Target 2, il sistema interbancario europeo
Il Target 2 è una Procedura di Sistema gestita nel nostro Paese dalla Banca d’Italia a disposizione del Sistema Bancario al fine di gestire Bonifici di Importo Rilevante(BIR), Bonifici Esteri (BOE), Giri e Cambi (GEC) a mezzo Rete SwiftNet con il regolamento dei relativi flussi finanziari in base monetaria. Il Target 2 ha sostituito il sistema Target (Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System) nel novembre 2007. I vantaggi per le banche sono di poter colloquiare esclusivamente con l’Istituto anziché singolarmente con le Banche aderenti e poter regolare le disposizioni scambiate tramite i c/c reciproci per servizi resi.
Il sistema si avvale di una piattaforma unica condivisa SSP (Single Shared Platform) realizzata e gestita dalla Banca d’Italia, dalla Deutsche Bundesbank e dalla Banque de France a beneficio dei sistemi finanziari europei. Aderiscono al sistema Target 2, inoltre, le borse valori dei paesi dell’area dell’euro, insieme alla Danimarca, alla Lituania, alla Lettonia, che fanno parte dello SME-2, all’Estonia, appartenente alla zona euro, e alla Polonia, che ne è esclusa. Per la BCE è fondamentale assicurare l’ordinato ed efficace funzionamento dei sistemi di pagamento e delle altre infrastrutture di mercato, al fine di preservare la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Target2 è quindi un mattone indispensabile dell’integrazione finanziaria nell’UE. Permette alla moneta di fluire liberamente attraverso i confini e sostiene l’attuazione della politica monetaria unica della BCE. Sono più di 1.700 le banche che usano Target2 per eseguire operazioni in euro, per proprio conto o per conto della clientela. Se si considerano succursali e filiazioni, attraverso Target2 è possibile raggiungere oltre 55.000 banche (e i loro clienti) in tutto il mondo.
Target 2 serve a riequilibrare gli squilibri della bilancia dei pagamenti tra i paesi aderenti, si tenga presente che con l’entrata in vigore della moneta unica e dei cambi fissi, non è più consentito utilizzare le riserve di valuta estera per compensare il deficit di liquidità delle banche centrali e coprire il saldo con l’estero. Le Banche Centrali accendono un prestito presso la BCE per movimentare i movimenti correnti, normalmente i riequilibri potrebbero avvenire direttamente tra le varie banche, ma in caso di scarsa fiducia queste possono preferire conferire i loro capitali direttamente presso la BCE che così aumenta il proprio saldo attivo. La mancanza di tetti agli squilibri e la crisi del 2008 ha portato all’allargamento della forbice tra i paesi creditori del nord e quelli debitori del sud Europa. Per spiegare come si sia formato il debito e che la colpa non è sempre di qualcun altro, un esempio calzante è un italiano che voglia comprare una Audi . Supponendo che lo stesso non abbia in tasca il contante necessario, accenderà un prestito che tramite la BCE verrà fornito dalla Deutsche Bank (obbligata in questo proprio dal Target 2). Questa spesa contribuirà ad aumentare il credito della Germania ed il debito dell’Italia. L’enorme debito accumulato è semplicemente dato dalle nostre spese, quando poi si perde credibilità e solidità i creditori iniziano a chiedere di mettere in atto l’austerity in quanto temono di non poter riavere indietro i loro soldi ed impongono tassi superiori per redditivare il maggior rischio.
Giusto per entrare nel dibattito dell’uscita o meno dall’Euro, è chiaro che un eventuale abbandono della moneta unica dovrebbe coincidere con il saldo dei debiti accesi presso la BCE con gli istituti creditori esteri, il nostro paese dovrebbe quindi saldare un passivo creditizio di 360 miliardi di euro. Chiaramente chi propone la fuoriuscita dalla Eurozona nelle piazze, dovrebbe spiegare ai cittadini come pensa di saldare questa partita; a titolo informativo la Germania è in attivo per 760 miliardi, mentre sono in passivo altri paesi periferici come Spagna (330 miliardi), Portogallo e Grecia (entrambi circa 70 miliardi). Sempre a beneficio del populismo saccente e criticone, le manovre del Governatore Draghi, come LTRO/TLTRO, acquisti di titoli di Stato con l’SMP e quantitative easing (QE), hanno consentito al Target 2 di togliere pressione ai paesi in difficoltà; difficilmente questi avrebbero avuto possibilità di rifinanziare i debiti contratti nel periodo pre-crisi verso l’estero.
I dati del Target 2 si riferiscono al 2015, il 2016 comprenderà anche il QE e quindi sarà sensibilmente più alto, ma il resta il fatto che queste cifre sono solo una parte del nostro ‘dare’ verso l’estero, il totale si avvicina ai 980 miliardi di euro. Una eventuale uscita dall’euro presupporrebbe il pareggio di queste partite, che essendo in valuta estera, non avrebbero nessun vantaggio dalla riconversione alla lira. Chiaramente una cifra del genere non è pagabile da parte dell’Italia, l’unica soluzione sarebbe dichiarare il default e non rendere i prestiti, il che comporterebbe l’essere tagliati fuori da qualunque mercato estero e lo schizzare a cifre impressionanti dei tassi di interesse che dovremmo pagare per avere prestiti stante la totale perdita di credibilità da parte del nostro paese.
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