Cronache dai Palazzi

Tax gap all’italiana. La differenza tra tutte le imposte teoricamente incassabili, se tutti i cittadini contribuenti facessero il proprio dovere, e quelle realmente entrate nelle casse dello Stato registra per l’ennesima volta un saldo negativo. Un’apposita commissione istituita presso il Ministero dell’Economia e presieduta dal professor Enrico Giovannini (già presidente dell’Istat e ministro del Lavoro) si occupa nello specifico di analizzare la situazione specifica dell’evasione fiscale e contributiva, il cui dato più recente è quello relativo al 2014, 111,6 miliardi, con un incremento di 1,9 miliardi rispetto all’anno precedente. Rilevante inoltre il dato relativo alla propensione all’evasione, ossia l’incidenza del cosiddetto tax gap sulle imposte teoricamente dovute, che ha sfiorato il 24,8 per cento.

Giovannini ha reso noti i dati durante un’audizione alla Commissione bicamerale sull’anagrafe tributaria, facendo emergere dei particolari durante la relazione, come l’evasione contributiva relativa a categorie specifiche, per cui l’Irpef relativa al lavoro dipendente registrerebbe una propensione all’evasione pari al 3,8 per cento con una tax gap di circa 5 miliardi, mentre il lavoro autonomo raggiungerebbe una propensione pari a ben il 59 per cento, registrando così un’evasione che supera i 30 miliardi. La propensione è pari al 27,2 per cento per quanto riguarda l’Imu, al 29,9 per l’Iva e al 36,7 per cento per l’Ires dovuta dalle imprese.

Un gran numero di lavoratori irregolari apparterrebbero al settore domestico, che occupano ben un quinto del tax gap, e sommati agli irregolari nel settore agricolo (che sono comunque risorse minori) si arriva a oltre tre milioni di lavoratori irregolari.

Per quanto riguarda colf e badanti il sommerso registra il 30 per cento del totale, contro il 26 per cento detenuto dal commercio, il 24 per cento dall’edilizia e il 15 dall’agricoltura. “I settori dove maggiore è l’evasione sono i settori a più bassa crescita di produttività”, ha spiegato Giovannini, sottolineando che “l’Italia soffre di un problema di crescita della produttività da molti anni ed è evidente che nel momento in cui una impresa riesce ad andare avanti semplicemente attraverso l’evasione, ha molti meno incentivi a trovare una struttura più efficiente, ad investire, innovare”. Dei 111,6 oltre 100 miliardi appartengono all’evasione tributaria, solo 11 ai contributi. L’ex presidente dell’Istat ha additato l’insufficienza dei controlli come una delle principali cause dell’evasione: “Circa 200 mila soggetti sono verificati annualmente rispetto ai quattro milioni di imprese”, ha affermato Giovannini sottolineando che questo, a suo avviso, denota “che c’è un limite fisico alla possibilità di indagini in loco”. Secondo i dati di Equitalia la riscossione sembra concentrarsi sui grandi evasori (sopra i 100 mila euro) che supererebbero il 50 per cento del totale. Un altro 10 per cento si riferirebbe a quelli oltre i 50 mila euro mentre i piccolissimi debiti fiscali, compresi tra 0 e 1.000 euro, coprirebbero appena il 2,5 per cento.

Sul fronte migranti, invece, l’unica apertura che arriva da Vienna è sull’accoglienza dei minori soli, per cui in Italia l’Aula di Montecitorio ha definitivamente approvato la legge che prevede maggiori tutele per i minori non accompagnati. A Palazzo Madama è inoltre passato il decreto Minniti che istituisce nuovi Cie e mira ad accorciare i tempi per il rimpatrio eventuale.

L’Austria in pratica cerca di sfilarsi dal piano europeo sull’immigrazione e annuncia la linea dura soprattutto in vista della bella stagione, in cui il flusso dei migranti tende ad aumentare. È evidente inoltre la sfiducia nei confronti dell’Italia, dove i controlli sarebbero meno serrati. L’Austria ha in mente la costruzione di un binario ad hoc nella stazione di Brennersee per i convogli che attraversino il valico italo-austriaco. La notizia è arrivata dopo un incontro del ministro degli Interni austriaco Wolfgang Sobotka con i governatori del Tirolo e dell’Alto Adige, Günther Platter e Arno Kompatscher. “L’Italia va sostenuta in tutti i modi, chiamando in causa l’Europa – dice Platter – va impedito che ogni giorno centinaia di persone tentino la pericolosa traversata del Mediterraneo”.

Nel frattempo in Italia la tutela dei minori non accompagnati è diventata legge. Per la prima volta viene istituita una disciplina per quanto riguarda le modalità e le procedure di accertamento di età e identificazione, uniformando i criteri nazionali. Prima di questa legge non sussisteva infatti un procedimento di attribuzione dell’età, che da adesso in poi sarà invece notificato sia al minore che al tutore provvisorio, aprendo così la possibilità al ricorso. Il provvedimento legislativo mira inoltre a rendere effettiva una maggiore assistenza affiancando ai ragazzi dei mediatori culturali durante l’intera procedura. Allo scattare dei 18 anni il permesso di soggiorno dei ragazzi sarà convertito per lo più automaticamente, sulla base del silenzio assenso della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda l’età di affido ai servizi sociali per i minori non accompagnati i tempi si allungano invece fino ai 21 anni, e si prevedono dei premi per coloro che hanno intrapreso dei percorsi di formazione e integrazione. Il Tribunale dei minori vigilerà inoltre sui procedimenti di espulsione assistiti e volontari mentre si riducono i tempi per essere accolti in una struttura di prima accoglienza, massimo trenta giorni. In ogni Tribunale per i minorenni sarà per di più noto un elenco di tutori volontari.

A proposito di fondi europei è scontro infine per 20 milioni di euro, per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto. All’interno del Coreper – l’organismo che accoglie gli ambasciatori dei 28 governi – Germania, Olanda Danimarca, Regno Unito, Finlandia e Austria si sono opposti alla copertura Ue fino al 100% dei finanziamenti delle operazioni di ricostruzione in seguito alle catastrofi naturali. Il compromesso raggiunto presupporrebbe che il finanziamento europeo copra il 90% dell’operazione e il restante 10% sia a carica dello Stato membro. Nel caso dell’Italia si tratterebbe per l’appunto di 20 milioni, in quanto l’intervento del Fondo europeo di sviluppo regionale previsto è di 200 milioni. La partita non è comunque chiusa ma solo archiviata, per cui si attende il negoziato tra Consiglio, Parlamento e Commissione.

A proposito delle conclusioni del Coreper, l’Italia contesta la “discussione assolutamente surreale” e “se si vuole dimostrare solidarietà in circostanze tragiche, questa solidarietà deve essere piena, non ha senso dire siamo solidali al 90%”, ha affermato l’ambasciatore Maurizio Massari  sottolineando che “in sostanza non si tratta di soldi, ma di principi”, tantoché in questo modo è sfumata “un’occasione per dare un segnale chiaro ai cittadini europei, che hanno un profondo bisogno di essere rassicurati sul senso e sui valori Ue”. In pratica la scelta dei sei governi è stata condizionata da un approccio contabile rigido nella gestione del bilancio anche in seguito al post Brexit.

In definitiva, l’ammontare dei danni dei vari terremoti in Italia è di 23,5 miliardi e il Fondo di solidarietà Ue prevede un contributo di 1,2-1,3 miliardi.

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