Wikileaks, nuova ”bomba” sulla CIA

Che siamo tutti spiati, ce ne siamo fatti una ragione. Protagoniste assolute del settore, le agenzie governative americane NSA e CIA. Abbiamo appreso il discutibile impiego di tecnologie d’avanguardia, in materia di intercettazione, da gole profonde riparate all’estero come Edward Snowden (Datagate), e, ancor prima di lui, dal bizzarro Julian Assange, fondatore della celeberrima WikiLeaks, agenzia di stampa sui generis, specializzata nel pubblicare in rete rapporti “top secret” sugli scheletri dei governi delle maggiori potenze mondiali. Assange sembra avere particolare predilezione per le attività del gendarme statunitense. Anche stavolta, infatti, l’enigmatico e sfuggente divulgatore biondo platino ci delizia con una splendida chicca che riguarda Langley.

Naturalmente, la novità non è dimostrare il monitoraggio di massa in atto, nonostante il resiliente pensiero secondo cui l’attenzione dell’Intelligence sia un privilegio circoscritto alle sole eminenze di politica, imprenditoria e cultura. L’aspetto inedito della notizia è smascherare i nuovi strumenti e gli astuti upgrade tecnici, con cui il Grande Fratello controlla e acquisisce i dettagli più intimi della nostra vita, sfruttando l’antica strategia del Cavallo di Troia: penetrare nella sfera privata del cittadino, insinuandosi in oggetti ritenuti familiari, innocui, di massima portabilità e usati abitualmente per le proprie attività relazionali.

Dopo la scoperta della reale esistenza del Grande Orecchio, in arte “Echelon”, Assange ci avverte sulla pericolosità per la privacy di alcuni elettrodomestici onnipresenti nelle nostre case, come Smart TV (apparecchi televisivi dotati di connessione a Internet), personal computer e telefoni cellulari. Il comune denominatore, per garantirsi un accesso clandestino ai nostri affari, è che l’oggetto funzioni elettronicamente, serva per navigare sul web o si agganci a celle della rete radio- mobile. La CIA ci spia e lo fa attraverso un sofisticato programma di hackeraggio, denominato Weeping Angel (Angelo Piangente), che controlla gli iPhone della Apple,  i sistemi operativi Android di Google e della Microsoft di Bill Gates e persino i televisori della Samsung, trasformati – quando sono spenti – in indiscreti microfoni.

Scomparsa nel Giurassico l’era dei fax e della posta cartacea tradizionale, la diffusione imperante di servizi di messaggistica e comunicazione social – fra cui Whatsapp, Twitter e Facebook – ha obbligato e, al tempo stesso, fornito nuovi spunti per scippare informazioni. Malware sempre più subdoli eludono i sistemi di sicurezza criptati di tali servizi, accedendo al nuovo oro del terzo millennio: il dato informatico sensibile. Internet è quella oceanica riserva di “pesca”, nelle cui acque fluttuano enormi banchi di informazioni, dai quali è possibile estrapolare e ricostruire la vita intera di una persona con chirurgica precisione. C’era una volta il diario personale segreto; oggi, c’è l’account di Facebook, con foto, commenti, sfoghi, opinioni, descrizioni di abitudini e luoghi frequentati, numeri di telefono, indirizzi email, indicazioni di preferenze, il tutto servito – a chi è in grado di spiare – su un vassoio d’argento. Cambiano usi e costumi  e i primi a mettere in piazza le nostre cose – poiché la tecnologia ci consente la dose di visibilità ed esibizionismo cui, evidentemente, aspiriamo – siamo proprio noi.

La passata amministrazione Obama aveva già ricevuto, come raccontammo in un precedente articolo sull’ex soldato Chelsea Manning, dure accuse di attività spionistica a danno di premier stranieri (Berlusconi, Merkel, Hollande) e di avversari politici americani. Non ultima, l’accusa di interferenze nelle recenti elezioni presidenziali Usa, prima scaricata su hacker russi, e ora – alla luce della valanga dei nuovi documenti riversati in rete da WikiLeaks – riconducibile a “una pista interna”, con somma soddisfazione di Putin e del Cremlino.

Pare, inoltre, che la CIA avesse da tempo installato nel Consolato americano di Francoforte una centrale “coperta” per fare cyber-spionaggio in Europa. Non facciamoci, dunque, troppe illusioni sulla non veridicità e inutilità di stringenti controlli all’ordinario cittadino: esclusi fondati motivi d’investigazione e accertamento di reati, l’indiscriminato commercial profiling dell’Internauta, basato su dati illegittimamente carpiti, procura un indebito e ambito vantaggio economico al Paese che “osserva”.

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