Pubblico impiego, cosa cambia
Da Bruxelles continuano ad arrivare sollecitazioni per procedere in maniera spedita sulla strada delle riforme, non ultime le recenti sollecitazioni di Jyrki Katainen, Vicepresidente della Commissione Europea, che, pur riconoscendo che il Governo ha approvate alcune Riforme che hanno rafforzato la competitività e l’economia, sottolinea che si deve mantenere la consapevolezza che ancora moltissimo si può e si deve fare “…l’economia italiana è sempre cresciuta a un ritmo più lento rispetto alla media dell’Eurozona e ci sono debolezze strutturali che non sono state corrette per tempo” ci tiene a puntualizzare Katainen.
Riforme che, come sappiamo, rientrano nella più ampia prospettiva del Piano Nazionale delle Riforme, obiettivo che il Governo sta preparando in vista del Def di aprile e che corrono su quelle che possono essere considerate quattro direttrici principali: privatizzazioni, concorrenza, efficienza della P.A. e misure fiscali, sempre sulla scorta delle sollecitazioni dell’Unione Europea.
E anche se l’Unione Europea, attraverso il Commissario Europeo per gli Affari Economici e Finanziari, Pierre Moscovici, ci tiene a precisare che l’Italia ha bisogno di una manovra di aggiustamento dei conti pubblici, pari allo 0,2% del Pil, non irrealistica, ma ragionevole, mettendo contemporaneamente, in rilievo come siano oramai maturi i tempi perché “… l’Unione debba andare fino in fondo e dotarsi di un Tesoro Europeo, chiediamo rispetto del Patto, (…) la regola del debito deve essere considerata come non rispettata e la UE ha chiesto all’Italia ulteriori misure pari allo 0,2% del Pil entro la fine di aprile il deficit strutturale”, come si legge nel Rapporto sull’indebitamento pubblico italiano. Rapporto che dimostra come il debito pubblico italiano sia sopra al 130% del Pil da quattro anni. Alto debito e bassa competitività dell’Italia che hanno fatto sì che il nostro Paese in Sede Europea fosse considerata oggetto di uno squilibrio eccessivo.
Per quanto riguarda l’efficienza della P.A. con la Riforma del Pubblico Impiego qualche risultato lo si è e lo si sta raggiungendo. Sappiamo che nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2015 è stata pubblicata la legge 124/2015 recante “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” conosciuta come Legge Madia di Riforma della P.A. e che nello scorso febbraio sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri i Decreti attuativi che riformano in via concreta il pubblico impiego, dando concretizzazione alla Riforma Madia. Saranno la malattia, le assunzioni, lo stipendio, i premi di risultato e il licenziamento i principali ambiti interessati dalla Riforma, con l’introduzione di nuove regole e nuove esigenze: la necessità di procedere a nuove assunzioni, alla stabilizzazioni dei precari e controlli più rigidi su malattia e assenteisti.
Però le regole introdotte con i Decreti attuativi alla Riforma Madia ancora non sono definitive, sono state richieste dai sindacati, infatti, interventi correttivi al Testo Unico del Pubblico Impiego 2017.
Per quanto riguarda le assunzioni il Testo Unico prevede un “Piano di stabilizzazione dei precari” tra il 2018 e il 2020. Saranno assunti con contratto a tempo indeterminato tutti i precari della Pubblica Amministrazione, assunti dopo aver superato un concorso pubblico da almeno tre anni. Nelle prove di concorso l’inglese diventerà obbligatorio e per le nuove assunzioni non si terrà più conto delle “piante organiche”, ma del “fabbisogno di nuove risorse” sulla base di un “Piano triennale”.
Per le visite fiscali invece sarà predisposto un Polo unico all’interno dell’Inps, per i controlli ai dipendenti pubblici e privati e gli orari di reperibilità saranno uniformati a sette ore per tutte le tipologie di lavoratori. Le cause di licenziamento disciplinare aumentano e sarà inclusa anche la violazione degli obblighi lavorativi, tra le possibili motivazioni previste, come, anche, il rendimento insufficiente valutato su base triennale e le assenze sospette o in prossimità di giorni festivi.
I premi di produttività saranno differenziati e disciplinati dai contratti collettivi e saranno contemplate misure di “welfare aziendale” anche per i dipendenti pubblici: benefit aziendali detassati che contribuiranno all’aumento dello stipendio oltre all’aggiunta in busta paga dell’aumento degli 85 euro lordo medio che ci si ripromette di mantenere.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione