Se Berlusconi tornasse candidabile
In questi giorni, spira una leggera brezza di ottimismo dalle parti di Arcore data dalla possibilità lasciata intravedere dalla Corte dei Diritti di Strasburgo di poter prevedere una sospensiva alla Severino in caso di voto prima della sentenza definitiva.
Questa ipotesi da una parte galvanizza gli azzurri, ormai allo sbando, e che vedono in Berlusconi l’unico soggetto aggregante del Partito capace da solo di riportare Forza Italia nei pressi del 20%, dall’altra potrebbe spaventare sia alleati che avversari. Già perché nonostante l’età, i guai giudiziari e l’allontanamento dalle cariche pubbliche, Berlusconi è riuscito anche questa volta a catalizzare su di sé la competizione per la Segreteria del Partito Democratico.
Uno dei temi principali nei dibattiti era spesso il rapporto che il nuovo Segretario avrebbe avuto nei confronti del leader azzurro che al momento risulta essere l’unica stampella per garantire governabilità al Paese. Ma a temere di più sono sicuramente Salvini e Meloni. I due giovani leader bramano da tempo il comando del centrodestra e ardiscono congiure politiche da altrettanto tempo, ma senza avere la forza di concretizzarle. Un ritorno in prima persona del Cavaliere nella competizione elettorale, oltre a disintegrare di fatto il sogno delle Primarie, metterebbe i due capi di partito nell’ombra, con il rischio di vedersi erodere parte del loro consenso.
E in effetti, dopo che i moderati stanno riconquistando prepotentemente le cancellerie europee, i movimenti nazionalisti e populisti stanno perdendo lo slancio iniziale in favore di un rinnovato sentimento europeista e di rinnovata cooperazione.
Tutte queste situazioni non fanno altro che alimentare la preoccupazione per un ritorno di Berlusconi. L’ex Premier è stato dato per morto troppe volte e altrettante è risorto dalle ceneri mostrando capacità di recuperare consenso. E tra i molti avversari (anche probabili alleati) l’unico ad aver mantenuto un certo timore reverenziale è stato Matteo Renzi. L’attuale neosegretario Dem, che ai tempi promosse il discusso Patto del Nazareno, ha sempre ponderato il peso di Berlusconi negli equilibri politici del nostro paese.
Se la Corte, all’approssimarsi delle elezioni, dovesse confermare questo indirizzo, si aprirebbero scenari interessanti da entrambi gli schieramenti. Anche con questa Legge elettorale, Berlusconi potrebbe decidere di non dare ascolto alla destra populista, ma di riallacciare i rapporti con il centro, tentando, il giorno dopo del voto, di diventare vero ago della bilancia in un Governo di responsabilità nazionale.
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