto riguarda gli ultimi provvedimenti messi in campo dalla squadra di governo in prima fila spunta la vicenda dei voucher, il cui uso dovrà essere limitato alle famiglie e alle imprese con al massimo un dipendente. È questa la strada accreditata dall’esecutivo per cercare di far decadere la proposta di referendum avanzata dalla Cgil. Anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti afferma: “Penso che la norma sui voucher vada modificata e che vada drasticamente limitato l’uso. Penso che vadano usati dalle famiglie per piccoli lavori e non dalle imprese che hanno i contratti di lavoro”. La commissione Lavoro di Montecitorio presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano – commissione che sta esaminando i diversi disegni di legge per modificare lo strumento dei voucher – segue la stessa linea. Le proposte pervenute sarebbero otto “di cui quattro relativamente omogenee”, ha spiegato Damiano, e la commissione Lavoro mira a riunirle in un unico testo condiviso, alla ricerca di un’intesa al proprio interno. I voucher dovrebbero essere ad esempio limitati drasticamente nella Pubblica amministrazione, “consentendone l’uso solo per eventi eccezionali e straordinari e di precluderne l’utilizzo da parte delle imprese”, come suggerisce Patrizia Mestri (Pd), relatrice del provvedimento in commissione. A proposito di eccezioni, anche per le imprese, Cesare Damiano parla di “eccezioni mirate”, come potrebbe essere la raccolta stagionale di prodotti agricoli. Infine, consentendo l’uso dei voucher alle imprese con al massimo un dipendente, si metterebbero al riparo gli artigiani e le imprese a gestione familiare che non sono poche nel nostro Paese, e che molto spesso faticano a sopravvivere.
Le polemiche attorno ai voucher sono comunque quasi inarrestabili e inevitabili, soprattutto in un Paese dove il lavoro rappresenta ormai un’emergenza sociale. Il presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, afferma chiaramente che “limitare l’uso dei voucher alle famiglie e alle imprese con un solo dipendente significa non conoscere il mercato del lavoro e le concrete situazioni occupazionali che meritano uno strumento semplice per emergere”. In questo contesto si teme il sopravvento dei sindacati e il governo deve mediare per trovare una soluzione idonea che, oltre al taglio deciso della platea dei committenti, dovrebbe prevedere anche un certo allentamento dei vincoli per il lavoro a chiamata, includendo tra i possibili destinatari dei voucher anche i lavoratori di età compresa tra i 25 e i 50 anni, e quindi non prevalentemente studenti e pensionati.
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