Ottone, un giornalismo oltre gli schemi
Piero Ottone nasce a Genova il 3 agosto del 1924 ed è scomparso lo scorso 16 aprile, giorno di Pasqua, nella sua amata casa di Camogli, nota località marittima in provincia di Genova. L’ex direttore del Corriere della Sera si è spento all’età di 92 anni.
Sin dalla giovinezza, Pier Leone Mignanego (questo il suo vero nome), si mostrò sempre fortemente interessato alla politica ed al giornalismo. Iniziò la professione scrivendo articoli per il Corriere Ligure per passare poi alla Gazzetta del Popolo, dove a soli 23 anni si conquistò l’incarico di corrispondente da Londra. Negli anni Cinquanta è a Mosca come corrispondente per il Corriere della Sera, la cui direzione era in quegli anni sotto la guida di Mario Missiroli. A Mosca conobbe la moglie Bettina, di origini danesi, e fu proprio nella capitale russa dove ebbe l’occasione di approfondire da vicino il Comunismo, ma dichiarandosi comunque più volte non comunista.
Lascia il Corriere della Sera per alcuni anni, tornandoci poi più tardi per assumerne la Direzione. Nel frattempo diventa Direttore del Secolo XIX di Genova (dal 1968 al 1972). Con l’arrivo di Ottone il Decimonono affrontò un cambiamento ben più che radicale: infatti, una volta indossati i panni di Direttore comunicò la cosiddetta “fine dell’Arcadia” lasciando di stucco tutta la redazione del giornale. Con Piero Ottone il Secolo XIX ha affrontato un vero e proprio processo di “svecchiamento”: la sua concezione di “giornalismo liberale” andava sradicando i vecchi schemi del giornalismo italiano; la prevalenza, per lui, doveva esser data alle notizie e non al commento critico. Ottone decise in poco tempo anche di ringiovanire la Redazione, assumendo nuovi talenti ed anticipando il pensionamento dei vecchi redattori. Fu merito suo se molti giovani giornalisti avviarono la loro brillante carriera partendo proprio dal Decimonono.
Probabilmente fu l’ondata sessantottina a determinare il cambiamento, ma anche lo spirito innovativo di Ottone, che finalmente fece assumere al giornale una nuova linea editoriale. Il cambiamento non fu totalmente accettato né gradito dai lettori abituali del giornale genovese, visto che la rivoluzione messa in atto da Ottone probabilmente li spiazzava. Tra i più disorientati vi erano i lettori anziani che gli mandavano lettere del tipo “Scusi l’indiscrezione, ma Lei fuma, fiuta o si buca?”. Ottone sorrideva divertito e rispondeva dando le sue spiegazioni.
Nel 1972 approda in Via Solferino, nominato Direttore dello storico quotidiano milanese. Anche al Corriere, Piero Ottone, portò un cambiamento non indifferente che potremmo chiamare una vera e propria “operazione ideologica” in termini giornalistici. La linea editoriale del Corriere della Sera aveva metriche precise nel giudicare i fatti. Era evidente un certo atteggiamento privilegiato nei confronti di democristiani, repubblicani, socialdemocratici e liberali, tanto quanto non avveniva per il Partito Comunista che era presentato da un versante evidentemente critico (possiamo dire “di parte”?). Ottone ha introdotto un concetto primario e fondamentale in Via Solferino, ossia quello di “trattare fatti e persone alla stessa maniera”, lasciando al lettore l’opportunità di farsene un giudizio. In un’intervista, Ottone confessò: “Questo ha funzionato, sebbene io non sia comunista, ha funzionato!”.
Famoso ed indimenticabile fu lo scontro con Indro Montanelli, che ebbe come epilogo la sconfitta di quest’ultimo (una sconfitta sempre affrontata a testa bassa da Montanelli). Montanelli si mostrò restio sin dall’inizio nell’accettare i cambiamenti portati da Ottone e per questo si ritrovarono in uno scontro faccia a faccia con l’editore Giulia Maria Crespi che alla fine decise di fare a meno di Montanelli. Cosicché una delle firme storiche del Corriere lasciò Via Solferino.
Ottone passò alla storia del giornalismo anche per aver dato spazio a personaggi come Pier Paolo Pasolini, permettendogli di pubblicare alcuni suoi scritti sul Corriere. Fu proprio per volontà di Piero Ottone che Pasolini iniziò nel 1973 a scrivere per il Corriere sostenendo a che nel suo giornale dovevano circolare le idee degli intellettuali. Quando poi Rizzoli divenne il nuovo editore del Corriere, Ottone decise nel 1977 di abbandonarne la Direzione.
La sua carriera prosegue, entrando prima alla Mondadori come Direttore generale e poi successivamente nel CdA di La Repubblica, testata per la quale continuò a scrivere anche a pochi mesi dalla sua scomparsa. Interessante la forte relazione d’amicizia tra i direttori delle due principali testate italiane, Ottone del Corriere della Sera e Scalfari di La Repubblica, da sempre legati da una forte amicizia, seppur caratterizzata da una normale ed inevitabile concorrenza dopo la fondazione di La Repubblica.
Il nuovo giornalismo introdotto da Ottone era di stampo liberale-britannico, ossia un giornalismo in cui vi era una netta separazione tra notizia ed opinione. Un tipo di giornalismo nuovo in Italia, che ancora oggi fatica ad affermarsi del tutto, giacché nel nostro Paese nasce già dall’età mazziniana un giornalismo con forte connotazione politica e quindi orientato alla propaganda ed al commento.
La rivoluzione attuata da Ottone ha segnato la storia del giornalismo italiano, e lui come pochi altri sono riusciti a cambiare il corso delle cose, o meglio di “come vengono raccontate le cose”. Piero Ottone passerà certo alla storia come un uomo e giornalista degno di memoria che ha segnato un significativo pezzo di storia e di giornalismo italiano.
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