La nuova “Via della Seta”
La Belt and Road Initiative è una mossa strategica della Cina sullo scacchiere internazionale, ne abbiamo già trattato in occasione dell’analisi riguardante l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Il movimentismo di Pechino diretto a diventare sempre più primattore sullo scenario mondiale si muove in varie direzioni, l’AIIB tende a svincolare il paese e la zona asiatica dalla World Bank (a guida statunitense) e dal FMI (a guida europea). La nuova Via della Seta si propone di collegare direttamente con tratte ad alta velocità ed affidabilità l’estremo oriente con i mercati europei. La AAIB è nata con un capitale di 100 miliardi di dollari, è stato poi creato un apposito Fondo (Silk Road Fund) per la Belt and Road con dotazione di 40 miliardi di dollari, i costi stimati in un timing decennale sono di complessivi investimenti per 1.800 miliardi di dollari.
Su questo tema il think tank Easternationl Connecting con BPER ha organizzato un convegno presso Nomisma Bologna, coordinato dal managing director Andrea Goldstein, e con il consueto alto livello dei paneling members. Il dottor Marco Marazzi, Presidente di Easternational, ha illustrato il progetto della Belt and Road Initiative (BRI), ha sottolineato come varie tratte siano in fase di attuazione, ad esempio la linea ferroviaria Budapest-Belgrado, su cui peraltro si sono volti gli strali della Commissione UE per una presunta violazione delle regole UE sulle gare di appalto.
L’importante presenza dell’ambasciatore cinese Li Ruiyu è stata fonte di approfondimenti ed aggiornamenti in merito al “Belt and Road Forum for International Cooperation” di Pechino nei giorni 15 e 16 maggio, con la presenza di 1.200 delegati provenienti da 110 paesi, tra cui imprenditori, finanziatori, e ben 61 organizzazioni internazionali. A questo primo forum sulla BRI sarà presente il premier Gentiloni che incontrerà il Presidente della Repubblica Cinese Xi Jinping ed il Primo Ministro Li Keqiang. Il promoter della manifestazione, il ministro degli esteri Wang Yi, ha ricordato come questo vertice segua quello dei leader dell’APEC (Asia-Pacific-Economic Cooperation) ed il G20 di Hangzhou. L’ambasciatore Ruiyu ha voluto sgombrare il tavolo dai dubbi sulla volontà cinese di ricercare una forma di supremazia nella zona, sottolineando come si stiano stringendo centinaia di accordi culturali per esportare sapere e benessere e togliere ogni forma di dubbi sulla ‘One Belt, One Road’.
I legami ed i collegamenti diretti con la Cina sono già attuali e numerosi, 48 voli diretti Roma-Pechino, una fruttuosa joint venture tra Fincantieri e China State Shipbuilding Corporation (CSSC), il maggiore conglomerato cantieristico della Cina; che ha permesso a Fincantieri di entrare in un mercato strategico e ad alto potenziale. Il dottor Ruben Sacerdoti, responsabile servizio attrattività e internazionalizzazione regione Emilia-Romagna ha mostrato come il territorio sia la terza regione italiana per attirare investimenti cinesi, prova ne è l’accordo tra l’Emilia-Romagna e la provincia del Guangdong. Riguardo al BRI il dottor Sacerdoti ha evidenziato come sarà fondamentale la scelta e la selezione delle imprese da coinvolgere nel One Belt, One Road, così come stabilire solide relazioni internazionali con i paesi interessati dall’attraversamento del BRI.
Di particolare interesse sono stati i dati presentati dall’head of global transaction di BPER Banca, Nicola Giorgi, riguardo le esportazioni verso la Cina l’Italia si trova praticamente fuori scala, ma quello che si evidenzia è che vanta un 1,7% di percentile nella fascia dei prodotti di qualità, che scende al 1% in termini assoluti. Questo evidenzia che verso il mercato cinese ci si deve rivolgere con prodotti di qualità, perché sui prezzi non siamo competitivi.
Per finire ci sono stati gli interventi di Daniele Rossi, Presidente autorità portuale di Ravenna, e Giulio De Metrio di SEA Aeroporti Malpensa. Entrambi hanno puntato, comprensibilmente, sulla valorizzazione delle proprie specificità. Rossi ha avanzato molte critiche e perplessità sulla linea di superficie da realizzare per via dei costi, personalmente rifletterei più sulle possibile problematiche di stabilità politica delle zone, aggiungendo che trova invece interessante la via marittima. In questo caso si dovrebbero conciliare i fondali di Trieste con la logistica di entroterra di Ravenna e fare sistema paese. Mentre il COO di SEA ha portato dati entusiastici sul movimento merci di Malpensa, che puntando per tempo sullo sviluppo dell’e-commerce ha portato il totale merci a 540.000 tonnellate annue contando di arrivare a 600.000 nel 2017. Numeri che sono tre volte superiori a Roma e maggiori dei più grandi aeroporti tedeschi e del nord Europa.
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