Kislyak, il russo che mette in difficoltà l’Amministrazione Trump

Dietro ai “contatti con Mosca” del Ministro della Giustizia americano Jeff Sessions e dell’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn, c’è lo stesso uomo: Sergey Kislyak, Ambasciatore russo a Washington.

Ha il dono di rendere chiunque “persona non grata” dopo qualche secondo di conversazione. Sergey Kislyak, Ambasciatore russo negli Stati Uniti dal 2008, è il cuore pulsante della polemica sui presunti legami dell’Amministrazione Trump con Mosca. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Michael Flynn, è stato il primo ad aver pagato per aver avuto diversi colloqui, non illegali ma giudicati dubbi, con l’Ambasciatore. E’ stato costretto a dare le dimissioni lo scorso 13 Febbraio, dopo aver assicurato a Kislyak che Donald Trump sarebbe stato molto meno severo sulle sanzioni decise da Barack Obama nei confronti della Russia per la sua presunta ingerenza nelle elezioni americane. Pochi giorni fa è toccato a Jeff Sessions, Ministro della Giustizia, giustificarsi per due incontri avuti con l’Ambasciatore durante la campagna presidenziale 2016, che aveva anche lui omesso di menzionare durante il giuramento dello scorso Gennaio. Per tagliar corto sui sospetti di collusione, Sessions si è ritirato dall’inchiesta sulle elezioni presidenziale.

Ci si chiede ora se Sergey Kislyak sia oggetto di una sorta di “caccia alle streghe” come sostiene la Russia, o se sia, come  pensano gli uomini dei servizi segreti americani, “una spia cacciatore di teste”. Ma il suo lavoro non è, come ha sottolineato l’ex Ambasciatore americano a Mosca Michael McFaul, di incontrare i politici influenti? Sicuramente Kislyak è stato uno dei rari ambasciatori invitati ad assistere al primo discorso sulla politica estera tenuto a Washington da Donald Trump, allora candidato per l’investitura repubblicana, il 27 Aprile del 2016. Allora aveva mostrato molta soddisfazione per lo slogan annunciato in quell’occasione, “America First”, e per la rinuncia da parte di Trump di qualsiasi riferimento al tema della “Nazione indispensabile”, alla base dell’interventismo americano.

A 66 anni, alla fine del suo mandato nella capitale federale dove rappresenta Mosca dal 2008, nominato da Dmitri Medvedev, l’Ambasciatore Kislyak è un diplomatico di carriera discreto, meticoloso ed esperto. Un puro prodotto del Ministero degli Affari Esteri sovietico dove era entrato nel 1970 dopo essersi laureato in ingegneria. Diventato specialista nel controllo delle armi, è stato Ambasciatore in Belgio dal 1998 al 2003 dove ha ricoperto anche la carica di rappresentante permanente alla Nato. Ha partecipato attivamente a Washington ai negoziati sul trattato per la riduzione delle armi nucleari New Start, conclusi nel 2010. Le sue relazioni con Washington si complicano quando la presidenza Obama espelle, lo scorso Dicembre, 35 suoi colleghi, lamentando la totale mancanza di una vera “pace post Guerra Fredda”.

Se il diplomatico è un accanito difensore del prestigio internazionale della Russia, non viene però considerato come particolarmente vicino a al Presidente Vladimir Putin. Sergey Kislyak conosce molto bene gli Stati Uniti dove ha cominciato la sua carriera alle Nazioni Unite a New York, per passare poi all’Ambasciata dell’URSS a Washington negli anni ’80. Chiamato in causa per i suoi contatti con numerosi personaggi vicini a Trump, lo scorso 3 Marzo ha ricevuto pubblicamente il sostegno del suo Ministro, Sergej Lavrov. Quest’ultimo ha assicurato che i contatti con funzionari e onorevoli sono parte integrante del lavoro di Ambasciatore, sottolineando che la pressione esercitata dal 1° Marzo su Jeff Sessions, che ha dovuto riconoscere di aver incontrato Kislyak dopo aver detto il contrario, “assomiglia molto ad una caccia alle streghe o ai tempi del maccartismo”, la stessa espressione è stata utilizzata da Trump sul suo account Twitter. L’esposizione mediatica alla quale è stato sottoposto ultimamente non piace affatto al diplomatico. Kislyak Sfugge come può ai microfoni e preferisce, come ha sempre fatto, le cene tra persone “che contano” alle dichiarazioni pubbliche. Essere diventato così politicamente tossico è il colmo per l’uomo di Mosca a Washington.

Da fine diplomatico, Sergey Kislyak ha risposto solo alla domanda della CNN sull’attuale politica russa,  constatando semplicemente: “viviamo la peggiore era delle nostre relazioni bilaterali”. Per una persona che vive da così tanto tempo la situazione dall’interno, questa ammissione la dice lunga. Sul ruolo di Mosca nella campagna presidenziale, si stupisce per essere “diventato un danno collaterale tra i due partiti”. E la storia non sembra finita perché la Casa Bianca avrebbe rivelato che anche li genero di Trump, Jered Krushner, avrebbe incontrato Kislyak lo scorso Dicembre. Se l’Ambasciatore russo sta per lasciare Washington perché arrivato alla fine della sua carriera, il suo ricordo probabilmente non rimarrà tanto nell’ombra.

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