Mondo, una settimana di follia pura

Tutto è cominciato nella scorsa settimana: attentato alla metropolitana di San Pietroburgo, di cui è indiziato un ventiduenne kirghizo di fede islamica, elemento investigativo che condurrebbe alla pista del terrorismo “interno”; attacco con gas sarin del regime siriano contro gli oppositori a Idlib, causa di numerose vittime tra i bambini; attentato in stile Nizza e Berlino, con camion lanciato sulla folla a Stoccolma, forse materialmente eseguito da un lupo solitario radicalizzato all’Islam e coadiuvato, nella logistica, da una cellula terroristica locale; risposta di Trump alla strage di Idlib, con 59 missili Tomahawk su una base aerea di Assad, tuttavia di non nevralgica importanza, il che fa supporre una strategia d’ammonimento e non ancora interventista; replica di Putin, sempre chiamato in causa su questioni relative ad Assad, unica garanzia del Cremlino di legittimazione a una propria presenza navale nel Mediterraneo e terrestre in Medio Oriente, riguardo a eventuali provvedimenti russi nei confronti di Washington; chiude la settimana infernale, nel giorno della domenica delle Palme, il doppio attentato di kamikaze dell’Isis contro due chiese copte in Egitto, con un bilancio di circa 43 morti e numerosi feriti in seno alla comunità cristiana.

Inauguriamo la settimana corrente, con lo scoppio – martedì scorso, in Germania – di bombe carta al passaggio del pullman della squadra di calcio del Borussia Dortmund, in procinto di raggiungere lo stadio per affrontare il Monaco, nei quarti di finale di Champions League. Per ovvie questioni di sicurezza, la partita è stata rinviata al giorno successivo e i motivi dell’attentato, in cui è rimasto lievemente ferito un giocatore, sono da accertare.

Ce n’è abbastanza, per chiedersi in che direzione certe menti raffinate vogliano portare il mondo. La bagarre, gli effetti domino, l’escalation ormai giornaliera degli eventi non sono più riconducibili solo alla belluina disumanità di ventenni privi di aspettative per il futuro, psicolabili e manipolati, che sacrificano la loro stessa vita per comminare la morte al maggior numero di nemici possibili, in nome di una fede che è stata trasformata in pretesto per aggregarsi sotto la bandiera del terrore e dell’odio. No. Ci deve essere dell’altro. Altri responsabili, altri mandanti. Lo scopo? I soliti: potere, interessi economici, supremazie personali e d’elìte. I drammatici crimini di questi ultimi giorni s’intrecciano trasudando moventi da ogni poro.

Alcuni sono atti di guerra convenzionale, espressione delle rivalità tra grandi potenze mondiali, sempre pronte a sponsorizzare, insediare e spacciare come uomo della provvidenza il leader fantoccio più corrotto, onde poter poi accampare prelazioni – se non addirittura un controllo diretto – sulle risorse energetiche di un Medio Oriente che hanno scientemente contribuito a destabilizzare, facendo leva, negli anni, sulle divisioni etnico-religiose e la brama di potere dei rais locali. Altri sono attacchi volti a introdurre la paura nel nostro modo di vivere quotidiano; di fatto, generano, in nome del ripristino della pubblica sicurezza, una stretta vigorosa alle libertà personali di pensiero, movimento e azione del cittadino, ponendo le fondamenta per possibili svolte totalitarie future anche nelle società occidentali.

Potrebbe essere una considerazione audace, ma, se si presta fede al principio del cui prodest, è, questo, un risvolto che potrebbe far comodo non solo ai leader del Califfato, ma anche a qualche eminenza grigia che, con disinvolta ipocrisia, è solita indossare la maschera della democrazia.

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