Uomini e bestie
Femminicidio, brutta parola. Eppure ci faremo purtroppo l’abitudine, il trend non si ferma. Reduce da un Convegno dove si è parlato di questo, il risultato che ha messo tutti d’accordo è che bisogna combatterlo ma anche tutti d’accordo che è necessario combattere anche contro una mentalità bieca e gretta, contro retaggi culturali ancestrali che vedono il maschio come il capo branco, colui che decide della vita e della morte della famiglia. Una storia vecchia come il mondo che ha avuto sempre tante declinazioni con un unico fattore comune: chi muore quasi sempre è femmina.
Difficile dire il perché con poche righe. I fattori sono molti. Il primo è il maschio violento, quello che lo è a parole prima ancora che a fatti; quello che possiede invece di condividere, che comanda a prescindere. E non parliamo solo del profondo sud, che certamente è il più penalizzato da storie ataviche di maschi dominanti. Parliamo del mondo, per esempio dell’India dove violentare una ragazza è roba quotidiana e darle fuoco è settimanale; sono tante le culture che ammettono la dominanza del maschio e il suo potere in seno alla famiglia.
Per fortuna, della specie umana non tutti sono così. La differenza tra l’uomo e la bestia è sottile: il primo è in grado di dominare i suoi istinti, la seconda No. Quante volte può succedere nella coppia di aver voglia di prendere il coniuge a randellate o peggio? Ma in quel caso il retaggio culturale giusto impedisce che si compiano stragi, altrimenti non ci sarebbero più posti liberi al cimitero.
Sono gli esempi familiari, il concetto di rispetto e di tolleranza prima di tutto, che fanno la differenza. Perché quelli che ammazzano le donne, che le danno fuoco con il presupposto “o mia o di nessuno”, sono persone come noi. Mostri nel momento in cui ripudiano il loro stato di essere civile. Sono quelli del primo piano, quella coppietta così perbene, chi lo avrebbe mai immaginato.
Oggi le donne che hanno subito violenza e sono sopravvissute hanno assistenza migliore, attenzione migliore, possono sperare in una nuova vita. La società ha fatto passi avanti, ma ancora insufficienti. Al Convegno si sottolineava anche la morbosità di certa stampa da buco della serratura. Anche quella dovrebbe essere eliminata ma non in modo cruento, con l’indifferenza di tutti. No audience, No party. Cominciamo da lì, anche quella è una forma di violenza.
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