Sensualità ed eleganza al Vittoriano
Roma – Pennellate decise ma leggere come piume, sguardi fieri ma carichi di sensualità, una vibrante e vitale energia emerge dalle opere di Giovanni Boldini, che con i suoi dipinti ha segnato l’inizio della Belle Époque. I suoi lavori oggi possono essere ammirati presso l’ala Brasini del Vittoriano nella mostra antologica a lui dedicata.
La mostra, che si concluderà il 16 Luglio, raccoglie 160 capolavori del maestro provenienti da 30 musei di tutto il mondo e da collezioni private nazionali e internazionali, che ricostruiranno la sua biografia dal 1860, anno della sua partenza dalla città natale Ferrara, ripercorrendo viaggi, sperimentazioni e incontri che hanno segnato la sua vita professionale, fino agli ultimi giorni di vita.
L’esposizione dedicata all’artista ferrarese affianca ai suoi capolavori anche quelli di artisti del suo tempo, quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi, che aiuteranno il visitatore a cogliere similitudini, influenze e differenze nelle varie opere.
La mostra, curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi, presenta al pubblico le opere cronologicamente raggruppate in 4 sezioni che aiutano a comprendere l’opera grazie alla ricostruzione del periodo storico in cui e stata realizzata.
Il primo gruppo di opere è stato realizzato tra gli anni 1864 e 1870, rientra nella sezione La luce nuova della macchia nome dovuto alla presenza di commistioni e collaborazioni che Boldini intrattiene a Firenze con i Macchiaioli, che stimolano la sua creatività e la sua indagine tecnica, ma soprattutto emergono le relazioni personali come quella con Cristiano Banti per il quale elaborò Alaide Banti sulla panchina (1870-1875) e La famiglia Banti (1866), qui esposti. Questi sono anni in cui Boldini si esercita sull’uso della luce e dell’ombra e frequenta la tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello, dove entra in contatto con la Scuola di Piagentina e gli artisti e aristocratici ad essa vicini. Sono anni in cui riceve molte commesse e si lega alla nobile inglese Isabella Falconer, che per qualche anno diviene sua mecenate, sono anni in cui Boldini matura l’idea di passare qualche mese a Londra per poi trasferirsi definitivamente a Parigi.
La seconda sezione, Maison Goupil fra “chic” e “impressione”, comprende le opere realizzate tra il 1871 ed il 1878, sono gli anni vissuti dal maestro a Parigi in cui si cimenta con i canoni dell’impressionismo, anche se non vi aderirà mai del tutto. Qui al soldo del mercante internazionale Adolphe Goupil sviluppa quella particolare tecnica che rende i suoi dipinti vivi e pieni di pulsante energia, come si può riscontrare dalle opere esposte, Marchesino a Versailles (1876), Place Clichy (1874) e Lo strillone (1878). Cambia lo stile dei quadri di Boldini e cambiano i soggetti, ricchi di dettagli ma più sfumati e leggeri, quasi eterei, ciò, oltre a far supporre che questi cambiamenti siano dovuti alle esigenze di Goupil, si deve forse anche ai suoi studi fatti su Turner durante il soggiorno londinese.
Boldini continua i suoi studi e le ricerche per dare maggiore realismo alle proprie opere, gli anni che vanno dal 1879 al 1890, le cui opere sono raccolte nella sezione La ricerca dell’attimo fuggente, sono anche quelli più proliferi; le opere esprimono la volontà di restituire allo spettatore lo spazio e l’attimo di un gesto o di un espressione, con la stessa grazia e espressività del momento in cui è stato osservato da Boldini, come Ragazza sdraiata con abito scozzese (1891 ca.), Provocazione (1885 ca.), La toilette (1880 ca.). Sono anni in cui Boldini si lega alla contessa Rasty, che lo introduce nell’alta borghesia, inizia a frequenta Montmatre e gli artisti che lo abitano, come Degas, ma sono anche anni di cambiamento dove risuona una morale labile e inconsistente, che si ritrova spesso nei quadri di Boldini sotto forma di malinconia o note caricaturali.
Il ritratto della Belle Époque è l’atto finale della mostre, in questa sezione sono raccolte le opere che hanno segnato la fama di Boldini e per le quali era molto richiesto come ritrattista, sono gli anni che vanno dal 1892 al 1924, qui sono esposti i ritratti delle donne più belle della nobiltà francese, di cui Boldini ha saputo cogliere l’anima riproducendola su tela, tra tutti spicca il ritratto di Donna Florio, diventato icona della Belle Epoque, e forse visibile al pubblico per l’ultima volta (la tela, coinvolta nella procedura giudiziaria del Gruppo Acqua Marcia, è stata messa all’asta e potrebbe essere acquistata da un privato).
La vita dell’artista è stata intensa e ricca di esperienze, questo innato talento ha prodotto numerose opere e fatto viaggiare nel tempo la fame del maestro, il suo immenso lascito è stato anche raccolto in un catalogo, edito da Skira, che correda la mostra; qui sono raccolte numerose lettere inedite dalle quali emerge il carattere di Boldini che, in veste di Presidente della commissione d’arte per la sezione italiana alla Esposizione Universale di Parigi del 1889, coinvolse l’amico Telemaco Signorini nella selezione delle opere degli artisti toscani partecipanti che dovevano essere spedite a Parigi. Oltre alle lettere fanno la loro comparsa 4 schizzi inediti del maestro, realizzati in occasioni differenti tra gli anni 1906 e 1921.
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