Quote rosa nei CdA, confronto Italia-Francia
In occasione dell’8 marzo, Nomisma ha tenuto uno dei suoi sempre interessanti seminari con tema “Un capitalismo diverso? Oltre le quote”. Organizzato dal Andrea Goldstein, Managing Director del think tank bolognese, il seminario ha visto la partecipazione di illustri esperti, tra cui sono stati di particolare valore aggiunto gli interventi dell’economista della Bocconi Paola Profeta e di Rita Finzi, Presidente Commissione Pari Opportunità Legacoop Regione Emilia Romagna.
L’introduzione delle cosiddette “Quote Rosa” nella società moderna è sempre stata oggetto di critiche ed iniziative, la realtà di un mondo che tende storicamente al maschilismo ha portato all’individuazione di questo sistema. A parte le iniziative volontarie prese da partiti ed associazioni, nel merito è intervenuta la legge 120/2011 entrata in vigore il 12/8/2011 e nota come Legge Golfo-Cosmo dal nome delle due on.li Lella Golfo (PdL) e Alessia Mosca (PD). La Golfo-Cosmo è andata a normare la composizione dei Consigli di Amministrazione delle società quotate in borsa per il periodo dalle scadenze al 12-8-2012 fino al 2022, nei fatti si tratta di tre elezioni dei CdA al cui rinnovo deve essere riservata una quota di almeno un quinto alle donne.
Il limite temporale dei 10 anni dovrebbe superare la critica di riservare quote a prescindere dall’effettivo valore degli, o meglio in questo caso, delle elette. Nei fatti le donne inserite per legge avranno la possibilità di dimostrare le proprie capacità e quindi affermare le proprie competenze in modo da consolidare questa best practice allo scadere della valenza decennale di legge. Nel dettaglio la legge prevede anche che un eventuale arrotondamento vada al genere meno rappresentato in seno al CdA, per cui il terzo di eventuali 11 membri sarebbe pari a 4 e non a 3. La prima tornata elettiva ha comportato la selezione di circa 700 donne per i CdA ed i Collegi Sindacali delle SpA quotate.
Per la precisione gli organi interessati sono per l’appunto tutti gli organi di amministrazione e controllo, e non solo i CdA, e la legge non fa esplicito riferimento alle donne, ma al genere meno rappresentato. Se un CdA fosse composto da sole donne si dovrebbe inserire un terzo di uomini nello specifico. A vigilare sul rispetto della legge è chiamata la Consob, A monitorare sul rispetto delle quote rosa da parte delle aziende quotate, sia private sia a prevalente controllo pubblico, è Consob, la Commissione di vigilanza sulla Borsa, che ha emanato il regolamento attuativo ed è dotata di poteri sanzionatori. In caso di mancato rispetto delle disposizioni la Consob diffida la società interessata ad adeguarsi alle norme entro quattro mesi, in caso di mancata ottemperanza viene fissato un nuovo termine a tre mesi, dopodiché i componenti eletti decadono dalla carica. L’organo di controllo ha anche la possibilità di sanzionare le società riottose con multe da 100.000 euro a 1 milione. Norme particolari per le società pubbliche furono emanate, con ampio ritardo, dal governo Monti e dalla ministra Fornero.
I primi risultati della legge Golfo-Mosca fu di portare la presenza femminile dal 6/7% al 30%, imponendo anche non proliferazione delle figure in più board per evitare di aggirare le norme. Ricordiamo che la Norvegia ha introdotto un target ancora più elevato del 40%, mentre la Germania non ha voluto accogliere proposte presentate in tale senso. Le resistenze a questa legge sono state forti, l’on.le Golfo non fu rieletta, altri appunti sono che i board delle nostre spa hanno pochi rappresentanti che hanno lavorato all’estero e quindi portatori di diversi punti di vista, cosa che invece possono apportare le donne. La società McKinsey ha rilevato come la crescita media delle donne negli organi statutari sia stata in Europa del 10% e del 15% in Italia.
Se andiamo a vedere la composizione dei Comitati Esecutivi, i veri centri di comando delle società, notiamo che la presenza femminile è in Europa del 6%, in Italia si ferma al 9% contro il 15 della Francia, il 17 dello UK il 21 della Norvegia. La Francia si è distinta per una particolare attenzione al problema con la promulgazione della Legge del 27-1-2011 relativa a un’equilibrata rappresentanza di donne e uomini nei Consigli di Amministrazione e Consigli di Sorveglianza, meglio nota come Legge Copé-Zimmerman (presentata da Jean Francois Copé e Marie Jo Zimmermann del partito Ump). Questa prevede l’obbligo per tutte le società quotate e le società non quotate con oltre 500 dipendenti e volume d’affari di oltre € 50 milioni di riservare almeno il 40% dei posti in CDA a ciascun sesso entro il termine di 6 anni. Obiettivo intermedio del 20 % entro tre anni per le società quotate. In caso di mancato rispetto della percentuale, le nomine sono nulle e vengono sospesi i pagamenti dei gettoni di presenza agli amministratori, il pagamento dei compensi agli amministratori è sospeso e deve esserne data indicazione nella Relazione sulla gestione; i pagamenti possono essere riattivati non appena la composizione del Consiglio diventa conforme a quanto previsto dalla legge. Come si vede è molto più alta la platea degli interessati che non interessa solo le quotate, ma tutte le società con una incidenza minima. Anche gli organi interessati sono maggiori, la legge entra in tutti i campi della vita sociale imponendo il principio di pari accesso a Organi consultivi presso lo Stato e gli enti locali; Organi di governo delle federazioni sportive; enti nazionali a rilevanza sociale; Organi consolari; ordini professionali; Organismi di governo a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione.
La dott.ssa Finzi ha illustrato come in coop il presidente sia una donna, ma nessun dirigente su 13.000 dipendenti, di questo passo si arriverebbe alla quota prevista dalla legge nel 2040. Questo è dovuto ad un deficit culturale, il mondo cooperativo è conservatore, con poco ricambio generazionale. Ma ha anche posto una domanda intelligente e provocatoria, “Le donne oggi sono emancipate? Hanno fatto battaglie fondamentali poi si sono fermate, ora sono ferme, si accontentano di una parità virtuale facendo i lavori di 100-150 anni fa, anche se lo fanno con il cellulare in mano”.
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