Non è un paese per Veronesi
Caro Giovanni sono andata a vedere il tuo film “Non è un paese per giovani” e all’uscita ho avuto voglia di scriverti. Sono d’accordo con te che l’Italia non offre molto ai nostri giovani, almeno non a tutti, e che all’estero se si è in gamba c’è più possibilità di avere chance. E ti lascio anche che pensare a Cuba come una possibilità sia abbastanza inedito. E anche che i due protagonisti sono simpatico uno e inquietante l’altro. E ti lascio anche alcune location davvero meravigliose. Ma basta così.
Io conosco molto bene Cuba, conosco molto bene l’Avana. Quello che racconti tu sono solo le fognature; gli emarginati come ce ne sono ovunque, i violenti come ce ne sono ovunque, gli scarti come ce ne sono ovunque. La ragazza colpita da aneurisma fa la patetica guida in questa Avana sbreccolata e fatiscente, si commuove e piange per poi un attimo dopo saltare su un tavolo per ballare danze sfrenate di musiche che si ballano in tutto il mondo. E nemmeno un Regaetton, o forse uno solo, niente suoni ondulanti di percussioni, tipici della musica caraibica, niente o poco salsa, mambo insomma robe così. Solo in un locale cubano a Roma, dove inizia l’avventura , quasi a sottolineare che noi siamo più Latin addicted di loro.
Ma non è così. Caro Giovanni, non hai fatto vedere gli altri giovani, che sono la maggioranza, perché è vero che ci sono tante mignotte ma è anche vero che le ragazze perbene sono la maggioranza, che studiano il DNA, si laureano in chimica, in ingegneria, diventano medici importanti, scoprono vaccini che migliorano la vita di tutti.
Ecco, Giovanni, dove sono questi giovani? Sotterrati dalla feccia, da chi vive di espedienti, da chi come talento ha solo la forza e la violenza. Il personaggio a mio avviso più conforme alla realtà , anche se ormai un po’ superato, è sicuramente quello interpretato da Frassica: il ristoratore cialtrone ma in fondo di buon cuore che canta canzoni napoletane, che fa la pizza e scappa dalle vessazioni di mogli che hanno da tempo superato la taglia 50. Anche lui immerso in un mondo di mignotte e travestiti, come spesso i nostri connazionali fanno. Ma la Cuba che vale non c’è . E chi non la conosce esce pensando “che posto di merda, si salva solo il mare“.
Io penso che il tuo film sia davvero fuorviante e nemmeno piacevole. Peccato.
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2 Comments
Cara Elvira, leggo con interesse il tuo articolo. Mi permetto qualche appunto su quello che dice. Premetto che io a Cuba ci vivo da svariati anni, ci vivo veramente, ci lavoro e ci pago le tasse. Vivo con cubani, veri.
Come ei dovrebbe sapere, un lavoratore a Cuba guadagna – eufemismo dire guadagna- un salario pro medio di 500 pesos al mese , praticamente 20 dollari. La vita costa poco meno del Europa, e alcuni articoli più cari, vedi un pollo , un vasetto di maionese o un rotolo di carta igenica; tanto per fare dei piccoli esempi. Di espedineti, o come dicono i cubani di invento, sono costretti a vivere, almeno 70% della popolazione attiva, cerca CUC – spero che tu sappia cosa siano- e per ottenerli si lucha, quotidianamente. Le ragazze per bene, quelle che studiano, vero ve ne sono molte, ma per vivere spesso, se gli capita l’ occasione non disdegnano un uscita con lo yuma di turno. Comprese e compresi, qualche medico già laureato. Per la musica, ora mai a Cuba i giovani, del Mambo e della Salsa non frega quasi più nulla, musica elettronica, roba da reave, e regaeton, del più squallido, brutto e volgare, roba di portorico o dei bassi fondi di Miami. Forse senza offesa è Lei che conosce una Cuba poco vicina alla realtà, più da cartolina del ICAP, che la vera e sofferente Cuba. Per concludere, per noi stranieri, che non siamo tutti puttanieri, il lavoro ci può essere, portiamo Know How, organizzazione del lavoro e soldi da investire. Lo Stato Cuba chiede questo, e aiuta questo. le leggi e un ministero ad Hoc per questo- inversione starniera- lo dimostrano. Cara Evi lra, magari a prossima vota che va a Cuba, provi a guradare e cose con occhi più a aperti.
Cordia li saluti Stefano Maria Aberti
Stefano, la ringrazio per il suo commento. Io ci lavoro a Cuba e sono una curiosa; molte delle cose che lei scrive mi trovano d’accordo, ma trovo negativo svilire una società così scolarizzata e di livello culturale alto. Io interagisco spesso con il mondo accademico e universitario cubano. Vedo come a volte le ragazze cubane si fanno ammaliare dal tutto e subito, ma per lo più sono persone molto ma molto diverse da quei giovani raccontati nei film. Forse lei dovrebbe ogni tanto alzare lo sguardo, perché no.