L’animalier alla Reggia di Venaria

Torino – L’antica dimora di caccia dei Regnanti Sabaudi, ora dichiarata dal UNESCO Patrimonio dell’Umanità, è stata ripopolata dalla presenza del regno animale; zebrati, tigrati, maculati tornano ad essere i veri protagonisti della Reggia di Venaria, non stiamo parlando di trofei di caccia, ma di un tipico stile della moda nato nel 1947 in casa Dior e successivamente evolutosi in varie declinazioni.

Si tratta della mostra Jungle. L’immaginario animale nella Moda che, inaugurata lo scorso 12 Aprile nelle Sale delle Arti al I piano della splendida architettura barocca della tenuta di caccia sabauda, offre al pubblico la possibilità di ammirare 70 anni di storia e progresso dell’animalier nella haute couture. Un centinaio di abiti e accessori che riproducono colori e forme animali invitano a riflettere sui cambiamenti di stile e sulle suggestioni animalier che negli anni sono diventati sinonimo di erotismo, trasgressione, gioco ed eleganza.

Il titolo dell’esposizione rende omaggio a Jungle il primo abito creato da Christian Dior nel 1947, che ha consacrato lo stile animalier al mondo della moda, riferimento che ritroviamo anche nella giungla ricreata per l’occasione da Pietro Ruffo; alberi e animali in legno monocromo fanno da cornice ad abiti e accessori degli stilisti di alta moda, Jean Paul Gaultier, Azzedine Alaïa, Roberto Cavalli, Gianfranco Ferré, i nuovi classici di Valentino, Maurizio Galante, Fausto Puglisi, Givenchy, Stella McCartney, i bustier ricamati di Krizia, gli abiti tecnologici di Iris Van Herpen e le creazioni dei giovani stilisti, i quali sembrano aver letteralmente spogliato la natura della sua pelle e dei suoi colori.

Il percorso della mostra si dispiega in un mondo caratterizzato da estro e fantasia, ma molto sensibile ai cambiamenti culturali e sociali che fanno da leit motiv ai vari abiti e texture, ad affiancarli foto di passerella o di shooting fotografici, dove personaggi come Veruschka, la modella e attrice Vera von Lehndorff, musa ispiratrice di Dior e soggetto preferito di numerosi fotografi e registi, ci aiutano a ricostruire le evoluzioni sociali attraverso l’animal print.

Ciò che questa esposizione, a cura di Costanza Carboni, Ludovica Gallo Orsi, Simona Segre Reinach,  vuole trasmettere non riguarda soltanto il mero elogio dell’abito griffato, ma invitare a riflettere su come la moda, in questo caso l’animalier, viaggia a stretto contatto con i cambiamenti sociali e ne rappresenti un mezzo per recuperare la cultura di una società in una determinata epoca.

Come avviane negli studi antropologici, il modo di vestire ci comunica molto della cultura, così scopriamo che l’animalier negli anni Sessanta e Settanta non è più solo appannaggio della donna, ma diviene anche un modo di vestire dell’uomo, perdendo quella connotazione di esotismo che lo aveva connaturato inizialmente, dando più valore alla forza espressiva del carattere.

Con il tempo e le nuove sperimentazioni si passa da un epoca in cui a calcare le scene era l’uomo, con la sua eccentricità e il suo egocentrismo, ad un epoca, la nostra, in cui i riflettori puntano su animale e natura, sono proprio loro ad ispirare nuove grafiche e nuovi tessuti; gli stilisti si sbizzarriscono a creare nuove stampe dove l’animale si confonde con l’uomo, diventando quasi indistinguibile.

Oggi le nuove tecnologie rendono possibile anche creare dei veri e propri ibridi tra fauna e flora, come in Ferragamo o nelle sperimentazioni di Alberta Ferretti, in cui l’origine selvaggia dell’animalier si perde ma senza eliminarne il carattere e l’anima della natura stessa che anzi emergono in modo eclatante tramite questi nuovi equilibri.

L’esposizione, che si concluderà il prossimo 3 Settembre, è organizzata e realizzata dal Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale che si è avvalsa della collaborazione del Comitato scientifico composto da Patrizia Calefato, Massimiliano Capella, Vittoria Caterina Caratozzolo, Angelo Flaccavento, Antonio Mancinelli, Federica Muzzarelli, Alistair O’Neill, Luca Scarlini, Valerie Steele

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